28 novembre 2014 ore: 10:55
Economia

Bebé, pannolini, asili e cibo per i poveri: la legge di stabilità va in Aula

Sul testo emendato il governo pone la fiducia. Fondo politiche sociali a 300 milioni, non autosufficienza a 400. Bonus bebé solo per redditi bassi, 100 milioni per gli asili, alle famiglie numerose mille euro annui per beni e servizi. Quasi otto milioni per derrate alimentari agli indigenti
Alberto Cristofari/Contrasto Asilo nido: bambini fotografati dall'alto

Foto di Alberto Cristofari

ROMA - Crescono il Fondo politiche sociali e quello per la non autosufficienza, cambia il bonus bebé, ne spunta uno indirizzato esclusivamente alle famiglie numerose più povere e arriva un po' di respiro al fondo per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti. Prende sempre più forma la legge di stabilità 2015, la prima del governo Renzi. L'esecutivo pone la questione di fiducia sui tre blocchi del testo che è stato analizzato a fondo in questi giorni dalla Commissione Bilancio della Camera dei deputati, che ha approvato numerosi emendamenti al testo che era stato approvato in Consiglio dei ministri. Dimezzati i tagli ai patronati, crescono i fondi destinati alle emergenze, dalle calamità naturali a Ebola. In Aula si lavorerà anche nel corso del fine settimana, sabato e domenica: l'approvazione - nei piani del governo - dovrebbe essere molto rapida, prima di trasmettere il testo all'altro ramo del Parlamento.
 
- Fondo politiche sociali. La "nuova" legge di stabilità conferma il finanziamento di 300 milioni di euro per il Fondo per le politiche sociali (legge 328/2000): è stato però eliminato dal testo la parte che prevedeva di riservare una quota "fino ad un massimo di 100 milioni" al rilancio di un piano di sviluppo dei servizi per la prima infanzia, segnatamente gli asili nido. I 300 milioni dunque andranno interamente a coprire le finalità previste dalla legge 328. Non sparisce però dal testo complessivo il rilancio degli asili nido: per questo fine viene infatti previsto un finanziamento di 100 milioni, che vengono presi da quel fondo indistinto per "politiche familiari" (500 milioni complessivi) che era stato individuato nella prima stesura della legge di stabilità. E' una modifica che di fatto accoglie le richieste che erano arrivate in tal senso da più parti, ad iniziare dalla Conferenza delle regioni. 
 
Fondo non autosufficienza. Anche il Fondo per non autosufficienza (legge 296/2006), inizialmente previsto a quota 250 milioni, va a pescare dal fondo indistinto per la famiglia e trova in quel pacchetto i 150 milioni aggiuntivi che il governo aveva promesso alle associazioni delle persone con disabilità. A quota 400 milioni il Fondo non autosufficienza conferma la progressione degli ultimi anni e raggiunge i finanziamenti massimi che erano stati assicurati solamente fra il 2008 e il 2010. 
 
Confermata, ma con modifiche, anche la misura del bonus bebé per i nuovi nati a partire dal 1° gennaio 2015 e prevista fino al 31 dicembre 2017. Per ogni figlio nato o adottato sarà riconosciuto un assegno di 960 euro annui (80 euro al mese) a partire dal mese di nascita o adozione. Il bonus sarà erogato fino al compimento del terzo anno di età del bambino. Rispetto al primo annuncio cambia la platea dei beneficiari: non più le famiglie con reddito complessivo fino a 90 mila euro ma quelle che hanno un valore dell'indicatore Isee (indicatore della situazione economica equivalente) non superiore a 25 mila euro annui (la scelta di puntare sull'Isee è coerente peraltro con l'entrata in vigore, dal 1° gennaio 2015, del nuovo indicatore recentemente riformato). Non solo, perchè è stata introdotta anche un'ulteriore modifica: per le famiglie il cui Isee non supera i 7 mila euro annui l'importo dell'assegno è raddoppiato, arrivando a valore 160 euro al mese invece di 80. Le simulazioni parlano di circa 100 mila nuovi nati che non riceveranno il bonus perchè le rispettive famiglie superano la soglia: con i denari così risparmiati viene finanziato il raddoppio della misura per i nati delle famiglie più povere. La combinazione delle due modifiche è evidente: vengono privilegiate le famiglie con redditi più bassi (parametrati al numero dei componenti il nucleo familiare). Non cambia la previsione di spesa, che rimane per il 2015 ai 202 milioni di euro già previsti. 
 
Con 202 milioni di euro per il bonus bebé, 150 milioni andati al Fondo non autosufficienza e 100 milioni spostati sugli asili nido, ecco che rimanevano ancora disponibili poco meno di 50 milioni di euro dei 500 del fondo indistinto per "politiche familiari". A finalizzare questi soldi ha pensato un ulteriore emendamento (presentato da Per l'Italia e Ncd e approvato dalla commissione Bilancio) che stanzia un bonus di 45 milioni per famiglie numerose (con 4 o più figli) con indicatore Isee inferiore a 8.500 euro annui. Si tratta di una platea di beneficiari individuata in 45mila nuclei oggi in situazione di povertà, che dunque riceveranno nel 2015 mille euro ciascuno in buoni per l’acquisto di beni e servizi ai figli minori. Come, ad esempio, i pannolini, da cui il nome di "bonus pannolini" con il quale è stato battezzato da alcuni mezzi di comunicazione. Evidente anche la finalità di questo emendamento: sostenere, fra tutte le famiglie numerose (tutte: non solo quelle in cui nascerà un nuovo figlio) quei nuclei che vivono in situazione di povertà.
 
Fra gli altri provvedimenti, nella legge di stabilità è entrato uno stanziamento di 7,7 milioni di euro per i pasti a più poveri: vanno a incrementare per il 2015 il fondo per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti. E' passato anche l'emendamento del governo che stanzia 5 milioni nel 2015 e altrettanti nel biennio successivo per "potenziare le misure di sorveglianza e di contrasto delle malattie infettive" (dunque anche per Ebola). Approvato anche un subemendamento del Pd per consentire al personale medico e paramedico di ottenere l'aspettativa in modo più semplice al fine di recarsi nei Paesi del continente africano per contrastare il virus". 
 
Vengono dimezzati, passando da 150 a 75 milioni, i tagli ai patronati: l'emendamento approvatoal contempo fissa però nuovi parametri per la presenza sul territorio dei patronati stessi, riducendone di fatto il numero (in pratica quelli che servivano una platea giudicata troppo ristretta). I criteri scelti sono legati a presenza in proporzione alla popolazione nazionale (60% in un numero di Province «riconosciute»), sedi all’estero (almeno in 8 Paesi), attività svolte e fatturato. 
 
Ancora, sono stati inseriti dei benefici previdenziali per i lavoratori che sono stati esposti all'amianto. I contributi che i partiti chiedono ai propri eletti saranno considerati "erogazioni liberali" e potranno dunque essere detratti dalle tasse per il 26% come previsto dalla legge sul finanziamento ai partiti (è la stessa soglia prevista per le donazioni alle onlus). In arrivo con il nuovo testo anche 60 milioni in più nel 2015 per le calamità naturali. Quanto invece alla spending review, resta il taglio di 1,2 miliardi ai comuni ma questo potrà essere coperto anche da riduzioni degli investimenti. E inoltre gli enti locali che decideranno di aggregarsi saranno esentati dal patto di stabilità interno per 5 anni. E' previsto inoltre che ai comuni andrà una quota pari al 55% delle maggiorazioni dei tributi che arrivano grazie alla lotta all'evasione e relativi a tutte le operazioni che li vedono coinvolti in primo piano. Da segnalare anche che è stato riportato dalle regioni al ministero dell'Istruzione la gestione del fondo per le scuole paritarie: non ci sono aggravi di spesa. L'obiettivo della decisione è quello di garantire alle scuole paritarie finanziamenti certi per programmare attività didattiche e investimenti senza temere che le quote venissero trattenute dalle regioni stessi per esigenze di bilancio. Infine l’Agenzia delle Entrate potrà utilizzare a pieno le banche dati del fisco «per le analisi del rischio di evasione» senza concentrarsi sulle liste selezionate, ovvero solo sui contribuenti a maggior rischio di evasione, così come previsto dal dl Salva Italia.
 
Fra le altre misure già previste dalla prima versione della legge di stabilità, ricordiamo lo stanziamento di 187,5 milioni annui per il fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (dl 416/89) per assicurare “l’ampliamento del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”(è il sistema Sprar), nonché il fondo per i minori stranieri non accompagnati che riceve a partire dal 2015 un incremento di 12,5 milioni di euro (che vanno ad aggiungersi ai 20 già previsti). Il cinque per mille (dl 40/2010) aveva la previsione di un’autorizzazione di spesa pari a 500 milioni di euro a decorrere dal 2015 (e le somme non utilizzate entro il 31 dicembre di ogni anno potranno essere usate in quello successivo). Per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale si autorizzava la spesa di 50 milioni di euro per l’anno 2015, di 140 milioni di euro per l’anno 2016 e di 190 milioni di euro a decorrere dall’anno 2017. (ska)
 
 
 
 
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