Beni confiscati alla camorra, Franceschini: "Una storia di riscatto"
Roma - In provincia di Caserta sono stati sequestrati alla camorra 500 beni ma solo il 10 per cento di questi sono stati restituiti alla comunità. Nasce dal desiderio di riappropriarsi della propria terra e di ritrovare l’orgoglio di essere cittadini attivi e consapevoli il progetto La Res, un contratto di rete tra realtà non profit e imprese capace di dare vita a tre filiere di economia sociale, quella agroalimentare, di comunicazione sociale e di turismo responsabile. L’iniziativa ha visto coinvolte decine di organizzazioni guidate dal Consorzio Nco e finanziate da Fondazione con il Sud.
Alla presentazione conclusiva del progetto iniziato tre anni fa, è intervenuto oggi a Roma anche il ministro dei beni culturali Dario Franceschini. “Questa iniziativa può diventare una grandissima opportunità per il territorio. È una storia di riscatto: il termine casalese oggi ha una accezione negativa ma in passato queste terre erano sinonimo di prosperità, hanno una storia millenaria alle spalle. Il mezzogiorno deve puntare sui prodotti agroalimentare di qualità e sui beni culturali come la reggia di Caserta e quella di Capitello. Sono qui per dire grazie a chi ha avviato questo progetto e per dimostrare che lo Stato è presente”. Il ministro ha poi lodato la filiera del turismo responsabile che ha dato vita ai “Viaggi sulle terre di don Peppe Diana”, itinerari turistici per far scoprire i luoghi dove ha vissuto il sacerdote ucciso dalla camorra nel 1994.
Nelle tre filiere create da La Res oggi lavorano un centinaio di ragazzi. “Casal di Principe è per tutti l’epicentro di un fenomeno criminale. Questa rete di associazioni ha provato ad usare i beni della camorra non solo per avviare attività ricreativa. Non è stato semplice profanare questi tempi del crimine e restituirli alla comunità”, ha affermato Gianni Solino, referente provinciale di Libera e responsabile del progetto La Res. “Abbiamo bisogno di dimostrare che in quei territori si può fare sviluppo e che sono una grande risorsa. Ma l’obiettivo principale che ci siamo posti è stato quello di dare lavoro. Siamo riusciti a creare il primo centro di trasformazione di prodotti biologici in Italia su terreni confiscati, abbiamo portato migliaia di persone a vedere le terre di don Peppe Diana e abbiamo creato una agenzia di comunicazione, la “Etiket”, per farci conoscere”, ha spiegato Solino. “In Italia solo il 5 per cento dei beni confiscati sono utilizzati per questo chiediamo di essere sostenuti in questa sfida”.
Un progetto che ha avuto successo grazie anche all’unione di enti diversi, come ha spiegato il coordinatore di La Res Tonino De Rosa: “Siamo riusciti a far passare il concetto che per avere successo si deve restare uniti. Abbiamo creato un fondo patrimoniale comune e un piano di market etico. Centinaia di persone si sono messe in gioco per promuovere e rilanciare la propria terra. Solo attraverso lo sviluppo economico si può vincere la criminalità: quando togliamo dalle mani di un ragazzo una pistola, dobbiamo offrirgli in cambio una nuova prospettiva di vita che parte dal lavoro”. (Gabriella Lanza)