Beni confiscati: cibo, comunicazione e turismo fanno rinascere Casal di Principe
Roma - Creare sviluppo e rendere produttivi i beni confiscati alla camorra. Succede a Casal di Principe, dove grazie al progetto di sviluppo locale La Res (Rete di Economia Sociale), si è dato vita a un contratto di rete tra realtà non profit e imprese. L’iniziativa, finanziata da “Fondazione con il Sud” e guidata dal Consorzio Nco, è stata presentata questa mattina a Roma alla presenza del ministro Dario Franceschini.
Grazie all’unione di cooperative sociali e imprenditori privati, sono nate tre filiere di economia sociale: quella agroalimentare, quella di comunicazione sociale e quella del turismo responsabile. La prima valorizza i prodotti del territorio in provincia di Caserta e favorisce il reinserimento di persone svantaggiate. Pane, pasta, biscotti e altri alimenti sono prodotti su terreni confiscati e venduti in varie parti del mondo attraverso la rete di imprese per lo sviluppo locale il “Pacco alla Camorra”.
La filiera della comunicazione sociale ha permesso la nascita di una agenzia chiamata “Etiket” che realizza servizi multimediali trasmessi attraverso una web radio e una web tv. Infine, la filiera del turismo responsabile ha permesso di avviare i “Viaggi sulle terre di don Peppe Diana”, itinerari turistici per far scoprire i luoghi dove ha vissuto il sacerdote ucciso dalla camorra nel 1994. Un modo per puntare sull’offerta turistica, ma anche sulla sensibilizzazione e sull’impegno di chi ha dato la vita in nome della legalità.
“È stato un progetto impegnativo e ambizioso. Siamo partiti dal sociale, da un mondo di legalità per portare sviluppo economico in queste terre. È stata questa è la nostra scommessa”, ha affermato Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione con il Sud, che ha finanziato La Res con 890 mila euro. Per Valerio Taglione, referente del “Comitato don Diana”, uno degli enti del progetto, “abbiamo ridato ai nostri cittadini l’orgoglio di abitare in questi luoghi. Il 30 aprile 2016 è la data in cui concludiamo il progetto di start up e iniziamo a camminare sulle nostre gambe. Siamo sicuri di farcela perché siamo riusciti a creare una economia di relazione fatta di storie, di persone. È quello che ci ha insegnato don Peppe Dina. Abbiamo dato a tanti giovani un futuro lavorativo grazie all’utilizzo dei beni confiscati. Ma anche le istituzioni devono supportare questo percorso di rinascita, abbiamo bisogno di un impegno quotidiano”. (Gabriella Lanza)