Bimba ritirata dal nido, “la sindrome di Down non inabilita al lavoro”
GENOVA - “Solo in Liguria abbiamo inserito nel mondo del lavoro 92 persone tra Down e malattie rare: nel privato e nel pubblico, svolgono tutte le mansioni”: Aldo Moretti è il direttore scientifico di Cepim, onlus genovese per la tutela delle persone con sindrome Down. “Abbiamo cominciato nel 1975: siamo stati i primi in Italia e in Europa. Domenica festeggiamo i nostri primi 40 anni: la concomitanza con la Giornata nazionale della persona con sindrome di Down è una fortunata casualità”. Cepim è l’associazione che ha seguito il progetto che ha permesso alla ragazza Down di Ferrara di lavorare nel nido al centro delle cronache di questi giorni, quello dove una mamma ha ritirato la propria bimba di 10 mesi proprio per la presenza dell’ausiliaria con la Trisomia 21.
Il commento della direttrice del nido - GUARDA IL VIDEO |
“Quando abbiamo cominciato, le persone Down erano considerate del tutto incapaci: oggi è dimostrato che la loro disabilità non inabilita al lavoro. Ogni caso va considerato singolarmente, e dove la valutazione è positiva la persona può svolgere mansioni esattamente come chiunque altro. Se non avessero quella particolare fisionomia, nella maggior parte dei casi si confonderebbero nella folla dei lavoratori, più o meno bravi, più o meno specializzati”. E racconta che anche a Genova una ragazza Down lavora in un nido: prende e butta i pannoloni, aiuta a cucinare, pulisce, disinfetta, “non si occupa direttamente dei bambini, ma svolge attività comunque fondamentali”.
Moretti spiega che in 40 anni di attività mai nessun inserimento ha dato problemi, nemmeno ai primi tempi della borsa lavoro (20 anni fa), quando per interrompere una collaborazione con un ragazzo disabile bastava una telefonata: “Visti gli ottimi risultati la voce si è sparsa, e anche in questi anni di crisi le aziende hanno trasformato i tirocini dei nostri ragazzi in contratti a tempo indeterminato. Così sono usciti dal servizio sanitario nazionale, facendo spazio a persone magari in attesa da anni. E tutti ci guadagnano”.
Tre giorni fa a Genova un 26enne Down è stato picchiato su un autobus; l’altro ieri il fatto a Ferrara; stamattina la vignetta di Charlie Hebdo che mostra De Gaulle con in braccio una bambina con gli occhi a mandorla, in aperto richiamo alla figlia Down del generale. “Se un episodio è un caso, tre sono preoccupanti. Momenti come questi sono duri contraccolpi per il nostro impegno, non sono che il frutto di ignoranza e pregiudizi”.
Ieri sera la referente del nido estense ha inviato un comunicato alla redazione della Nuova Ferrara per chiedere tranquillità: “Lunedì una bambina di tenerissima età ha iniziato l’inserimento presso la nostra struttura. Dopo due giorni la sua mamma mi ha telefona alle 8 del mattino comunicandomi che sua figlia non avrebbe più frequentato il nido perché nella struttura lavorava come assistente ‘quella ragazza là’, aggiungendo che sua figlia viene mandata in un nido e non in un centro per disabili”. Un’ora dopo la donna – su invito della direttrice – si presenta al nido: dice che durante la merenda ci sono le briciole sul pavimento, chiede un asciugamano solo per la figlia. “Accuse infondate: a quel punto – scrive – non avendo più scuse dice apertamente ‘scusatemi, mi piacciono le educatrici, la referente, la struttura ma quella ragazza no, quindi ritiro mia figlia dal nido’”. Nel frattempo l’assessore all’Istruzione, Annalisa Felletti ha annunciato che andrà a visitare il nido, “un esempio per il modo con cui tutela valori importantissimi in questo momento storico, come l’accoglienza e il rispetto della diversità”. “Saremo soddisfatti solo quando i ragazzi Down non faranno più notizia, quando riusciranno a perdersi tra la folla”, conclude Moretti. (Ambra Notari)