Blitz contro associazione che aiuta i migranti. "Ieri paura, oggi rabbia"
MILANO - "Ieri sera abbiamo avuto molta paura, oggi invece c'è rabbia e preoccupazione anche per i commenti che ci stanno arrivando: c'è chi dice che non dobbiamo lamentarci perché loro avrebbero solo espresso la loro opinione e che questa è la democrazia": per Annamaria Francescato, portavoce della rete di associazioni Como senza frontiere, sono ore convulse. Ieri sera lei e altri rappresentanti della rete, mentre stavano facendo una riunione, hanno dovuto subire il blitz di una quindicina di esponenti di Veneto Fronte Skinhead, che li hanno costretti ad ascoltare la lettura di un delirante proclama in cui vengono accusati di essere "soloni dell'immigrazionismo a ogni costo incapaci di vedere che la loro logica malata sacrifica i popoli di tutto il mondo sull'altare di un capitalismo turboalienante". Oggi, a fianco di tanti messaggi di solidarietà, sulla bacheca facebook della Rete o via messenger c'è chi scrive che tutto sommato il blitz era un modo per discutere, oppure ironizza sul fatto che nessuno ha reagito. "Sono entrati senza bussare in un luogo privato, senza dire niente ci hanno circondato con modi minacciosi e imposto di ascoltare -racconta Annamaria-. Non cercavano il dialogo, né il confronto". Alla rete Como senza frontiere aderiscono una trentina di associazioni, tra le quali le sedi comasche di Acli, Arci, Anpi, i sindacati, Emergency, Libera e anche qualche parrocchia. Una rete di realtà che si è occupata in particolare dei numerosi profughi giunti a Como per attraversare il confine (chiuso) con la Svizzera.
Alla prepotenza degli skinhead, i volontari di Como senza frontiere hanno opposto il silenzio. "Non abbiamo reagito perché siamo associazione non violente -aggiunge Francesca - e poi perché c'era una sproporzione di forza enorme. Loro erano quindici uomini molto robusti e noi soprattutto donne e anziani. E avevamo paura perché non sapevamo fino a dove si sarebbero spinti". Dopo aver letto il proclama, gli skinhead se ne sono andati: "E ora potete riprendere a discutere come rovinare la nostra patria. Nessun rispetto per voi", hanno detto uscendo. "Abbiamo chiamato subito la Digos -racconta Francesca-. È rimasta fuori dalla nostra sede una pattuglia della polizia e abbiamo ripreso la nostra riunione, che era dedicata a programma le nostre iniziative a favore dei migranti. Una cosa è certa: continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto. Non ci fermiamo per nessun motivo". Oggi le associazioni della rete, inoltre, hanno dato mandato a un avvocato di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Como. (dp)