10 febbraio 2015 ore: 11:16
Società

Boko Haram? "Colpisce tutti, ma chi può risolvere il problema sono i musulmani della Nigeria"

Lo dichiara l'arcivescovo di Abuja in visita a Milano. Alla debolezza della comunità musulmana locale si aggiunge la strumentalizzazione politica. Elezioni rinviate e il governo promette di eliminare Boko Haram in sei settimane. L'arcivescovo: "Perché intervenuti solo adesso?"
Arcivescovo di Abuja

MILANO - "Volete sapere di cosa abbiamo bisogno? Che non diciate più che in Nigeria i cristiani sono perseguitati dai musulmani. Io giro per le strade come chiunque altro: la minaccia di Boko Haram è per tutto". Lo dichiara l'Arcivescovo di Abuja, la capitale della Nigeria, John Olorunfemi Onaiyekan in visita a Milano per un confronto con la Diocesi ambrosiana sull'evangelizzazione in Nigeria. E la visita diventa occasione anche per mettere un punto sulla difficile situazione in cui versa la Nigeria.

Il cardinale sottolinea che accanto al sostantivo terrorismo, per descrivere Boko Haram, che in lingua hausa significa "l'educazione occidentale è peccato", è necessario dire "islamico". "La comunità islamica mondiale ha iniziato a riconoscere che è un problema interno solo adesso. C'è stata una grande sottovalutazione del problema", aggiunge.

A questo si aggiunge il tema politico: questo weekend il Paese avrebbe dovuto scegliere il nuovo presidente, visto che l'attuale capo di Stato Goodluck Jonathan sarà a fine mandato in maggio. Il presidente ha parzialmente risolto il conflitto tra governo centrale e i guerriglieri del Mend, gli indipendentisti del sud che hanno base nello Stato generale dove è nato. Ma non ha saputo gestire l'esplosione del conflitto a Nord est, dove impazza Boko Haram. Qui è impossibile andare al voto. Oggi le milizie dei terroristi hanno varcato i confini in Niger e in Ciad, oltre che in Camerun. La Commissione elettorale ha rimandato a data da destinarsi la tornata elettorale. Il consigliere per la Sicurezza Sambo Dasuki ha promesso sabato 7 febbraio di "eliminare Boko Haram in sei settimane", prima della data del voto. "Se ci dovessero riuscire, dovremmo domandarci perché non l'hanno fatto prima?", si chiede il cardinale Onaiyekan. La vittoria, per altro, se limitata al piano militare sarebbe solo parziale: nelle madrasse, le scuole coraniche, "l'insegnamento dell'Islam oggi non è rispettoso delle altre religioni – afferma il cardinale -. Si sentono come noi cristiani 600 anni fa, quando pensavamo di essere gli unici ad avere diritto di esistere". La questione religiosa diventa l'innesco per conflitti etnici, in un Paese esattamente diviso a metà, 80 milioni di cristiani e altrettanti milioni di musulmani.

Di certo, ciò che preoccupa il cardinale Onaiyekan è l'idea che ci possa essere l'intervento della "comunità internazionale". "Non so cosa sia – dice -. So che quando interviene risponde a sue logiche, non alle logiche della popolazione da aiutare". Intanto, Nigeria, Ciad, Niger, Camerun e Benin hanno deciso di costituire una truppa interforze con 8.700 uomini pronti ad intervenire con il sostegno dell'Unione Africana. Ormai è guerra aperta in tutta la regione contro Boko Haram.

L'arcivescovo di Abuja tocca poi il tema della prostituzione, il traffico illecito che più lega Italia e Nigeria: una nuova prostituta su cinque costretta a lavorare per le strade di Milano arriva dal Paese africano. Da una zona particolare: lo Stato federale di Edo, la cui capitale è Benin City. "Tante vengono vendute dai loro stessi parenti – spiega il cardinale Onaiyekan -. Molte di loro hanno già un passato da prostitute". Due condizioni per le quali dall'ambasciata nigeriana in Italia non c'è nessuna collaborazione per fermare il traffico: sono considerate già una causa persa. (lb)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news