Bologna, all’università la carriera non è un affare per donne
BOLOGNA – Al progredire della carriera accademica, il numero delle donne cala drasticamente. Non si sblocca la situazione all’Alma Mater di Bologna, dove la disparità di genere tra docenti e ricercatori è ancora un problema palese. Anche se non mancano alcuni miglioramenti. Negli ultimi 5 anni, ad esempio, la quota di professoresse associate è salita dal 32 al 42%. I segnali positivi però finiscono qui. Secondo i dati del bilancio di genere 2016 dell’Ateneo di Bologna, tra i professori ordinari le donne sono appena un quarto (il 24%), seppure in lieve aumento (erano il 21% nel 2011). Già detto degli associati, continuando ad andare a ritroso appare invece più equilibrata la situazione tra i ricercatori, dove comunque gli uomini restano la maggioranza (53% contro 47%) e con una forbice che si è allargata nell'ultimo quinquennio. La parità di genere si registra solo tra dottori di ricerca e dottorandi. E dire che tra studenti e laureati, la bilancia pende nettamente a favore delle donne non solo nei numeri, ma anche nel rendimento. Tra gli iscritti all’Alma Mater le studentesse sono il 55%, mentre tra coloro che terminano i corsi di laurea le donne sono il 58%, in genere con un esito migliore. Il 67% delle donne si laurea con un voto finale tra 101 e 110 e lode, contro il 60% degli uomini. E anche “l’esame del tasso di abbandono al primo anno mostra che, salvo nella Scuola di Scienze e nella Scuola di Farmacia, Biotecnologie e Scienze motorie – si legge nel bilancio di genere dell’Alma Mater – gli studenti maschi abbandonano maggiormente gli studi rispetto alle studentesse femmine”.
Nelle iscrizioni, si conferma poi uno stereotipo che viene da lontano: le donne prediligono l’area umanistica a quella scientifica. “Ci sono più studentesse iscritte ai corsi di area umanistica e meno in ambito scientifico”, conferma la prorettrice alle Risorse umane, Chiara Elefante. Per questo l’Ateneo, anche con “azioni di orientamento” mirato, si sta impegnando ad “abbattere gli stereotipi sulle professioni e aiutare a capire che non esistono sbarramenti per le donne”. Il bilancio di genere dell’Ateneo di Bologna è stato approvato ieri dal Cda, all'interno della Relazione sulla performance relativa al 2016. Rispetto allo scorso anno, sottolinea l’Università, si registrano “alcune positive lievi oscillazioni nella composizione di genere, in particolare della componente docente, e approfondisce alcune delle cause della disparità ancora esistente soprattutto per quanto riguarda la componente studentesca nella distribuzione nei vari ambiti disciplinari”. Per quanto riguarda invece il cosiddetto tetto di cristallo, che frena la progressione di carriera accademica delle donne, Elefante prova a guardare il bicchiere mezzo pieno. “Rispetto all’andamento dell’ultimo anno – sottolinea – c’è stato un netto miglioramento per quanto riguarda i professori associati, anche grazie al Piano straordinario di reclutamento. Anche in altri ruoli apicali c’è un lieve miglioramento, ma non si può cambiare radicalmente una situazione di questo tipo da un anno all’altro”. Anche per quanto riguarda la macchina amministrativa dell’Alma Mater, lo schema si ripete: tra i dirigenti la maggior parte sono uomini (57% contro 43%), mentre tra il personale e i collaboratori linguistici la quota femminile è al 66%. (Dire)