Bologna "caccia" da Erp gli uomini maltrattanti: firmata l'intesa
BOLOGNA - Fuori dalle case popolari gli uomini violenti. Punteggi in più graduatoria per le donne vittime di maltrattamenti. Alloggi sfitti, pubblici e privati, recuperati e messi a disposizione delle donne che sfuggono a situazioni di violenza domestica. Sono tre delle dieci misure messe nero su bianco dal Protocollo d'intesa voluto dalla Città metropolitana di Bologna per promuovere l'autonomia abitativa delle donne vittime di violenza, firmato oggi a Palazzo Malvezzi insieme ai Comuni dell'area metropolitana, la Regione, le aziende casa del territorio, i centri antiviolenza, i sindacati degli inquilini e le associazioni dei proprietari. "Da oggi la violenza sulle donne è una delle fragilità su cui si assegnano le case popolari", commenta Simona Lembi, responsabile del Piano metropolitano per l'uguaglianza.
"Siamo la prima azienda casa in Italia a firmare questo tipo di intesa- rivendica Marco Bertuzzi, presidente di Acer Bologna- per fare questo protocollo siamo partiti dai casi concreti". Uno di questi lo racconta la vicesindaca di Bologna, Emily Clancy. Riguarda una donna, "in attesa dell'assegnazione della casa popolare, che era stata massacrata di botte dal marito davanti ai figli- spiega Clancy- nonostante l'allontanamento dell'uomo, non riuscivamo a far passare la titolarità dell'assegnazione da lui a lei". Da qui la decisione di modificare i regolamenti erp. Nell'accordo siglato oggi si prevede infatti "la decadenza dall'assegnazione dell'alloggio nei confronti dell'assegnatario autore di delitto di violenza domestica". A questo fa seguito "il diritto al subentro nella titolarità del contratto di locazione da parte degli altri componenti del nucleo".
In caso di allontanamento dalla famiglia dell'inquilino violento, si legge ancora nel protocollo antiviolenza di Bologna, la sua assegnazione dell'alloggio Erp viene sospesa, mentre ai restanti componenti del nucleo familiare viene garantita la permanenza nell'appartamento. Allo stesso modo, se l'allontanamento da casa dell'uomo viene disposto mentre è ancora in corso la richiesta di accesso in graduatoria, la titolarità della domanda passa a un altro componente del nucleo familiare. Nell'intesa si prevede anche il reperimento di alloggi sfitti a favore di donne vittime di violenza e nel caso di proprietari privati, la locazione dovrà essere "a canone concordato", in cambio di un'aliquota Imu agevolata. In tutto sono 10 le misure previste dall'intesa e ai Comuni dell'area metropolitana bolognese si chiede di adottarne almeno una.
"Le donne hanno diritto a un percorso di autonomia e oggi ci assumiamo una grande responsabilità", afferma Sara Accorsi, delegata metropolitana alla Casa. "Questo accordo è un simbolo- afferma la vicepresidente della Regione, Irene Priolo- è un segnale per le donne in difficoltà, a cui diciamo che sono tutelate e che i loro diritti sono garantiti. A livello nazionale c'è un arretramento, sia sulle politiche abitative sia sul reddito di libertà. Del resto, coniugare la demagogia con la realtà è sempre più difficile. Il nostro territorio marca una differenza". Quella femminile, aggiunge il sindaco di Bologna, Matteo lepore, "è una questione politica. Non possiamo solo limitarci all'educazione all'affettività, che comunque nelle scuole va fatta. Come istituzioni abbiamo il compito di assumere delle decisioni e Bologna con questo strumento lo fa".
(DIRE)