Bologna, centri sociali aprono un dormitorio sociale e un infopoint per i migranti
BOLOGNA – Un dormitorio sociale per accogliere una ventina di persone in difficoltà e uno sportello per i migranti: sono questi i cardini del progetto ‘Accoglienza degna’ con cui Labàs e Tpo provano ad affrontare l’emergenza abitativa che si registra a Bologna. Il dormitorio sarà accolto proprio nella sede di Labàs Occupato, in via Orfeo, così come lo sportello – battezzato Refugees Welcome Point, in solidarietà con la campagna Refugees Welcome che da questa estate sta attraversando tutta l’Europa. “Vogliamo aiutare senzatetto e rifugiati a vivere in condizioni degne”, spiega Neva Cocchi, responsabile sportello migranti del Tpo.
“Con l’arrivo del freddo e gli sgomberi in città, la situazione è quanto mai drammatica”. Dall’estate a oggi, sono state due le palazzine occupate da Labàs a essere sgomberate: Villa Adelante in viale Aldini (a giugno: ci abitavano una ventina di persone che occupavano da ottobre 2014) e lo stabile di proprietà dell’Istituto dei ciechi Cavazza in via Solferino (occupato da circa 30 persone a febbraio e sgomberato a metà ottobre). Lo sgombero più recente, il 20 ottobre: l’Ex Telecom in via Fioravanti, che accoglieva più di 250 persone. Solo pochi giorni fa, poi, il sindaco Virginio Merola ha messo nel mirino anche l’ex caserma Masini di via Orfeo, occupata da Labàs dal novembre 2012, proprio la struttura chiamata a ospitare il dormitorio: “Quello stabile va ristrutturato: gli occupanti dovranno andarsene”, ha dichiarato il primo cittadino. Ma il collettivo guarda avanti e riapre le sue porte.
Chi accoglierà il dormitorio? “Decideremo presto: apriremo a persone italiane, a titolari di permesso di protezione internazionale che hanno concluso il percorso di prima accoglienza. Ovviamente non potremo rispondere a tutti, ma faremo del nostro meglio, sperando anche di sollecitare l’amministrazione”. Ora il primo passo è adibire una parte dello stabile a dormitorio, poi si passerà ai dettagli: il via ai lavori, sabato 7 novembre durante l’assemblea di programmazione, a cui prenderanno parte – oltre ai collettivi promotori – anche altre realtà cittadine, tra cui i volontari di Yabasta, gli operatori dell’unità di strada, quelli dell’Help center di Piazza Grande in stazione, quelli del camper di Emergency, il coordinamento di Eritrea democratica.
Il Welcome point, invece, accoglierà i migranti di passaggio: “Vorremmo farli dormire al caldo per una o due notti, dar loro la possibilità di farsi una doccia e poi magari ripartire. Istituiremo anche un infopoint per spiegare loro le leggi entro cui devono muoversi in Italia e in Europa”.
“Denunciamo una crisi del welfare e l’assenza di risposte per i migranti: non c’è accoglienza per chi è in situazione di fragilità – continua Cocchi, e fa l’esempio dei rifugiati e dei richiedenti asilo –: Bologna registra un altissimo numero di persone in transito. Alcune di loro capiscono che qui non c’è nulla che possa permettere loro di rifarsi una vita e desiderano andarsene, altre lo sanno da subito di voler proseguire verso, nella maggior parte dei casi, la Germania. Che tipo di risposta offre loro l’amministrazione?”, e sottolinea come la rotta verso l’Italia sia ancora molto sfruttata dai migranti. “Bologna, poi, ha un ruolo clou, come sede dell’hub regionale”.
La proposta di Labàs e Tpo si appoggia sulla solidarietà dei cittadini bolognesi, studenti e lavoratori inclusi: è un’idea mutualistica autogestita, “alternativa a questa situazione in cui le persone senza risorse sono marginalizzate. Gli occupanti diventano un problema di ordine pubblico, mentre i migranti subiscono un processo di ‘invisibilizzazione’. Ma attenzione: la fruizione dei nostri percorsi non sarà passiva: tutti dovranno impegnarsi seriamente, per crescere e diventare autonomi”. (Ambra Notari)