Bologna: i migranti in piazza per il rinnovo dei permessi. “Uffici troppo lenti”
La parola chiave della protesta è “cedolino” ovvero la ricevuta che gli uffici postali consegnano al migrante quando versa i soldi per il permesso di soggiorno e che varrebbe come vero e proprio documento per stare in Italia. “Il problema è che con il solo cedolino non si lavora – continua Bazir – Le aziende assumono solo chi ha un regolare permesso di soggiorno cartaceo, la ricevuta del versamento non può sostituirlo interamente”. Un permesso di soggiorno può valere da 6 mesi fino a 2 anni, a seconda della situazione. Per lavoro a tempo indeterminato, infatti, si può fare richiesta di un permesso di 2 anni, mentre per chi viene in Italia per svolgere un lavoro stagionale la durata è di 6 mesi, estendibili a 9. “Un altro problema è che il permesso è attivato nel momento in cui si presenta la richiesta – spiega Bazir – ma, a volte, il permesso vero e proprio arriva a 2 o 3 mesi dalla scadenza dello stesso e per tutto il tempo lo straniero è costretto a usare il cedolino, ma quasi nessuno lo accetta per offrire lavoro e sono previste restrizioni per quanto riguarda la mobilità”. Con il cedolino, infatti, non si può uscire dall’Italia.
Ciò che lamentano gli esponenti del Coordinamento Migranti è soprattutto la lentezza dei rinnovi. Alcuni migranti hanno il permesso scaduto anche da 2 anni. È il caso di Shamser Ali, pakistano che dal 2002 vive a Bologna dove lavora in un’azienda. “Il mio permesso è scaduto nel gennaio 2009 – racconta – e da allora sono in attesa del rinnovo: ho fatto la richiesta ma non ho niente di concreto in mano”. Come spiega Bazir, “non è giusto che chi lavora e paga le tasse da sempre, debba essere costretto a subire l’incertezza del rinnovo del permesso”. Se il mancato rinnovo crea problema a chi lavora, non va tanto meglio a chi dall’estero viene in Italia per studiare. “Spesso gli studenti stranieri hanno problemi con il permesso di soggiorno, documento indispensabile per poter fare gli esami – conclude Paola – ma allo stesso tempo non si può ottenerlo se non si dimostra di essere qui per studiare”. La durata del permesso per motivi di studio prevista dalla legge è di un anno, e il problema quindi va a toccare anche i numerosi giovani che da sempre arrivano a Bologna, città universitaria per antonomasia. (gs)