Bologna, migliorano le condizioni dei detenuti ma “il lavoro è la vera criticità”
BOLOGNA – Il 28 maggio scade il termine imposto all’Italia dalla Corte europea di Strasburgo per diminuire il sovraffollamento e migliorare le condizioni carcerarie. Alla Dozza a metà aprile ci sono 850 detenuti: 58 sono donne, il 50 per cento è straniero e la maggior parte di loro ha tra i 25 e i 40 anni. I reati, per entrambi i sessi, riguardano soprattutto quelli legati alla tossicodipendenza. Non si riescono ancora ad avere dei dati significativi sull’incidenza della bocciatura della Fini-Giovanardi ma circa 20 detenuti in custodia cautelare alla Dozza sono stati rilasciati nei giorni scorsi. Sono questi i dati più aggiornati del carcere di Bologna annunciati dalla direttrice Claudia Clementi durante una commissione in Provincia. In attesa del nuovo padiglione di 200 posti per i quali sono già stati effettuati i sopralluoghi Clementi assicura che “nessun detenuto ha meno di 3 metri quadri a disposizione, nonostante il sovraffollamento rimanga”. La Dozza infatti ha una capienza per 500 detenuti.
“Aumentare i posti però non è la soluzione perché verranno tutti occupati – spiega la direttrice – Il problema è la mancanza di lavoro”. È questo, infatti, quello che la stessa direttrice definisce ‘criticità più significativa’ e ‘l’esigenza più pressante’. Problema che si ripercuote anche sull’adozione di misure alternative al carcere. Scelta che a Bologna, come in Italia, “viene troppo poco usata”. La conferma arriva sia dai dati sulle misure che non sono in aumento, sia dal numero degli ingressi che rimane stabile. In più per gli stranieri non in regola è impossibile adottare questa soluzione. “Il tasso di recidiva per chi va in misure alternative è inferiore a chi ha un percorso di detenzione classico” sottolinea Clementi. Che aggiunge: “Non tutti gli imprenditori sanno che è possibile dare lavoro ai detenuti e avere sgravi fiscali – spiega – È pur vero che gli imprenditori devono sapere che ci vuole un livello di produttività che giustifichi la spesa”.
Fiore all’occhiello del carcere è ‘Fare impresa alla Dozza’, l’officina metalmeccanica nata dall’idea di tre aziende bolognesi (Gd, Ima, Marchesini group) che per la prima volta hanno unito gli sforzi per creare un nuovo soggetto giuridico che rappresenta una realtà industriale che dà lavoro a tempo indeterminato a 13 detenuti. Una scommessa vincente tanto che Filippo Vendemmiati, giornalista della Rai, sta girando un film dal titolo ‘Menomale è lunedì’ proprio su di loro. All’interno del carcere ci sono anche alcune attrezzature per creare una lavanderia industriale. “In questi giorni stiamo valutando l’idea di rimetterla in funzione – spiega Claudia Clementi – Stessa cosa vale per la tipografia, anche se abbiamo macchinari vecchi ed è un settore in forte crisi e non ci sarebbe mercato”. Di una cosa però è certa: “Oltre lo spazio vitale minimo, ci vogliono i contenuti”.
Ai detenuti viene garantita attività sportiva costante, in attesa degli interventi previsti dal Coni (la Dozza sarà il primo istituto penitenziario ad attivare il progetto voluto dal protocollo firmato con il ministero della Giustizia) e, a metà giugno, verrà presentata una squadra di rugby che verrà iscritta al campionato. “Abbiamo già ricevuto tantissime richieste – spiega – stiamo selezionando i detenuti”. E ancora un protocollo con Hera, ancora non attuato, per la raccolta differenziata. Attivo invece il recupero di rifiuti elettrici ed elettronici (Raee) che dà lavoro a circa 2 persone. Poi il Polo universitario che deve nascere in collaborazione con l’Alma Mater, il teatro a cura del regista Paolo Billi e tanto volontariato.
Tirate le somme Claudia Clementi si dice “cautamente ottimista perché la condanna ricevuta dall’Europa è servita da stimolo per riflettere e trovare nuove soluzioni per uniformarci sì alle linee europee ma anche a una legge che noi stessi ci siamo dati e che non sempre abbiamo attuato. C’è stato un progressivo miglioramento dettato dalla buona volontà e – conclude – grazie anche a un personale giovane seppur in sottorganico (su 567 agenti ne sono attivi 409 più altri 90 in carico alla Dozza ma che lavorano in modo distaccato, ndr) che ci permette di rispondere alle novità in modo elastico”. (irene leonardi)