1 settembre 2020 ore: 11:56
Società

Bologna, sciopero della fame: “L’emergenza climatica non può più aspettare”

di Alice Facchini
Daniele Quattrocchi, attivista di Extinction Rebellion, ogni giorno sarà in piazza Nettuno a Bologna per chiedere al Comune il rispetto degli impegni presi l’anno scorso con la Dichiarazione di emergenza climatica ed ecologica. “Serve un piano che punti sull’efficientamento degli edifici, sul rimboschimento e sulla mobilità sostenibile”
Daniele Quattrocchi Extinction Rebellion

Daniele Quattrocchi, attivista di Extinction Rebellion, comincia il 1 settembre lo sciopero della fame

BOLOGNA - Efficientamento degli edifici, rimboschimento, sviluppo della mobilità sostenibile, per arrivare entro il 2030 allo zero netto di emissioni di Co2. Sono queste alcune delle proposte del gruppo di Extinction Rebellion Bologna, di cui fa parte Daniele Quattrocchi, che oggi, 1 settembre, comincia uno sciopero della fame per sensibilizzare sul tema ambientale. Ogni giorno, dalle 16 alle 20, Daniele sarà in piazza Re Enzo, a pochi metri dal palazzo del Comune di Bologna: l’obiettivo è di fare pressione sull'amministrazione affinché rispetti gli impegni presi nella Dichiarazione di emergenza climatica ed ecologica, firmata l’anno scorso come risultato dello sciopero della fame di un altro attivista del gruppo, Filippo Guerrini. Bologna è stato così il primo Comune italiano a darsi obiettivi così radicali, come il raggiungimento dello zero netto di emissioni entro il 2030 e la costituzione di assemblee cittadine con istituzioni, cittadini, esperti di diversi temi e scienziati, per proporre nuove politiche ambientali dal basso.

 “In un anno le cose non sono cambiate e ho sentito forte la spinta a fare qualcosa di più – racconta Daniele –. L’amministrazione si è impegnata a parole, ma a fatti non ha presto provvedimenti concreti. Manca una road map con obiettivi temporali da rispettare, per arrivare in dieci anni a una città più ecologica e più vivibile”. Extinction Rebellion è un movimento ambientalista che utilizza il metodo della disobbedienza civile e l’azione diretta nonviolenta affinché l’allarme lanciato dalla comunità scientifica possa essere ascoltato.

Il lockdown è stato un momento molto significativo – continua Quattrocchi –. Ci siamo resi conto che stava avvenendo un cambiamento positivo nella natura e nell’ambiente, grazie al blocco delle attività, ed è stata dimostrata la correlazione tra la diffusione del coronavirus e la distruzione degli ecosistemi da parte dell’uomo. Purtroppo, finita l’emergenza, le cose sono tornate a funzionare come prima: viviamo ancora in mezzo al traffico, al rumore, all’inquinamento. Ai piani alti manca una visione, mentre dal basso le persone oggi hanno più consapevolezza del fatto che un altro modello sarebbe possibile, se ci fosse veramente la volontà”.

Daniele ha 54 anni, due figli, è originario di Milano e oggi vive a Bologna. Da gennaio è disoccupato, prima lavorava in un’azienda del settore automobilistico la cui produzione stava iniziando ad andare in crisi. “Paradossalmente, la mia disoccupazione è legata in qualche modo al cambiamento climatico – afferma Daniele –. In questo momento vivo sulla mia pelle la crisi, non solo ambientale ma anche economica. Per questo ho deciso di impegnarmi in prima persona: sono contento perché, con il mio sciopero della fame, stiamo ricevendo il supporto di altre realtà ambientaliste, e altri attivisti stanno valutando la possibilità di aggiungersi allo sciopero. Siamo consapevoli di quanto le azioni da mettere in campo siano ambiziose, ma la scienza ci dice chiaramente che se non vengono prese fin da ora decisioni di netta discontinuità con il passato, le conseguenze saranno devastanti”. 

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