Bolzano, al Binario1 l’accoglienza dei migranti si fa dal basso
- BOLZANO – “Erano i giorni del G7 a Schloss Elmau, in Germania. Arrivò una famiglia: la madre era anziana, con lei c’erano i figli, un ragazzo e una ragazza. La giovane sembrava muta, non parlava, non mangiava, rifiutava qualsiasi contatto. Con pazienza e delicatezza, abbiamo cominciato ad avvicinarci a lei. Ha cominciato ad aprirsi, e quando se ne è andata ci ha abbracciato. Avremmo voluto fare molto di più per lei, ma non ne abbiamo avuto il tempo”: Eliana Muraro sembra sorridere al telefono, e su certe parole la voce le si riempie di emozione. Eliana abita a Bolzano, e lo scorso 22 aprile si presentò in stazione per vedere con i propri occhi quello che aveva conosciuto solo in televisione: il flusso di migranti che dalle rotte balcaniche approdava in Italia. “Ho portato con me un carrellino con delle mele, dei cracker e un thermos di caffè. Da allora ci sono tornata tutti i giorni per 4 mesi. E lì ho conosciuto tante persone che, come me, volevano fare qualcosa”.
Binario1 nasce così: uomini e donne da Bolzano, Innsbruck, dalla Val Venosta, uniti per rendere umani i binari della stazione alto-atesina. “I treni da Roma carichi di migranti arrivavano sul binario 3. Poi abbiamo fatto domanda per avere uno spazio a nostra disposizione: ce ne è stato dato uno sul primo binario, a fianco dell’associazione Volontarius che si occupa di questi temi. Da lì il nome”. Tonno, biscotti, frutta, acqua, tè, caffè (“Ogni giorno arrivavo in stazione con 3 litri e mezzo di tè e 3 litri e mezzo di caffè, e a un certo punto i fornai della zona hanno cominciato a rifornirci di pane fresco”), spazzolini da denti, sapone, salviette rinfrescanti, dove necessario e possibile anche vestiti e scarpe: un gruppo civile d’accoglienza autogestito e slegato da ogni istituzione. “Lavoriamo su turni: oggi gli arrivi si sono drasticamente ridotti, ma comunque non ci sono orari. Saremo una ventina di attivi: occupiamo così il nostro tempo libero. C’è chi si prende le ferie e ci regala la sua pausa pranzo. In tutto, orbitano intorno a noi circa 150 persone”.
Eliana racconta che, tra primavera ed estate, dal treno delle 8.05 da Roma scendevano ogni giorno 80, 100 persone. Erano partiti dall’Eritrea, dal Gambia, dalla Somalia. “Appena scesi dal treno li accoglievamo nella nostra stanza e davamo loro qualche informazione: innanzitutto, spiegavamo che erano ancora in Italia, e non a Monaco come in molti pensavano. Dicevamo che non potevano salire sull’Intercity, perché non avevano i documenti. Facevamo usare i servizi e per i più piccoli improvvisavamo un bagnetto: era diffusa la scabbia, tanti si sentivano male ed erano traumatizzati dal viaggio. Poi davamo loro un pacchetto di viveri”. Eliana racconta quando arrivò una coppia di sposini, lei era incinta e si sentì male, ma non voleva farsi ricoverare in ospedale: “Mi diceva: ‘Mamma, mamma’. I miei capelli bianchi le infondevano sicurezza. Così mollai tutto e andai con lei al Pronto Soccorso: le infermiere la rimisero in sesto e se la coccolarono per bene, lei rinacque”.
Oggi i numeri sono drasticamente calati, arrivano in media una ventina di migranti al giorno. Non sono famiglie, ma ragazzi, soprattutto minori stranieri non accompagnati. “Sono molto diffidenti, spesso sono già stati truffati da uomini senza scrupoli che li mandano a Torino invece che in Germania, dove c’è un complice che li manda in un’altra terra di nessuno. A ogni passaggio gli chiedono soldi, tanti. Prendendoli in giro. Noi denunciamo questa prassi alle forze dell’ordine, che per tutta risposta non fanno nulla”.
Binario1, complice il calo degli arrivi (legato, ovviamente, alla situazione nei Balcani), da qualche settimana non si dedica solo alla prima accoglienza: lavora, infatti, con i richiedenti asilo sul territorio. Promuove corsi di lingua tedesca e italiana, e presto partiranno anche laboratori di manualità per dar loro competenze spendibili in futuro: “Conoscere la lingua è fondamentale per integrarsi, non c’è dubbio”. Ed Eliana lo sa bene: è arrivata a Bolzano, per amore, 18 anni fa, ma è brasiliana, figlia di emigranti veneti che negli anni Sessanta hanno cercato fortuna oltreoceano, trovandola proprio nel Paese sudamericano. “In Brasile ero una direttrice di banca, laureata in legge. Quando sono arrivata a Bolzano non conoscevo la lingua, e ho fatto molta fatica a orientarmi. Ma non volevo fare la casalinga, e ho aperto un negozio di abbigliamento per taglie forti. Purtroppo, ho annusato la crisi prima che arrivasse, e ho chiuso prima di indebitarmi”. Pur di restare attiva, Eliana entra in contatto con alcune associazione di volontariato della città: da lì al binario 1 il passo è stato breve.
“Oggi mi sento una persona realizzata. I migranti che ho incontrato mi hanno dato tantissimo, mi hanno spinto a studiare, a conoscere, a rivedere la mia vita. I loro abbracci, i loro sorrisi, non li dimenticherò mai. Abbiamo riso e pianto insieme”. E arrivano ancora, le lacrime, quando ricorda i giorni in cui Binario1 accoglieva 8 bimbi, tra i 2 e i 5 anni: “Erano vivaci, correvano, mentre le loro mamme, sfinite, si riposavano sulle panchine. A un certo punto, feci per andarmene: tutti i piccoli mi corsero incontro, soffocandomi in un abbraccio. Avranno per sempre un posto nel mio cuore”.
Un amore e una passione che, a mesi di distanza, continuano a dare frutti: domenica 15 novembre, infatti, Bolzano ospiterà ‘Refugees Welcome’. 60 appuntamenti tra concerti, danza e teatro, con artisti della città e della provincia disposti a suonare 20 minuti a testa, tra classica, jazz, rock, rap, elettronica, swing, punk e blues. Sul palco, anche i protagonisti dell’omonima campagna internazionale: rifugiati e richiedenti asilo, che racconteranno di sé insieme a chidell’accoglienza ha fatto la propria professione e/o il proprio impegno quotidiano. Tolte le spese, tutto il ricavato sarà destinato proprio a Binario1. (Ambra Notari)