Bonus bebè e social card incidono poco. Abbandonato chi ha più di 4 anni
ROMA - "Per i bambini da uno a tre anni sono attive diverse formule di aiuto economico, ma dai 4 anni in poi che succede?". Arianna Saulini, coordinatrice gruppo di lavoro italiano per l'attuazione della Convenzione Onu sull'infanzia (Crc), in occasione della presentazione dell'ottava edizione del rapporto elaborato annualmente dal gruppo, evidenzia che oggi sono attive almeno cinque diverse misure di sostegno ai bambini poveri per i primi 3 anni della loro vita, ma esse, oltre a sovrapporsi andando spesso agli stessi beneficiari, abbandonano i minori dai 4 anni in su. "Si va dal bonus bebè, al voucher maternità, al sostegno al mantenimento di figli di famiglie numerose, fino alla social card e al Sie (Sostegno inclusione attiva)", spiega Saulini, sottolineando come tale sovrapposizione non sia razionale.
"Ok il bonus bebè e la social card ma sono trasferimenti monetari con un impatto molto basso", ha affermato Elena Innocenti, del gruppo di lavoro per la Crc nell'intervento sulle risorse per l'infanzia e l'adolescenza in Italia. Nel corso dell'incontro è stato sottolineato da Diego Cipriani, altro rappresentate del gruppo Crc, che "i trasferimenti monetari alle famiglie non accompagnati da servizi adeguati sono inefficaci", mentre "al contrario hanno successo se c'è l'accompagnamento da servizi". Anche Innocenti ha poi sottolineato la frammentazione delle misure dedicate all'infanzia: "Abbiamo contato fino a 18 diversi fondi, con finalità specifiche a beneficio di bambini, dal bonus bebè a quello per minori stranieri".
"I fondi statali vincolati hanno inciso per il 3 per cento sulla spesa per i minori, il resto sono risorse comunali, regionali e europee", ha affermato Innocenti sottolineando come la spesa locale complessiva, oltre 7 miliardi, sia distribuita in modo molto diverso a seconda delle regioni: "Si va dai 10 euro pro capite della Calabria ai 300 di altri territori". Di conseguenza la rappresentante del Crc ritiene prioritario che "lo Stato assuma un ruolo qualificante e perequativo e sia possibile pensare a strategia unitaria per convergere fondi". (lj)