11 marzo 2013 ore: 10:25
Società

Bottalico (Acli): ''Laici si assumano responsabilità''

''C'è stato poco protagonismo nella società, a partire dalla politica''. Il desiderio ''umanissimo'' del presidente delle Acli è è quello di vedere sul soglio di Pietro il cardinale Angelo Scola
Gianni Giansanti/contrasto cONCLAVE, ELEZIONE PAPA, CARDINALI

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ROMA – Come i suoi predecessori, il nuovo pontefice dovrà essere consapevole della necessità di “capire i segni dei tempi”, ma dovrà anche sapersi affiancare da “ottimi collaboratori” che lo aiutino “a far funzionare l'apparato”, cioè la macchina della Curia che deve essere al suo servizio, in coerenza con il messaggio evangelico”. Secondo Gianni Bottalico, da un mese e mezzo presidente nazionale delle Acli, il 13esimo nella storia dell'associazione, c'è bisogno di questo: e se in Conclave la decisione dei cardinali cadrà comunque su un uomo all'altezza della situazione, per lui che è stato presidente delle Acli provinciali di Milano, Monza e Brianza dal 2004 al 2012, collaborando in particolare con il cardinale Tettamanzi per il progetto del Fondo diocesano di solidarietà per le famiglie colpite dalla crisi e della disoccupazione, il desiderio “umanissimo” è quello di vedere sul soglio di Pietro l'attuale arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola. Ripercorriamo con lui il giorno della rinuncia di Benedetto XVI e le sfide aperte per la Chiesa di domani. 

Della rinuncia di Benedetto XVI, che apprende “via sms da un amico”, il presidente delle Acli dice: “Sul momento ho pensato ad una bufala, un po' come accaduto a suo tempo con l'annuncio della morte del cardinale Martini, che si sarebbe in realtà verificata solo più tardi”. La decisione di papa Ratzinger è stata inizialmente “motivo di sgomento, di sconcerto, di incertezza e di interrogazione” ma poi “ascoltandone le ragioni dalla sua viva voce ne ho avuto una sensazione di grande pace e serenità”. Un gesto “di grande umiltà, responsabilità e amore per la Chiesa”, una “scelta forte” frutto di un “mettersi in discussione”, e presa in “solitudine”: insomma un “grande insegnamento anche per noi”.

Quanto alle priorità per il nuovo pontificato, secondo Bottalico non si può prescindere dal contesto mondiale attuale, quello di “una crisi economica che ha colpito i paesi ricchi” e del permanere di una “profonda ingiustizia” riguardo ai paesi più poveri del pianeta. “Il tema dell'evangelizzazione, quello di come riusciamo a incarnare la figura di Cristo nella vita quotidiana, resta un tema forte e importante: è chiaro che il prossimo papa dovrà portare l'annuncio della Parola in un contesto profondamente cambiato”. Il nuovo pontefice dovrà avere la consapevolezza della necessità di “capire i segni dei tempi”, seguendo in questo una tradizione di lungimiranza che ha caratterizzato tutti gli ultimi successori di Pietro. C'è però, forte, anche “il tema di un apparato che deve funzionare”: da questo punto di vista, per il presidente delle Acli sarà importante che il papa si affianchi di “ottimi collaboratori che aiutino questa macchina a funzionare e ad essere coerente con il messaggio evangelico”.

Bottalico mette poi in evidenza il fatto che “il percorso verso il nuovo papa deve essere l'occasione per mettere al centro la domanda su come i laici possano tornare ad essere protagonisti della vita della Chiesa”: “Come laici cattolici italiani occorre ammettere che siamo stati tiepidi, che c'è stato poco protagonismo nella società, a partire dalla politica”. “Ci siamo dedicati – dice - molto al volontariato, ad aiutare le persone, alle nostre comunità e alle nostre parrocchie, ma ci siamo interessati molto poco a ciò che succedeva fuori da questo mondo e soprattutto al grande esercizio della politica che Paolo VI indicava come forma di carità”. Ci vogliono laici che “si assumano le loro responsabilità”, dice Bottalico, e “il nostro impegno deve essere quello di formare sempre più cittadini maturi che siano protagonisti delle nostre comunità ecclesiali e civili”. Appunto questo, il ruolo delle Acli: “Essere nelle nostre chiese, europee e mondiali, momento di socializzazione, di relazione, di confronto, essere una grande palestra dove ciascuno può esercitare il proprio carisma”.

Quanto all'ipotesi di un papa italiano, Bottalico si esprime positivamente: “Non sarebbe un problema o un limite, ma una spinta a continuare il percorso che si sta avviando”. Anche perchè “la Chiesa italiana è ricca di esperienza e di vitalità, con il protagonismo dei laici che si sta affermando sempre di più, nella piena consapevolezza dei vescovi”. Alla vigilia del Conclave comunque “tutto è possibile”: italiano o straniero, “non sarei sorpreso di nulla – dice Bottalico – anche perché la storia di questi anni ha dimostrato che i papi, con loro storie personali, hanno saputo leggere con discernimento i segni dei tempi; resto cioè fermamente convinto che lo Spirito Santo accompagna saggiamente gli uomini chiamati all'incarico sul soglio di Pietro e dunque non sono affatto preoccupato perché so che il papa sarà all’altezza della situazione, un uomo capace di leggere le grandi sfide, di aiutarci, di accompagnarci e guidarci anche nella nostra esperienza di laici.

“Sono rispettoso del fatto che sarà il Conclave ad indicare il papa”, ma alla fine un nome il presidente delle Acli lo dice: “Personalmente e umanamente, da uomo di Milano, sarei molto contento di vedere affidato quel compito al mio arcivescovo, il cardinale Scola. E' un sentimento umano e naturale per chi ha fatto l'esperienza, insieme alle Acli di Milano, della vicinanza del cardinale Tettamanzi prima e di Scola adesso”. (ska)
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