24 ottobre 2016 ore: 14:00
Immigrazione

Calais, mons. Jaeger: si rispetti la dignità umana

L'appello del vescovo di Arras perché le operazioni di sgombero in atto in queste ore a Calais si svolgano con "un surplus di dignità e rispetto, soprattutto nei riguardi dei minori, delle donne sole e delle persone che si trovano in condizioni di salute precarie"
Profughi a Calais. Agosto 2015

ROMA - Un appello perche' le operazioni di sgombero in atto in queste ore a Calais si svolgano con "un surplus di dignita' e rispetto, soprattutto nei riguardi dei minori, delle donne sole e delle persone che si trovano in condizioni di salute precarie". A lanciarlo e' il vescovo di Arras, monsignor Jean-Paul Jaeger, sul cui territorio si trova la "giungla" di Calais dove dalle 6 di questa mattina sono iniziate le operazioni di smantellamento del campo profughi.

Il piano del governo e' ricollocare un numero di circa 7.500 immigrati nei 287 centri di accoglienza e orientamento (Cao) che sono stati organizzati su tutto il territorio francese. Solo la Corsica e l'Ile-de-France non sono state coinvolte nel piano di ricollocazione. Gia' dalla giornata di oggi saranno fatti partire 60 bus, mentre ne partiranno 45 domani, 40 mercoledi' e altrettanti per tutta la settimana. Un piano logistico colossale che sara' presidiato da un contingente di 1.250 agenti di polizia e gendarmi.

Tra la bidonville e il punto di partenza dei bus, e' stato costruito un hangar di 3mila metri quadrati dove e' stato allestito il centro di smistamento. "Anche se questo luogo ha rappresentato per molti un raggio di speranza- ha detto il vescovo- l'insalubrita' dei luoghi e le condizioni precarie di sussistenza lo condannano a sparire". Ma il tempo dello smantellamento- ha chiesto mons. Jaeger- deve diventare un tempo per "costruire". Ha poi spiegato: "Dobbiamo prima di tutto costruire o ricostruire in termini di rispetto della dignita' umana di questi uomini e queste donne, feriti che hanno lasciato il loro Paese e le loro famiglie in circostanze spesso atroci e dolorose. Queste stesse persone sono state spesso sfruttate da reti che dovevano condurle a un'ipotetica terra promessa e sono state invece portate a Calais nelle condizioni che conosciamo".

Il vescovo si dice poi preoccupato che l'evento altamente mediatizzato possa innescare "paure, riflessi di difesa e di rifiuto". E ha aggiunto: "le nostre frontiere cadono quando si tratta di vendere, comprare, produrre, far circolare capitali. Perche' dovrebbero ora essere rafforzate e diventare addirittura piu' chiuse quando degli esseri umani si muovono perche' la loro vita e' in pericolo?", il suo interrogativo.

Il vescovo di Arras ha messo quindi in guardia anche dalla campagna elettorale in corso in Francia per le presidenziali del 2017 e ha quindi chiesto di non limitare la questione a slogan elettorali "quando in causa c'e' la sopravvivenza stessa di esseri fragili". E ai fedeli cattolici ha ricordato che sebbene stia terminando l'Anno della misericordia, le sue opere "continueranno a scandire la vita quotidiana delle nostre comunita' perche' sono il segno e il frutto della missione di Cristo e della Chiesa. L'accoglienza dello straniero- la conclusione del vescovo- e' una di queste opere di Misericordia di cui Cristo ci da' l'esempio e ci chiede di praticare come suoi veri discepoli". (www.agensir.it) (DIRE)

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