Approfondimento settimanale del Giornale Radio Sociale dedicato al tema della parità fra uomini e donne, in particolare nello sport più popolare d'Italia. Mentre la consapevolezza culturale avanza, quello del calcio femminile resta ancora oggi un universo limitato al puro dilettantismo. Ma i passi avanti non mancano
ROMA – Il calcio femminile e le tante differenze rispetto a quello maschile, in un ambiente – quello sportivo – che ancora oggi rimane lontano da una vera parità di genere. E' un
approfondimento sullo sport al femminile quello presentato da GRS Week, l’approfondimento settimanale del Giornale Radio Sociale. La radio del Forum del terzo settore analizza il tema sulla scia di alcuni casi di cronaca che hanno di recente riportato l'attenzione generale sul tema della visione del maschile e del femminile: riflessioni avviate – per riportare uno dei tanti esempi - dopo la notizia dell'esercizio sui verbi (presente in un libro utilizzato nelle classi di seconda elementare) che fra le tante, infinite opzioni possibili, sceglieva di identificare
il papà come colui che “legge” e “lavora” e la
mamma come colei che “stira” e “cucina”. Scelte un po' troppo stereotipate per non sollevare un certo clamore. Come quello che nel mondo del pallone hanno avuto le dichiarazioni di un noto ex calciatore, oggi opinionista tv, che ha dissertato sulla
supposta incapacità, per le donne, di “capire di tattica”.
Al microfono di Elena Fiorani, che ha curato l'approfondimento, il presidente dell'Osservatorio nazionale diversità di genere, Paolo Valerio, individua una soluzione culturale, con scuola e sport che devono educare alle differenze: “La cultura si cambia lavorando nelle classi e nelle palestre”, dice. E anche facendo conoscere mondi che appaiono nascosti, come quello del calcio femminile. Un universo fatto ancora, anche ai livelli competitivi massimi, di puro dilettantismo, dove a gran fatica si sono fatti passi avanti. Uno fra questi, la possibilità per le calciatrici di serie A e B di usufruire del bonus maternità, così come quello di firmare accordi economici pluriennali. Eppure, come spiega Katia Serra, ex calciatrice azzurra e responsabile donne dell’Assocalciatori, il cammino – fra lacune assicurative e carenze previdenziali - è ancora difficile, ad iniziare da una difficile trattativa con il governo che porti, nell'ambito del più ampio progetto di riforma del Coni, al riconoscimento del semi-professionismo per il calcio femminile di vertice.