6 febbraio 2018 ore: 12:38
Disabilità

Campagna elettorale, chi parla di disabilità? Lettera aperta ai candidati

Ledha e Coordinamento dei genitori dei centri diurni disabili scrivono ai candidati alle regionali della Lombardia per chiedere impegni e provvedimenti precisi che garantiscano una vita piena e autonoma alle persone con disabilità. "I disabili non sono malati, sono persone". Le barriere da abbattere: lavoro, casa e vita sociale
Carrozzina vuota in penombra, disabilità

MILANO - C'è un tema fantasma in questa campagna elettorale: è la disabilità. Non se ne parla nei dibattiti pubblici. Ed è per questo che sia la Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha) sia il Coordinamento dei genitori dei Centri diurni disabili (Cdd) milanesi hanno scritto una lettera aperta ai candidati alle prossime elezioni regionali della Lombardia. Per Alberto Fontana, presidente della Ledha, le persone disabili che vivono in Lombardia non chiedono solo più fondi. "La prima questione che poniamo riguarda il diritto, per ora non riconosciuto, di poter contare su strumenti di sostegno che siano capaci di far emergere dalla persona con disabilità, nei diversi modi possibili, i propri desideri e le aspettative per realizzare concretamente il proprio progetto di vita in linea con le proprie capacità e risorse esistenti". Le difficoltà che le persone disabili incontrano nella loro vita quotidiana, in altri termini, non sono causate tante dalla disabilità in sé, ma dalle barriere fisiche, culturali e sociali che incontrano. Il punto, dunque, è abbattere queste barriere, fare in modo che ogni persona disabile possa vivere pienamente la sua vita, possa decidere chi vuole essere, dove vivere e quale lavoro svolgere. Possa concorrere al benessere della collettività. Pinuccia Pisoni, presidente del Coordinamento dei genitori dei Cdd, ricorda che "i disabili non sono malati: hanno delle difficoltà maggiori dei normodotati ma hanno gli stesi diritti: i disabili sono persone". Nelle due lettere sia Fontana che Pisoni entrano poi nel merito di specifiche richieste.

"La prima barriera che vorremmo veder abbattuta è l’idea che sia abituale che le persone con disabilità non lavorino, perché è 'normale' leggere in loro prima di tutto la mancanza - scrive Alberto Fontana -. Non è così, dato che il lavoro è una parte essenziale della vita di tutti. Il lavoro come possibilità di espressione e realizzazione di sé, come modo di contribuire allo sviluppo della società e anche di poter garantirsi un reddito: l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro di tutti. Ogni persona, ovviamente anche ogni persona con disabilità, deve poter trovare la propria forma di lavorare, un luogo adatto, una metodologia e un sostegno. Per questo motivo, crediamo che sia importante fare in modo che tutti i servizi e le politiche in favore delle persone con disabilità siano impegnati a garantire, prima di tutto, un lavoro e una occupazione dignitosa, anche affrontando e contrastando alcune censure e pregiudizi ancora presenti sul tema". C'è poi il tema della casa. "In questo momento, sembra che le persone con disabilità abbiano solamente due alternative -sottolinea Alberto Fontana-, che impediscono spesso lo sviluppo di un progetto di vita individuale: rimanere a casa, assistiti dai propri familiari (spesso le madri) oppure di andare a vivere in una residenza di carattere sanitario. Siamo convinti che i prossimi anni debbano essere caratterizzati da un grande piano per garantire una abitazione dignitosa per ogni persona con disabilità". Non si tratta tanto di costruire nuove strutture. "È prima di tutto la possibilità di orientare tutte le risorse disponibili in favore dei progetti di vita delle persone con disabilità, che hanno il diritto di scegliere, in condizione di parità con le altre persone, dove, con chi vivere. Oggi sono obbligate a vivere solo ove è possibile".

Il Coordinamento dei genitori dei Cdd chiedono una maggiore elasticità e umanizzazione dei servizi per i disabili. "In primis la richiesta di non sanitarizzazione e ospedalizzazione" dei Centri diurni e della Residenze per i disabili (Rsd). Oggi invece queste strutture sono troppo legate a "conteggi burocratici" e si rischia di negare "la libertà dei disabili" a "scegliere un percorso di vita, a trascorrere giornate con amici o parenti, a fare le ferie come tutti".

Inoltre, "sollecitiamo l’aumento dei trattamenti di fisioterapie per i disabili adulti -scrive Pinuccia Pisoni-: non è ammissibile che vengano concessi solo 20 trattamenti all'anno, a meno di avere situazioni gravi (interventi, trattamenti botulinici ecc.). Poniamo sotto accusa la gestione spregiudicata degli Enti Gestori, tutto a scapito dei disabili, meno soldi, più incombenze come la compilazione delle schede Fasas e classi SiDi assurde. Meno inclusione, più sanitarizzazione, uguale a meno attività educative e inclusive per gli utenti". "È doveroso modificare la Dgr 1185 del 20 dicembre 2013 -aggiunge Pinuccia Pisoni-: ha creato nella sua attuazione una infinità di contraddizioni e difficoltà riguardo al numero massimo di giorni di assenza retribuiti dalla Regione per i disabili nei centri diurni disabili e nelle  Rsd,con conseguente ritorsione degli enti gestori sulle famiglie, tramite il ricorso a  minacce di dimissioni!". Il Coordinamento dei genitori dei Cdd chiede infine una revisione dei criteri di applicazione dell'Isee.

"Il nostro auspicio e la nostra richiesta - conclude Alberto Fontana-, è che Regione Lombardia si ponga l’obiettivo di diventare la Regione Italiana all’avanguardia nel rispetto dei diritti umani di tutte le persone con disabilità, a partire dal diritto alla vita indipendente e all’inclusione nella società". (dp)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news