Campi rom, 21 luglio: “L’alternativa c’è e costa fino a 15 volte meno”
ROMA - Autorecupero a Messina, autocostruzione a Padova: l'alternativa ai campi rom esiste, ci sono le prove e costa fino a 15 volte meno. E' quanto emerge dal rapporto "Campi Nomadi s.p.a. - Segregare, concentrare e allontanare i rom. I costi a Roma nel 2013" presentato oggi a Roma dall'associazione 21 luglio. Lo studio, infatti, mette a confronto i costi di tre progetti di inserimento abitativo. Ad affiancare i progetti di Messina e Padova, i costi per la realizzazione e la gestione del campo della Barbuta e il confronto è lampante.
A Messina, il progetto "Casa e/è lavoro" ha riguardato l'auto recupero di stabili in disuso in una zona urbana della città. Coinvolte nel progetto di recupero le famiglie rom e ad oggi sono 14 i nuclei inseriti negli alloggi che restano di proprietà del comune, a cui i rom dovranno pagare un affitto agevolato dopo i primi 5 anni. Il costo dell'opera è "10 volte inferiore rispetto a quella sostenuta annualmente dal comune per la gestione del campo attrezzato". Il costo complessivo è stato infatti di 145 mila euro, con nessun costo aggiuntivo negli anni, come invece richiesto dai campi attrezzati. A Padova c'è il "Villaggio della Speranza". Stavolta un progetto di autocostruzione che ha coinvolto l'Opera nomadi e il Comune. Sono 12 le famiglie che, dopo aver contribuito alla costruzione, si sono inserite nei rispettivi 12 appartamenti. Il costo complessivo è stato di 642 mila euro. Senza costi aggiuntivi negli anni successivi.
Progetti che non temono il confronto con l'ultimo campo realizzato a Roma, quello della Barbuta. Il costo complessivo per la sua realizzazione, infatti, è stato di circa 9,5 milioni, contro i 642 mila e i 145 mila delle due esperienze di Messina e Padova. Ma mentre in queste due ultime città, il costo per la realizzazione dell'opera non ha avuto incrementi successivi, nel caso della Barbuta, il costo del progetto a 5 anni dalla sua realizzazione è cresciuto, raddoppiato. Il campo è costato al Comune di Roma oltre 18 milioni. Andando a comparare la spesa per famiglia, si nota che mentre a Roma sono stati spesi 155 mila euro a famiglia, a Messina il progetto è costato 10 mila euro per famiglia, quindici volte meno e a Padova 53 mila, 3 volte meno. Con l'unica, grossa differenza che a Messina e Padova i rom vivono in case di muratura e non in moduli abitativi, in campi sosta lontani dalla città.
Il rapporto, però, non si limita a indicare esempi virtuosi ma si spinge a formulare una strada praticabile anche per una città come Roma. La proposta è quella di avviare un progetto di co-housing affidato ad una cooperativa composta da più famiglie e non tutte rom su un progetto di autorecupero codificato dalla legge regionale n.55 del 1998. La stima dei costi per la realizzazione di alloggi in edifici in disuso è estremamente vantaggiosa. Per la realizzazione di alloggi di diversa metratura per ospitare 22 famiglie (con reddito da lavoro), non necessariamente rom, il costo per il comune è i 1,6 milioni a cui va ad aggiungersi il costo complessivo a carico della cooperativa di circa 1,2 milioni. Al comune le famiglie dovranno pagare un canone d'affitto secondo l'equo canone e in base al reddito. Canone che servirà a pagare i mutui per i primi 20 anni, ma che successivamente costituirà anche un guadagno per il Comune. (ga)