26 luglio 2018 ore: 15:04
Immigrazione

Camping river, sgombero nonostante decisione Cedu: "Muore stato di diritto"

Lo sgombero è iniziato alle 7 di questa mattina, le operazioni sono andate avanti per ore. Famiglie e bambini in strada. Stasolla (21 Luglio): "Non siamo più tutelati neanche dalla corte europea dei diritti umani". I volontari: "Distrutti anni di lavoro per l'integrazione". Salvini: "Legalità, ordine e rispetto prima di tutto"
Eleonora Camilli/Rs Sgombero del camping river (26 luglio 2018) - 1

Foto Eleonora Camilli/Rs

 

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Sgombero del camping river (26 luglio 2018) - 2

ROMA - “Ci hanno buttato in mezzo strada come animali. Ma da qui non ce ne andiamo neanche se ci ammazzano, come si fa a trattare così famiglie con bambini? Ci hanno dato - dieci minuti per prendere le nostre cose e uscire. E ora cosa facciamo? Ma tanto siamo zingari e di noi non importa niente a nessuno”. Lo urla in strada Denis, 20 anni, uno degli abitanti del campo rom Camping River, alle porte di Roma, sgomberato questa mattina dalle forze dell’ordine. Lo sgombero è iniziato alle 7 di questa mattina, le operazioni sono andate avanti per ore. Secondo il racconto degli abitanti non sono mancati momenti di tensione con i vigili, che hanno però negato l'uso della violenza. Ieri le operazioni di evacuazione erano state bloccate da un provvedimento della Corte europea dei diritti dell’uomo: attraverso l'adozione di una misura d'emergenza, la Cedu ha, infatti, ordinato al Governo italiano di non procedere allo sgombero previsto a seguito della notifica agli abitanti dell'ordinanza 122 del 13 luglio firmata dalla sindaca Virginia Raggi. 

L’azione nonostante la sospensione chiesta dalla Corte europea dei diritti dell’uomo: "Precedente gravissimo".  La decisione della Cedu è arrivata dopo il ricorso portato avanti da tre abitanti del campo supportati dall'Associazione 21 luglio. Lo sgombero doveva essere sospeso almeno fino a domani 27 luglio: “Oggi il governo italiano ha calpestato un giudizio della Corte europea dei diritti umani - spiega a Redattore sociale Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio - oggi finisce lo stato di diritto. La corte ha detto che doveva analizzare i casi e aveva preso tempo fino a domani, noi stavamo producendo la documentazione necessaria ma il governo ha proceduto comunque allo sgombero. Quello che è successo stamattina è di una gravità inaudita,- aggiunge -. Si crea un precedente preoccupante, sappiamo di non poter essere più tutelati neanche dalla Corte dei diritti dell’uomo. Ora stiamo valutando nuove azioni legali contro il governo italiano”. 

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Sgombero del camping river (26 luglio 2018) - 1

Le reazioni politiche. Stasolla ricorda che la situazione igienico sanitaria all’interno dell’insediamento “è stata prodotta dallo stesso comune di Roma che prima ha distrutto alcuni dei container e poi il 30 giugno scorso ha tolto l’acqua agli abitanti - afferma - Oggi si dice che lo sgombero è reso necessario per questioni di igiene, ma dentro il campo sembra che ci sia stato un bombardamento. E a ridurlo così è stata l’amministrazione capitolina”. Solo ieri la sindaca di Roma Virginia Raggi spiegava in una conferenza stampa che non sarebbe stato possibile realizzare l’operazione di evacuazione in due giorni. A salutare invece con successo l’operazione è il ministro dell’Interno Matteo Salvini che in un tweet ha annunciato lo sgombero dicendo: “legalità, ordine e rispetto prima di tutto”. Sul posto da questa mattina anche alcuni esponenti politici, tra cui il capogruppo capitolino di Sel, Stefano Fassina, Riccardo Magi, parlamentaredei Radicali italiani, e Alessandro Capriccioli, consigliere regionale di +Europa. “E’ un chiaro segnale politico, un atto di forza, non è possibile che non si potesse attendere fino a domani - spiega Capriccioli - si voleva dare una dimostrazione all’Europa ma si tratta di una strada pericolosa, che passa sopra al rispetto dei diritti umani”.  

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Abitanti in strada, insieme ai tanti bambini, anche neonati. Dopo l’inizio dello sgombero, gli abitanti hanno raccolto le loro cose e le hanno ammassate in strada di fronte il cancello del River village. Alcuni portano via i bagagli con le auto, altri fanno avanti e indietro con i passeggini. Seduta in un angolo, Valeria, 21 anni, indica la sua bambina di appena 20 giorni, Alexia, la più piccola tra gli abitanti in strada. “E’ nata prematura - dice - per questo è così piccina”. Non sa che fare, spiega, gli operatori della Sala operativa sociale del Comune di Roma propongono un alloggio nei centri di accoglienza per lei, Alexia, e l’altro figlio di 3 anni. “Come faccio a separarla dal papà? E’ così piccola - ripete. Ma alla fine accetta. In tutto sono 43 le persone prese in carico nel circuito dell’accoglienza capitolina da questa mattina, fa sapere l’assessorato alla Persona, Scuola e Comunità solidale. Poco distante, Iaga, 19 anni, appoggiata su un materasso buttato a terra, tiene in braccio il fratellino di un mese e mezzo, che si chiama Guido. Mi spiega che per loro la situazione è più complessa: “siamo dieci figli, io sono la più grande, lui il più piccolino. Con noi c’è anche mia nonna, in totale siamo in 13. Come facciamo a separarci? Siamo una famiglia. Non sappiamo cosa succederà, ma quello che già sta succedendo per noi è terribile”. 

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La rabbia di volontari e operatori sociali: “Così si distruggono anni di lavoro”. Luana Virgili e Cinzia Lucentini sono due volontarie della Comunità di Sant’Egidio, stamattina sono state tra le prime ad accorrere sul posto quando hanno saputo dello sgombero. “Stanno distruggendo tanti anni di lavoro, noi sono almeno dieci anni che conosciamo e seguiamo queste persone - spiega Virgili -. Dentro il campo ci sono almeno 180 bambini, tutti andavano a scuola. Con loro abbiamo fatto un percorso di scolarizzazione e integrazione complesso. Fa male oggi vederlo andare in fumo. Questi bambini sono cresciuti con i nostri figli, frequentano le stesse scuole, parlano italiano, sono italiani. Il 90 per cento di loro è scolarizzato nonostante i genitori in molti casi siano analfabeti. Ora non sappiamo che fine faranno, per noi di Sant’Egidio la scuola è fondamentale, non possiamo pensare che ora tutto questo venga distrutto insieme alle baracche”. (Eleonora Camilli)

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