9 novembre 2017 ore: 12:44
Immigrazione

Campobello di Mazara, i lavoratori stagionali: "Vergogna, in Africa vivevamo meglio!"

Parlano i braccianti africani impegnati nella raccolta delle olive nel Trapanese. Patrizia Moceri (Libera): "I residenti non vogliono affittare le case". E su 1200 immigrati impiegati, solo 600 lavoratori hanno un contratto di lavoro
Serena Termini/RS Campo raccolta olive - Campobello di Mazzara 4

Foto Serena Termini/RS

PALERMO - "Vergogna, in Africa - nel mio Paese - vivevo meglio e non pensavo di sopravvivere in queste condizioni tremende". A dirlo è un giovane bracciante africano originario del Senegal, che racconta quanto pessime siano le condizioni di vita dentro il campo abusivo di Erbe Bianche.
"I 20 bagni chimici sono inavvicinabili - racconta - perché essendo pochi sono sporchissimi e c'è il rischio di prendere infezioni e malattie. Dopo il lavoro di tante ore, siamo costretti a lavarci a pezzi con l'acqua fredda con secchi e bottiglie perché non tutti la possiamo riscaldare. Allo stesso modo laviamo anche i vestiti".
"Qui si vive malissimo e questa è una vita bruttissima - racconta con il viso molto stanco un giovane tunisino -. E' il primo anno che raccolgo olive e non solo mi sfruttano ma sono costretto a vivere in questa maniera così terribile".

"Sono qui da sei anni ma questo è davvero l'anno peggiore - racconta Thierno, 34enne senegalese -. Adesso faremo una festa nell'area dove stavamo l'anno scorso. Le condizioni di vita sono troppo brutte e neanche in Senegal vivevo in questo modo. Per 3 anni ho abitato in una casa che poi non mi stata più affittata. Le cose devono cambiare".
Un giovane molto magro di nome Sanou, sempre del Senegal, che vive letteralmente 'ammassato' dentro un casolare abbandonato di Erbe Bianche con un sorriso dolce si sfoga e afferma: "Ci sono troppi rifiuti ed è veramente tutto disumano, non è giusto farci stare così".
Ci sono anche alcune donne. Incontriamo Fena e Anta, intente a impastare dei dolci in grossi pentoloni. Sono molto stanche ma sempre con il sorriso dicono che non si aspettavano di trovare una situazione di questo tipo e non vedono l'ora che finisca.

Paghe variabili e  lavoro nero. Le paghe ai braccianti africani per la raccolta delle olive sono variabili. C'è chi racconta di avere guadagnato in un giorno 35 euro per 15 cassette. C'è invece chi dice di avere firmato un contratto che prevedeva 50 euro ma dipende da quante cassette si riescono a fare, perché la paga si aggira da 3 a 4 euro a cassetta.
C'è stato anche un accordo tra i sindacati confederali ed il comune per garantire i diritti dei lavoratori. In questi mesi anche Libera e i sindacati si sono spesi per lottare contro il caporalato e il lavoro nero. Il risultato è stata l'apertura di uno sportello del comune in cui ogni bracciante agricolo si è iscritto costituendo una lista. Lista a cui il datore di lavoro delle azienda agricola è obbligato a fare riferimento per reperire le persone di cui ha bisogno. E' un modo per facilitare i controlli ed evitare lo sfruttamento lavorativo in nero. Secondo alcuni dati raccolti, su 1200 immigrati, 600 lavoratori hanno un contratto di lavoro.

Le case non si affittano. L’interazione tra gli abitanti di Campobello e i lavoratori stagionali è davvero minima e a volte ha creato qualche tensione, nonostante il fenomeno si ripeta da 15 anni e sia anche molto conveniente per l’economia della zona. Infatti con la loro presenza non solo è garantita la raccolta delle olive, per la quale altrimenti mancherebbe il personale, ma ci sono 1200 persone in più che fanno la spesa. E anche i negozi di Campobello ne traggono beneficio.
Qualche ragazzo negli anni ha anche cercato di prendere in affitto delle stanze, ma fino ad oggi nessuno ci è riuscito, non perché mancassero le case vuote ma semplicemente perché i proprietari non vogliono affittarle.
“Ho tentato di affittare una casa qui a Campobello - dice un immigrato -. Ti dicono subito che non c’è una casa libera oppure ti chiedono che costa 500 euro al mese. La verità è che non ci vogliono dare le loro case perché siamo africani”.

"Molte di queste persone, soprattutto quelle che vengono ormai da tanti anni - ci tiene a sottolineare Patrizia Moceri di Libera - potrebbero pagarsi regolarmente una casa condividendola insieme ad altri. Il problema continua da essere che gli abitanti del posto non gliele affittano. Quest'anno, in particolare, siamo tornati indietro da tutti i punti di vista e la situazione è peggiorata proprio perché il numero elevato di presenze ha creato tanti problemi in un'area come Erbe Bianche. In una società civile le regole stanno alla base della convivenza civile. E' chiaro che stare dentro il campo 'Ciao Osmane' faceva bene anche a loro mentre adesso la situazione è totalmente fuori controllo. Ormai purtroppo siamo davanti ad una situazione irrecuperabile ma questo deve essere da monito già a partire da ora per quello che tutte le istituzioni dovranno essere in grado di fare, insieme a noi associazioni, in vista di un 2018 che sia all'insegna della dignità e del riconoscimento dei diritti essenziali. Dal 2014 si era imboccata una strada diversa che anche l'anno scorso, seppur con le difficoltà del caso, si stava continuando. Oggi è andato perduto tutto ma siamo pronti, nonostante tutto, a ricominciare di nuovo daccapo".

Ad Erbe Bianche è già buio fitto e non si vede più niente. Alla fine della visita ci chiede aiuto il giovane Hassan di 34 anni dicendo che è diabetico e che sta molto male. Lo accompagniamo in macchina al presidio della Crocerossa dove, dopo avere verificato che stava per entrare in coma ipoclicemico, lo portano d'urgenza in ambulanza in ospedale. (set)

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