22 aprile 2016 ore: 15:49
Economia

Caporalato, il viceministro Olivero: "Chiederemo iter accelerato per il ddl"

Un testo solido da portare in aula e tempi rapidi. E' quanto promette il viceministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali. Da rilanciare anche la Rete del lavoro agricolo di qualità dopo le poche adesioni in otto mesi. "Mille domande sono pochissime, non possiamo dirci soddisfatti. Occorre aumentare premialità"
Vittime del caporalato

ROMA – "Sul ddl caporalato stiamo lavorando ad un testo consolidato, poi chiederemo un iter accelerato". È quanto promette Andrea Olivero, viceministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali, rispondendo al segretario nazionale Flai Cgil, Giovanni Mininni, che ha su Redattore sociale ha chiesto un impegno maggiore della Rete del lavoro agricolo di qualità e tempi più rapidi per l’approvazione del ddl 2217 attualmente al Senato.  Un testo di legge, quello presentato lo scorso anno dai ministri Orlano, Martina e Poletti, che affronta questioni “problematiche e scivolose”, spiega Olivero, e che per questo necessita di un lavoro di “grande puntualità”. “È molto importante adesso il passaggio parlamentare in Senato: contiamo di far le cose rapidamente, ma anche senza sbagliare – precisa il viceministro -.  Il tema è molto delicato, soprattutto per quanto riguarda la questione del reato di caporalato. Dobbiamo trovare un punto di giusto equilibrio per far sì che sia effettivamente perseguibile, cosa che fino ad oggi non è accaduta. Al contempo dobbiamo far sì che ci siano concrete prospettive di intermediazione legale del lavoro in agricoltura”.

Il governo accelera sul ddl. Nonostante la delicatezza del tema, per Olivero, però, occorre accelerare i tempi. Il testo, infatti, è ancora in Commissione agricoltura al Senato, ma c’è ancora il passaggio dall’aula di Palazzo Madama. “All’interno della maggioranza stiamo accelerando per poter arrivare in tempi rapidi alla discussione – aggiunge Olivero -. La prossima settimana ci sarà un ulteriore tavolo che speriamo possa essere preparatorio per poter avviare l’iter in Commissione e poi in aula in tempi rapidi. Il lavoro in Commissione sarà importantissimo. Credo che ci vorranno alcune settimane per chiuderlo, ma se si lavora bene non sarà tempo sprecato. Dobbiamo lavorare su un testo che non sia propaganda ed evitare di fare proclami. Molte volte, negli anni passati, si è pensato di giocare sulle pene. Noi dobbiamo lavorare su un testo applicabile e che possa funzionare”. Si punta, però, ad un iter più veloce. “Ne ho già parlato con la presidenza del Senato e della Camera – spiega il ministro -: chiederemo di accelerare fortemente l’iter. Adesso vogliamo avere un testo ben consolidato. Poi chiederemo un iter accelerato”.

Nonostante l’impegno nel velocizzare i lavoro, i tempi per l’effettiva applicazione delle norme contenute nel ddl potrebbero non bastare per far sì che già quest’estate si possano avere nuovi strumenti per la lotta al caporalato. “E’ chiaro che la campagna sta arrivando e noi dobbiamo agire anche in questo periodo di passaggio – dichiara il ministro -. Ha ragione Mininni sul fatto che non dobbiamo perder tempo, ma se anche riuscissimo ad approvarla in tempi rapidissimi non potrebbe andare a modificare la realtà nel territorio dall’oggi al domani”. Per Olivero, quindi serve già da oggi un impegno maggiore e rapido sui territori. “In questa fase dobbiamo andare a mettere in campo anche altre azioni di natura repressiva – ha spiegato Olivero -. Stiamo già attivando col ministero del Lavoro e degli Interni per cercare di fare una cabina di regia nazionale e territoriale in quelle aree maggiormente interessaste dai fenomeni di caporalato e forte pressione migratoria per intervenire in maniera coordinata e garantire quella sufficiente situazione di dignità del lavoratore anche nell’accoglienza temporanea. Non dimentichiamoci che dobbiamo intervenire con urgenza su un problema secolare”.

Il disegno di legge, però, avrà bisogno di un forte sostegno sui territori. Ed è proprio questa la mission della Rete del lavoro di qualità, che nonostante l’impegno di tutti gli attori coinvolti, ha raccolto ancora poche adesioni. Ad oggi infatti, le domande presentate dalle aziende sono solo un migliaio. Poco più di 300 quelle che hanno dimostrato ad oggi di avere i requisiti, ma per Olivero si può ancora intervenire per potenziare e rilanciare il progetto. “Se ci trovassimo con uno strumento normale potremmo dirci delusi – dichiara il viceministro -, ma quello della rete è uno strumento veramente innovativo. E’ uno dei pochi esempi dove la pubblica amministrazione supera la logica della repressione per cercare di costruire un circolo virtuoso con la collaborazione di tutti i soggetti. In questo senso lo strumento deve essere affinato e reso in qualche modo fortemente credibile”. A frenare la partenza della Rete, anche “problemi di natura organizzativa”, chiarisce il viceministro. “C’è stata una difficoltà nell’andare a uniformare i sistemi informativi – spiega Olivero -. Le domande che sono arrivate erano un numero un po’ superiore, intorno al migliaio, ma ad una parte non siamo riusciti a dare una risposta positiva ad oggi perché c’erano difficoltà con l’Agenzia delle entrate. Difficoltà che abbiamo superato in questi giorni”. Tuttavia, continua Olivero, mille domande “rimangono pochissime, non è che possiamo dirci soddisfatti. Assolutamente”.

Numeri che richiederanno alla Rete stessa di fare una “manutenzione”necessaria. Per Olivero, occorre “aumentare la premialità dell’adesione. Per far questo dobbiamo fare un lavoro un po’ più raffinato: penso alla possibilità di associare l’adesione alla rete con la concessione di un marchio etico. Un bollino spendibile anche da un punto di vista commerciale. Molti potrebbero essere interessati, sia per l’accesso alla grande distribuzione organizzata, ma anche perché tutto il Nord Europa sta chiedendo reti di qualità”. Da rivedere, spiega il viceministro, anche alcuni dei parametri amministrativi. “Attualmente vengono escluse aziende che hanno avuto una lieve sanzione amministrativa – spiega -. Talvolta hanno pagato la multa e sono assolutamente in regola. Abbiamo inserito in questa prima fase dei parametri che forse sono un po’ eccessivi.  E’ chiaro che dobbiamo essere inflessibili su questo fronte, ma quando si tratta di altre materie e non vi sono sanzioni gravi o solo di natura amministrativa non dobbiamo vessare, perché altrimenti si rischia che per una qualunque sciocchezza ci si ritrovi fuori". Per Olivero, la Rete "è uno strumento flessibile, che non è fatto soltanto di regole e di carte, ma anche di un comitato che ha una funzione di cabina di regia territoriale, che può vigilare sui soggetti iscritti”. Il lavoro della Rete, conclude il viceministro, resta però fondamentale. “Se non abbiamo attiva la rete – chiosa -, tutti gli strumenti che possiamo andare a mettere in campo per rendere più legale e trasparente il lavoro in agricoltura, rimarranno incompleti”.(Giovanni Augello)

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