Caporalato, Martina annuncia le task force. “Insoddisfatto della Rete del lavoro agricolo”
ROMA – Una rete del lavoro agricolo di qualità più forte e una legge contro il caporalato nel più breve tempo possibile. È quanto ha chiesto il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, intervenuto questa mattina durante la presentazione del terzo rapporto su Agromafie e caporalato di Flai Cgil a Roma. Nonostante l’attenzione dell’opinione pubblica e non solo sul tema del caporalato sia in aumento, le istituzioni fanno fatica a portare avanti gli strumenti pensati per facilitare il contrasto del fenomeno. A partire dalla Rete del lavoro agricolo di qualità che ad oggi non ha raccolto molte adesioni (a fine aprile erano poco più di 300 su circa 100 mila papabili), come già denunciato dal Segretario nazionale della Flai Cgil, Giovanni Mininni, a Redattore sociale a fine aprile. “La rete del lavoro agricolo di qualità è uno strumento potenzialmente importantissimo – ha affermato Martina -. Sono il primo a non essere soddisfatto di come è partito. Abbiamo concepito insieme uno strumento che può fare la differenza. Siamo ancora in un passaggio in cui non possiamo ancora ritenerci soddisfatti. C’è un meccanismo ancora di costruzione operativa dei passaggi di adesione e di gestione quotidiana di questa rete che vanno assolutamente resi più fluidi e semplici”.
La sfida, secondo il ministro, riguarda soprattutto il sistema associativo del mondo agricolo. “Bisogna promuovere questo strumento – ha detto a margine del suo intervento il ministro -, semplificare le procedure di adesione e chiedere un patto di responsabilità a tutte le associazioni che possono fare di più. Questo è un po’ il terreno di sfida positiva che vogliamo lanciare oggi”. Per Martina, il lavoro da fare a livello nazionale è ancora tanto e deve necessariamente precedere quello sui territori, su cui la Flai Cgil insiste da tempo. “La rete del lavoro agricola va irrobustita, semplificata, ramificata nei territori – ha spiegato Martina -. Trasferire impostazione nazionale sui territori, dico anche che innanzitutto ora è la fase della buona organizzazione a livello nazionale, perché non siamo arrivati alla perfezione in ambito nazionale”. Il ministro, però, conferma la volontà del governo di andare fino in fondo. “Il governo è in campo con tutta l’attenzione e tutta la forza che può esprimere – ha ribadito -. C’è un primo fronte che è legato al controllo dei territori. Stiamo facendo un lavoro molto importante con il ministero del Lavoro e con il ministero dell’Interno: partiranno delle task force dedicate a 15 territori più problematici e stiamo mettendo in campo un progetto molto utile di accompagnamento dei lavoratori stagionali soprattutto in alcune realtà”.
Altre priorità è quella di avere una legge nel minor tempo possibile. “La legge è fondamentale – ha detto Martina -. Io la voglio assolutamente, come la vogliono in tanti. Abbiamo bisogno di quella legge. Posso farvi solo una promessa. Ogni giorno noi siamo su questo fronte, tra le mille cose è nella nostra agenda. Bisogna che al Senato costruiamo le condizioni per accelerare dal punto di vista del dibattito prima in Commissione e poi in Aula”. Ai parlamentari presenti alla conferenza la richiesta di usare “tutti gli strumenti a nostra disposizione per accelerare la tempistica in ragione della centralità di questo tema e della necessità di dare un segnale”. Nel chiedere tempi certi, però, il ministro ha anche sottolineato la necessità di andare “oltre una certa lettura del caporalato”. Secondo Martina, “bisogna ingaggiare dritto negli occhi la responsabilità delle imprese – ha affermato -. Lo dico sapendo che fare questo passaggio implica una riorganizzazione della natura di alcuni strumenti e alcuni reati che noi stiamo compiendo. Quando leggiamo della confisca e quando ci poniamo il tema della revisione degli indici di sfruttamento e proponiamo il tema della responsabilità amministrativa degli enti, noi stiamo facendo tutto questo. Muovendoci su un terreno complicato, ma necessario. Sono il primo a difendere le imprese agricole che lavorano nella legalità e per fortuna sono la maggioranza e che vivono la competizione sleale delle imprese che utilizzano questi strumenti, ma dobbiamo andare oltre una certa rappresentazione del fenomeno”.(ga)