25 febbraio 2010 ore: 10:05
Immigrazione

Capoverde, dall'avventura esotica al turismo sessuale e procreativo. Al femminile

Donne mature e ragazze sbarcano sull'isola di Sal alla ricerca di giovani disponibili. Un fenomeno sommerso che incide sulla vita di chi parte e di chi resta, spiegato dall'antropologo Damiano Gallinaro
PRAIA (CAPO VERDE) - Nella pellicola "Verso il sud", l'intensa protagonista Charlotte Rampling interpretava il ruolo di una donna di mezza età alla ricerca di amore e compagnia in latitudini tropicali. La finzione del film è una realtà nell'isola di Sal, "anche se non ha numeri statisticamente rilevabili", fa notare l'antropologo Damiano Gallinaro, del dipartimento Agemus dell'Università La Sapienza di Roma, a margine della settimana di studio promossa dal Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes.
Durante la sua ricerca etnografica nell'arcipelago capoverdiano, Gallinaro si è imbattuto sia in signore europee dai 40 anni in su che "si accompagnavano a uno o due ragazzi; esiste un rituale di corteggiamento ben preciso e oleato, che inizia sulla spiaggia con qualche frase cortese e prosegue in un pub, sorseggiando una bibita". Ma questo tipo di turismo, che possiamo definire sessuale al femminile, riguarda anche gli uomini europei, "italiani in particolare, anche se la prostituzione non è immediatamente visibile per le strade: gli incontri tra potenziale cliente e prostituta avvengono nei luoghi di ritrovo, nei bar o sulle spiagge". Tuttavia l'antropologo ha osservato anche i comportamenti di alcune ragazze italiane, "giovani e carine, che sbarcano sull'isola alla ricerca di avventure sessuali". Comportamenti promiscui che hanno generato i primi casi di Aids, prima sconosciuto sull'isola.

Alcune vorrebbero trovare il grande amore, un po' esotico, sulle spiagge di Sal, "ma su forum del sito Capoverde24 si possono leggere numerosi scambi di post tra ragazze venute nell'arcipelago e altre pronte a partire. A quelle che ancora sognano romanticamente il grande amore, manifestando nostalgia per un 'fidanzato' conosciuto durante la loro vacanza, altre rispondono prosaicamente che quel ragazzo ha avuto molte altre avventure nel frattempo, o che magari è sposato con figli", riferisce Gallinaro, aggiungendo: "Le ragazze capoverdiane, in questi casi, sono le vittime della situazione, perché si trovano a dover gestire la famiglia da sole e a vivere l'impatto sociale dei comportamenti del proprio marito, conosciuto da tutti".

Il mito "della fuga, dell'avventura esotica" esiste ancora. Peccato però che per molti capoverdiani sia un modo per "ricevere regali o, addirittura, ottenere la cittadinanza italiana con un matrimonio che poi naufraga velocemente", osserva l'antropologo. Si verificano anche casi, infatti, di "turismo procreativo": ragazze che non cercano solo l'avventura, ma una famiglia e, nello specifico, "un compagno e una gravidanza. Tuttavia, una volta arrivati in Italia, non sempre la relazione si rivela autentica e duratura". (lab)
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