Carcere, alla Dozza condizioni igieniche e di manutenzione “sufficienti”
BOLOGNA – Condizioni igieniche e di manutenzione sufficienti e spazio minimo vitale a persona rispettato (almeno 3 metri quadrati, come previsto dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani). È quanto emerge dalla visita effettuata nei giorni scorsi dal Garante per i diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna, Antonio Ianniello, alle sezioni femminile, penale e ai locali che ospitano gli ammessi al regime di semilibertà della Casa circondariale Rocco d’Amato di Bologna. Dal sopralluogo, risulta però che “l’offerta di attività lavorative non risulta adeguata alla domanda proveniente dalla popolazione ristretta, essendo limitate le risorse a disposizione della locale gestione penitenziaria”, riporta il garante. Inoltre, nella sezione femminile è presente una bambina al seguito della madre, “nei cui confronti gli operatori penitenziari si relazionano nei termini della più ampia disponibilità, ferme restando le ordinarie esigenze di sicurezza”. Come spiega il garante, la madre stava usufruendo di una misura alternativa alla detenzione ma è rientrata in carcere in seguito alla sospensione cautelativa della misura stessa. “Si attende di conoscere le decisioni di competenza del tribunale di sorveglianza, anche al fine di vagliare eventuali possibilità di un adeguato collocamento”.
Sono 71 le detenute nella sezione femminile della Dozza, in cui “tendenzialmente” viene applicata la separazione tra imputate e condannate in via definitiva. Come rilevato dal garante nel sopralluogo, “i bagni all’interno di ogni camera di pernottamento sono dotati di docce, l’orario quotidiano delle celle verrà esteso fino alle 20 anche nel braccio che ospita le imputate (come riportato dagli operatori penitenziari), sono particolarmente adeguati gli ambienti al secondo piano in cui sono collocati spazi per le attività in comune, comprese le aule studio”. L’area dedicata alla salute mentale che attualmente accoglie 3 donne con patologie psichiatriche è gestita dal servizio sanitario. “I numeri esigui, però, e la collocazione fisica di questi ambienti detentivi, collocati al piano terra, comportano un significativo stato di isolamento per queste donne detenute”. È ormai consolidata l’attività della sartoria che impiega 3 detenute, attivi anche corsi scolastici, un laboratorio teatrale e il coro (misto).
Nella sezione penale, in cui sono collocate persone condannate in via definitiva a pena della reclusione superiore ai 5 anni, sono circa 100 i detenuti presenti. “In questa sezione è ampiamente operativo il regime a celle aperte, potendo trascorrere le persone detenute apprezzabili periodi di tempo, nel corso della giornata, all’esterno delle camere di pernottamento – si legge nel report del garante – Nelle camere di pernottamento non sono presenti docce, ma gli ambienti in cui sono collocate quelle comuni sono sembrati in condizioni accettabili”. Sul fronte lavorativo, sono presenti alcune lavorazioni in convenzione che prevedono l’intervento di soggetti eserni: l’officina meccanica coinvolge 15 detenuti assunti con contratto a tempo indeterminato, il laboratorio di disassemblaggio dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche impiega 2 detenuti, il caseificio 3, la lavanderia industriale recentemente avviata vedrà impegnati 4 detenuti con l’obiettivo di arrivare a 6 a pieno regime.
“Nei mesi scorsi le persone detenute della sezione penale hanno firmato reclami collettivi – riferisce il garante – in cui segnalavano la scadente qualità di alcuni prodotti, in particolare la carne, venduti in istituto dalla ditta appaltatrice del servizio, e la richiesta di un ampliamento dei canali televisivi che si possono vedere”. Attualmente sono abilitati solo 15 canali, rimanendo esclusi i canali in chiaro con programmazione di eventi sportivi, i canali con programmazione culturale e i canali con programmazione di informazione giornalistica regonale. Infine, “nel corso delle intelocuzioni avute durante il sopralluogo, alcune persone detenute hanno segnalato la scarsa frequenza dei contatti con il proprio educatore di riferimento”.
Gli spazi detentivi che accolgono i semiliberi (sono 26) sono apparsi “adeguati in termini di ampiezza, illuminazione e aerazione”. Sono in fase di ultimazione i lavori di ristrutturazione che riguardano la sezione femminile della stessa struttura: “Sussistendo ormai da diversi mesi l’inagibilità di questi spazi, le donne ammesse alla semilibertà, 3, le quali possono trascorrere parte del giorno fuori dall’istituto per partecipare ad attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale, non sono assegnate in apposite sezioni autonome separate dagli ordinari ambienti detentivi, ma si trovano nella sezione femminile insieme alle altre detenute”. (lp)