Carcere, Antigone: “Ordinamento penitenziario sia fondato sulla dignità”
ROMA - Passare da un ordinamento penitenziario dove i diritti sono elementi del trattamento, a un sistema fondato sulla dignità e i diritti fondamentali. È questo il cuore della proposta dell’Associazione Antigone per un nuovo ordinamento penitenziario presentata questa mattina alla Camera dei deputati insieme ai dati del Pre-Rapporto 2017 sulle carceri. Una proposta in venti punti indirizzata in particolar modo alle tre Commissioni istituite presso il ministero della Giustizia lo scorso 19 luglio per dare continuità alla riforma del codice penale approvata il 14 giugno scorso e per occuparsi quindi delle modifiche alla disciplina delle misure di sicurezza e di assistenza sanitaria, della riforma dell'ordinamento penitenziario minorile e della riforma dell'ordinamento penitenziario nel suo complesso a partire da quanto elaborato dagli Stati generai dell’esecuzione penale. “Quello che abbiamo fatto - ha spiegato Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone - è stato tentare di guardare ad un modello di esecuzione di pena tutto fondato sulla dignità della persona detenuta, tanto quanto della persona libera. Dignità come fondamento di tutti i diritti. C’è un esplicito punto di delega che cita la dignità e siamo contenti di essere stati noi a proporlo e averlo visto realizzato in Parlamento. La dignità come fondamento dei diritti e quindi di un modello di esecuzione di pena che guarda alla rieducazione e reintegrazione sociale attraverso la fruizione e la garanzia dei diritti di tutti”.
I venti punti elencati nel documento pubblicato online sulle pagine dell’associazione, spaziano dalla formazione dello staff penitenziario alla questione dell’isolamento, dai diritti dei detenuti Lgbt al tema del lavoro in carcere, dalla condizione delle donne e dei minorenni a quella degli stranieri, fino alla religione. Dopo un primo punto dedicato alla dignità e ai diritti delle persone detenute, Antigone chiede per lo staff penitenziario “corsi di formazione che favoriscano una cultura comune rispettosa del sistema internazionale dei diritti umani e della prevenzione della tortura - si legge nel testo -. Il personale penitenziario deve essere sempre identificabile. Si tratta di una forma di prevenzione rispetto ai rischi di violenze, ma anche di protezione per la gran parte dello staff che si muove nel solco della legalità”. Il testo chiede anche di ridurre al minimo l’isolamento penitenziario poiché rappresenta una “pratica che lede la dignità umana”. Vanno inoltre escluse alcune categorie di detenuti e va abolita la pena dell’isolamento diurno per i pluri-ergastolani”. Da abolire anche le “ghettizzazioni” di coloro che hanno differenti orientamenti sessuali. “Vanno previste norme per la loro assegnazione - spiega il testo -, contro la violenza e ogni forma di discriminazione, per la formazione del personale”.
Tra le richieste anche quella di un codice etico di condotta per le forze di polizia. “Poche norme, chiare, sui comportamenti ammessi e quelli vietati - spiega il testo -, sul fine che deve ispirare l’azione di polizia, sul ruolo importante che le forze dell’ordine hanno a protezione dei diritti umani. Una sorta di giuramento di Ippocrate delle forze dell’ordine”. Il testo chiede anche di “estendere la possibilità di accesso ai benefici penitenziari e alle misure alternative e, dall’altro, introdurne di nuove”. Soprattutto, chiede di “rivedere il sistema delle preclusioni ai benefici penitenziari, che tante esclusioni ha prodotto nel tempo. A tutti, in coerenza agli obblighi costituzionali, va data la possibilità del recupero sociale”. Secondo il testo, serve anche un’attenzione maggiore alla condizione dello straniero. “Significa disporre di interpreti, traduttori e mediatori culturali - spiega il testo -. È inoltre fondamentale eliminare tutti i casi di espulsione a fine pena di persone che stanno lavorando per progetti personali di recupero e di integrazione sociale”.
Tra i diritti considerati fondamentali dalla proposta di Antigone, anche l’istruzione. “Tra le attività di risocializzazione e di emancipazione dalla vita criminale vi è, in primo luogo, l’istruzione - spiega il testo -. Essa è un diritto fondamentale. Va garantita al massimo delle potenzialità, fino agli studi più qualificati quali quelli universitari. L’istruzione è un antidoto eccezionale contro la recidiva, costituendo così un investimento per la sicurezza collettiva”. Anche il lavoro va sempre assicurato e “deve essere sempre retribuito in modo dignitoso”. Tra i diritti da tutelare anche quello alla salute. Secondo Antigone “va promosso con forza il principio della parità di trattamento sanitario tra persona detenuta e persona libera, nonché residualizzato l’internamento delle persone con problemi psichiatrici - si legge nel testo -. Va posta fine all’evidente e ingiustificata disparità di trattamento tra portatori di problemi fisici e portatori di patologie psichiatriche. È inoltre necessario aprire alla possibilità che anche le persone con disturbi psichiatrici con compromissione del funzionamento psichico e dell’adattamento possano accedere alle misure alternative affidandosi alla rete di servizi territoriali di tutela della salute mentale già presenti, in accordo con programmi di presa in carico da parte dei Dsm territorialmente competenti”. Infine, due passaggi sui minorenni, “che hanno diritto a non essere trattati come adulti”, e alle donne detenute. “È necessario far uscire le donne detenute dal silenzio normativo nel quale sono costrette - spiega il testo -. Vanno evidenziati i loro bisogni e i loro diritti, con un’attenzione specifica alla condizione di genere”.