1 marzo 2016 ore: 12:18
Giustizia

Carcere, aumenta la "quota di mantenimento": ai detenuti restano pochi euro

La denuncia del periodico "Carte bollate": "Lo stipendio di un ospite delle galere italiane passa quasi direttamente dalle sue tasche alle casse dell’amministrazione penitenziaria. Questo significa che non ha nessuna possibilità di mandare soldi a casa e che al contrario le famiglie devono farsi carico delle spese"
Carcere, detenuto dietro sbarre e guardia penitenziaria

MILANO - Sembrano pochi euro, ma per i detenuti italiani la spending review si è tradotta in una vera e propria mazzata: la "quota di mantenimento" che ciascuno deve pagare per ogni giorno trascorso in carcere è passata da 1,61 euro a 3,62 euro al dì. Ora per ogni anno di detenzione si tratta di 1.321,30 euro. Il problema è che quei pochi che hanno un impiego (poco più di 10mila) guadagnano in media 2,50 euro all'ora: si occupano delle pulizie, della gestione della spesa per gli altri reclusi, della manutenzione ordinaria. È quanto denuncia Carte Bollate di gennaio/febbraio, il periodico realizzato dai detenuti dell'omonimo carcere milanese. "In sostanza, lo stipendio di un ospite delle galere italiane passa quasi direttamente dalle sue tasche alle casse dell’amministrazione penitenziaria e ciò che gli resta sono poche decine di euro - scrive il direttore del giornale Susanna Ripamonti -. Questo significa che non ha nessuna possibilità di mandare soldi a casa e che al contrario le famiglie devono farsi carico delle spese che deve sostenere per la sua sopravvivenza". 

In un ampio servizio dedicato alla "spendinreviù", Carte Bollate spiega che "le buste paga dei lavoratori detenuti, da un mese all'altro, hanno subito una svalutazione di circa il 25% del totale". Colpa della paga oraria troppo bassa che non può coprire l'aumento della quota di mantenimento. "Se le stesse mansioni fossero appaltate a un'impresa esterna costerebbero almeno il quadruplo, e si stratta di servizi indispensabili come la pulizia, la manutenzione dei fabbricati, la distribuzione e la preparazione del cibo, senza i quali l'azienda-carcere non potrebbe funzionare". 

Allo Stato ogni detenuto costa complessivamente 125 euro al giorno. "Di questi quattrini però, solo 9,26 euro vengono spesi per il suo mantenimento: 3,80 euro per i pasti e 5,46 euro per i servizi cosiddetti trattamentali, fra i quali rientrano trasporto nei tribunali e in altri istituti, costi del personale addetto al reinserimento, psichiatri, psicologi, educatori. Tutto il resto serve a mantenere la struttura, il personale amministrativo e la polizia penitenziaria". 

"Quello che salta subito agli occhi è la scarsità delle risorse destinate a iniziative di rieducazione e reinserimento sociale -aggiungono i detenuti- e la netta prevalenza di risorse destinate alla sorveglianza. Insomma, il carcere continua a essere una macchina tarata per riprodurre se stessa, quasi a prescindere dai detenuti e dalle finalità di rieducazione e reinserimento che gli assegna la nostra Costituzione". (dp) 

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