Preoccupa ancora il sovraffollamento carcerario, ma i contagi in carcere restano contenuti: ad oggi si contano 11 detenuti positivi e 7 operatori. Tra i temi affrontati nella conferenza stampa del Garante anche l’apertura delle Rsa “in totale sicurezza” e la promozione di un sistema di accoglienza dei migranti più diffuso
ROMA - “La parola d’ordine è ripresa convivendo con il rischio ma in condizione di maggiore sicurezza e protezione” in tutte quelle istituzioni in cui c’è la privazione della libertà. A dirlo è il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, durante la conferenza stampa tenutasi oggi online per fare il punto sui diversi ambiti di competenza. “Il Garante ha ormai ripreso e riattivato le sue visite alle varie istituzioni di diverso tipo”, ha spiegato Palma durante il suo intervento nel quale ha affrontato problemi e prospettive su carcere, centri di accoglienza per migranti e residenze sanitarie assistenziali e per disabili.
Sono proprio queste ultime a rappresentare uno dei focus principali dell’intervento del Garante. “In queste residenze c’è stato un periodo di chiusura durate l’emergenza da Covid-19 - ha spiegato Palma -. Sono diventati luoghi che di fatto sono privativi della libertà personale. Non lo erano de jure, ma lo sono diventati di fatto e il Garante nazionale, come organismo delle Nazioni unite, ha una competenza estesa per questo tipo di struttura”. Secondo il Garante, ad oggi sono circa 90 mila le persone ospitate all’interno di 4.609 residenze per anziani. “Numeri alti da tener presente”, ha aggiunto Palma che sulla riapertura afferma: “Non può significare vedere il parente soltanto attraverso un vetro o privare le persone dei loro affetti per il loro bene dal punto di vista sanitario. Dobbiamo trovare un modo affinché sia possibile avere dei contatti e rapporti in totale sicurezza”. La questione “non è semplice”, ha ammesso il Garante, soprattutto nelle residenze per disabili. “Per tutti i disabili, il contatto diretto è una questione essenziale - ha aggiunto Palma - altrimenti c’è un arretramento cognitivo che fa perdere mesi o anni di lavoro già fatto. Questo è uno dei punti per i quali abbiamo scritto ai presidenti delle varie regioni. Alcuni hanno risposto, altri ancora no. Sono andati un po’ tutti in ordine sparso. In alcune regioni c’è stata una maggiore apertura, in altre di meno. Sette regioni sono state quelle che hanno dialogato più direttamente con noi: Emilia Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia e Toscana”.
Altro tema delicato è quello dei centri di accoglienza. “Inutile far finta che il problema non ci sia - ha affermato Palma -. Gli immigrati attualmente in accoglienza sul territorio nazionale sono 84.557 e di questi 59.900 sono in grandi strutture. Una scelta negativa del decreto sicurezza che il precedente governo ha varato, favorendole a svantaggio del sistema Sprar più diffuso”. Per Palma, si tratta di una quesitone che “richiede una correzione e ho visto positivamente che la ministra Lamorgese ha detto che su questo punto vuole intervenire. Mi auguro che questi interventi siano messi all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri quanto prima perché attendono da un pezzo, se non altro per ottemperare a quanto suggerito e richiesto dallo stesso presidente della Repubblica”. Per il Garante, i centri dove i migranti possono essere trattenuti fino a sei mesi “senza far nulla” possono rappresentare luoghi “potenzialmente esplosivi di tensioni, di mini rivolte e autolesionismo”. In merito all’idea di navi quarantena, inoltre, il Garante non chiude. “A Lampedusa erano presenti 1.246 persone il primo settembre - ha aggiunto Palma -, e in questo senso, pur essendo una soluzione molto intermedia e provvisoria, va tenuto presente che l’ipotesi di utilizzare le navi ancorate in porto, quindi stabili, è una situazione che tutela di più perché possono essere messi sotto il controllo medico della Croce rossa. Una situazione più tutelante rispetto ad avere le persone negli hotspot”.
Per quanto riguarda i penitenziari e la popolazione detenuta, i numeri snocciolati dal Garante parlano di una certa stabilità, dopo il lieve aumento di presenze in carcere a seguito del picco negativo toccato ad aprile. “I detenuti sono 53.958 - ha affermato Palma -. I numeri erano scesi a 52.792 il 10 aprile, ma ora sono risaliti e sono più o meno stabili”. Numeri “sempre troppo alti” e soprattutto “territorialmente non omogenei” con situazioni di sovraffollamento a livelli critici in alcuni istituti. “Situazioni insostenibili - ha detto Palma -. Ed è un problema se si pensa alla necessità di distanziamento nell’ipotesi di ripresa del problema del contagio”. Per quanto riguarda gli attuali contagiati all’interno del pianeta carcere, invece, i numeri sono piuttosto bassi. “Oggi le persone contagiate in carcere sono 11 detenuti e 7 operatori - ha dichiarato Palma -: un numero molto ristretto. Il carcere in qualche modo ha tenuto”. Anche i dati da inizio pandemia delineano una contenuta diffusione dei contagi negli istituti di pena. “Sono 290 le persone che complessivamente sono risultate positive in tutto questo periodo - ha detto Palma -. Di questi, 34 hanno avuto una gestione ospedaliera e la rimanente parte una gestione carceraria. Complessivamente ci sono stati 4 morti, ma in due casi erano persone con con più patologie precedenti, formalmente detenute ma già ospedalizzate”.
Nonostante il carcere sia stato attraversato da proteste anche violente - provocando la morte di 13 persone -, il lockdown potrebbe lasciare anche un segno in positivo, come l’utilizzo degli smartphone per permettere ai detenuti di comunicare con familiari che per diverse ragioni non possono accedere ai colloqui. “L’esperienza dell’utilizzo degli smartphone e la possibilità di comunicare con la famiglia in un altro modo rispetto ai colloqui, quindi vedere famigliari più anziani o più giovani o che per altri motivi non possono andare al colloquio, è stata un’esperienza positiva - ha detto Palma -. Va trovata la modalità di come non perdere questa esperienza, pur avendo scrupolosamente attenzione alle condizioni di sicurezza”. (ga)