26 marzo 2017 ore: 10:58
Giustizia

Carcere. Dai suicidi alla radicalizzazione, Orlando riunisce i vertici dei dipartimenti

L'obiettivo è fare il punto su quanto è stato recepito del lavoro dei 200 esperti chiamati dal Guardasigilli a scandagliare il sistema carcere. Tra i temi: la prevenzione degli atti di autolesionismo, la tutela del legame con le famiglie e del diritto alla salute
Messa a la prova, persona lungo corridoio carcere

ROMA – La prevenzione dei suicidi e degli atti di autolesionismo, il rischio radicalizzazione, la tutela del legame con le famiglie e del diritto alla salute, un trattamento che garantisca istruzione, formazione e accesso al lavoro per facilitare il reinserimento in società. Tanti i fronti su cui è impegnato il Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità (Dgcm). Altrettanti i progetti avviati e in parte ispirati dalle proposte degli Stati generali sull’esecuzione penale. Per fare il punto su quanto è stato recepito del lavoro dei 200 esperti chiamati dal Guardasigilli a scandagliare il sistema carcere, il ministro Andrea Orlando ha riunito i coordinatori dei Tavoli e i vertici dei Dipartimenti. A rappresentare il settore minorile, il nuovo Capo Dipartimento, Gemma Tuccillo, magistrato, già vice Capo di Gabinetto, che succede a Francesco Cascini. Nella sua relazione, l’attività del Dipartimento e i progetti avviati.

Giovani stranieri.
In primo piano il reinserimento sociale e lavorativo con il sostegno a “progetti che - si legge nel documento -  prevedano cooperazione e il rafforzamento della rete delle risorse pubbliche e del privato sociale”, e a favore dei “percorsi di regolarizzazione per ottenere il titolo di soggiorno o la cittadinanza” accompagnati da percorsi di alfabetizzazione ed educazione civica. In programma anche progetti mirati a un servizio di mediazione culturale agli immigrati, anche attraverso sportelli di informazione. Mentre “per i minori stranieri non accompagnati è ribadita la necessità di attivare procedure per l’apertura della tutela sin dal primo contatto con i servizi minorili”.
Rischio radicalizzazione.
Alta l’attenzione del Dipartimento su questo fronte con seminari di aggiornamento per gli operatori e progetti che favoriscono “maggiore conoscenza del fenomeno e degli ambienti socioculturali di provenienza dei giovani e un’analisi delle caratteristiche socio-ambientali e psicologiche che rendono l’adolescente particolarmente vulnerabile, per adottare efficaci strategie d’intervento, anche seguendo le buone pratiche degli altri Paesi europei. Particolare attenzione è data al “libero esercizio del culto e all’esigenza di un clima di dialogo e di accoglienza, quale antidoto più importante per contenere il fanatismo religioso e la radicalizzazione violenta”. Diffusa in tutti i servizi, la “Carta dei diritti e dei doveri dei minorenni che incontrano i Servizi minorili della Giustizia”, pubblicata in nove lingue (italiano, arabo, cinese, francese, inglese, rumeno, russo, spagnolo, tedesco)”.
Colloqui, corrispondenza elettronica e collegamenti audiovisivi.
Per incentivare i contatti con la famiglia, considerata principale punto di forza nel processo di cambiamento del minore, sulla proposta del Tavolo 5 degli Stati generali, si è stimolato l’utilizzo di Skype, riservato prevalentemente ai detenuti ristretti lontano dai propri cari o che hanno difficoltà nei colloqui. Formulata, nel rinnovo del Protocollo “Bambini senza sbarre”, la “Carta dei figli di genitori detenuti”. In diversi istituti sono state attrezzate aree colloqui destinate allo ‘spazio bambini’.

Istruzione, formazione e lavoro.
In evidenza la necessità di favorire convenzioni tra Regioni, Uffici scolastici regionali, Cgm (centri per la giustizia minorile) e Cpia (centri provinciali per l’istruzione degli adulti), per l’accesso a tutte le opportunità formative. Borse lavoro e tirocini formativi sono indicati come obiettivi privilegiati dei percorsi trattamentali. Tra le iniziative in corso, il progetto “Giovani e Legalità” realizzato nell’ambito di un programma operativo gestito dal Miur. Per incrementare il lavoro dei detenuti, “il Dipartimento, di concerto con il Dap e con la mediazione dell’Ufficio del Gabinetto del Ministro, ha convenuto sull’impiego per i servizi di pulizia negli Uffici per l’esecuzione penale esterna”.

Tutela dei soggetti con disagio psichico.
“L’aumento di evidenti segnali di sofferenza e disagio psicologico e psichico manifestati dai ragazzi rende spesso difficile far fronte alle esigenze di presa in carico e tutela. Una delle maggiori criticità è rappresentata dalla necessità di un approccio multidisciplinare e integrato fra i diversi servizi coinvolti e dall’esigenza di stabilire forme di collaborazione basate su procedure comuni.
Il Dipartimento ha avviato, nell’ambito del progetto internazionale ‘Fact for minors’, un tavolo di lavoro dedicato a questo segmento di ragazzi, per definire procedure condivise per una tempestiva e competente presa in carico. Obiettivo: la creazione e sperimentazione, nei 5 paesi partner, di modalità operative capaci di migliorare la qualità del lavoro in rete”. Si sta lavorando, inoltre, all’analisi dei protocolli locali stipulati dai singoli servizi minorili, per uniformare le prassi, a livello nazionale.

Il rischio di autolesionismo e di suicidio.
“Il suicidio - anche solo tentato - e l’autolesionismo sono fenomeni molto complessi, che necessitano di analisi multidisciplinari, ancor più per un adolescente. Per questo, l’attività trattamentale interviene sia sul presente, perché i ragazzi imparino a considerare la detenzione come tempo per la scoperta di nuove capacità, sia sul futuro, offrendo loro la possibilità di acquisire competenze per il reinserimento socio-lavorativo.
In molti casi, alla condizione di detenzione si aggiungono disturbi psichiatrici, della personalità o dipendenza da alcol e droga, elevando ulteriormente il rischio. In linea con la direttiva del Ministro che ha fatto seguito anche alle indicazioni degli Stati generali, il dipartimento ha elevato l’attenzione negli istituti per minorenni, dove il fenomeno non ha proporzioni elevate, ma che ha visto un aumento nell’ultimo anno degli episodi di autolesionismo e dei tentativi di suicidio.
Sono state indicate procedure formali per identificare e gestire situazioni ad alto rischio e si sta lavorando nel sottogruppo Minori del Tavolo permanente sulla Sanità penitenziaria. In evidenza, la necessità di ridurre la condizione di isolamento e favorire ulteriormente i contatti con i familiari o altre figure positive che possano essere un riferimento affettivo per i ragazzi.

I minori stranieri con disagio psichico.
I minori e giovani adulti stranieri “rappresentano la maggioranza tra coloro che compiono atti autolesivi e per i quali hanno anche una differente valenza culturale. Alcuni di questi ragazzi presentano elevati fattori di rischio, come disturbi psichiatrici, disagi psichici o dipendenze e allo stesso tempo si trovano in una condizione che rende difficile lo sviluppo di fattori protettivi. La mancanza di una rete familiare di supporto, inoltre, crea isolamento e ulteriori criticità nel percorso di reinserimento”. Di fronte a situazioni multiproblematiche, si ritiene necessario un intervento ancora più specializzato, con la possibile collaborazione di figure professionali specifiche come l’etnopsicologo e l’etnopsichiatra, al fine di considerare l’importante influenza dei fattori culturali”. (Teresa Valiani)

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