Carcere, il teatro vince la scommessa: laboratori in più del 50% delle strutture
ROMA - Più della metà delle carceri italiane ospita un laboratorio di teatro, nel 96 per cento di questi istituti l’attività teatrale ha un’incidenza positiva sul clima interno e nella pressoché totalità delle esperienze (99 per cento) i laboratori rientrano nella valutazione trattamentale.
“I veri maestri del teatro è più facile trovarli lontano dal palcoscenico” ha scritto Krzysztof Warlikowski, uno dei più importanti registi europei, nel messaggio per la 53ma giornata mondiale del teatro 2015. E alla vigilia dell’edizione 2016, fissata come ogni anno per il 27 marzo, i numeri che arrivano dal carcere testimoniano quanto non si debba mai smettere di cercare altri palcoscenici e di sperimentare. Proprio per il 27 marzo, in concomitanza con l’evento mondiale, è promossa la terza Giornata nazionale del Teatro in Carcere, organizzata dal Coordinamento nazionale del teatro in carcere e dall’Istituto superiore di Studi penitenziari (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).
Il Cartellone degli spettacoli messi in scena dalle compagnie teatrali attive negli istituti penitenziari sarà presentato il 24 marzo nella sede del Museo Criminologico di Roma in occasione del rinnovo del Protocollo d’intesa tra il Dap, il Coordinamento nazionale teatro in carcere e l’università Roma Tre.
A firmare il protocollo saranno Santi Consolo, capo del Dap, Vito Minoia, presidente del Coordinamento nazionale teatro in carcere e Paolo D’Angelo, direttore del Dipartimento di filosofia, comunicazione e spettacolo dell’università di Roma Tre. Nella scorsa edizione l’iniziativa aveva coinvolto 59 istituti penitenziari con 81 eventi realizzati in 17 regioni. In programma, spettacoli teatrali ma anche conferenze, proiezioni video, laboratori, prove aperte al pubblico con iniziative anche all’esterno delle carceri.
- “L’attività teatrale - sottolinea il Dap - costituisce uno strumento utile per i soggetti in stato di detenzione, sia sotto il profilo culturale che di crescita personale”, come conferma il monitoraggio realizzato dalla Direzione generale detenuti e trattamento. “Dai dati rilevati risulta che i laboratori teatrali sono presenti in tutto il territorio nazionale con una percentuale che supera il 50 per cento degli istituti e con una durata nel tempo superiore a dieci anni per il 33 per cento dei laboratori stessi. Le attività teatrali registrano un’alta valutazione sotto il profilo trattamentale e una ricaduta positiva sul clima dell’istituto”.
In particolare: al 63 per cento dei laboratori partecipano gruppi di oltre 10 detenuti e al 30 per cento gruppi da 6 a 10 persone. L’85 per cento dei corsisti sono uomini, il 7 per cento donne, il resto dei gruppi è a composizione mista. Il 77 per cento dei detenuti che svolgono attività teatrale fanno parte del circuito di media sicurezza, il 15 per cento dell’As3 (alta sicurezza 3), il resto diviso tra As1 (alta sicurezza 1), altri circuiti e gruppi misti.
I soggetti che gestiscono i laboratori sono per il 41 per cento volontari, per il 37 per cento professionisti e per il 12 per cento insegnanti.
Il 59 per cento dei corsi ha una frequenza settimanale, il 25 per cento bisettimanale e il 4 per cento trisettimanale.
I finanziamenti che sostengono queste attività provengono per il 68 per cento dal settore pubblico e per il 32 per cento da privati.
Linguaggio, scrittura, contaminazioni. “È nato così qualcosa di completamente originale – spiega Vito Minoia raccontando l’attività pluriennale dei laboratori -: un tipo di teatro fondato sull’ascolto dei luoghi in cui opera, sulle biografie delle persone coinvolte, sulla reinvenzione continua dei linguaggi della scena secondo i limiti dati dalle strutture e dalle condizioni eccezionali di questa particolare forma di lavoro teatrale.
Nelle carceri italiane è nato un teatro di scrittura scenica in forme tra loro differenziate: dalle case circondariali alle case di reclusione, dalle carceri femminili agli istituti minorili, fino alle strutture psichiatrico giudiziarie si è cercato di coniugare l’utilità per i detenuti di queste esperienze laboratoriali e produttive con la creazione di un teatro di valenza artistica e comunicativa”.
Alla presentazione del calendario dell’edizione 2016 interverranno Massimo De Pascalis, vice capo vicario del Dap, Valeria Ottolenghi, critico teatrale (Associazione nazionale dei Critici di teatro), Valentina Venturini, università Roma Tre (Dipartimento di filosofia, comunicazione, spettacolo), Ivana Conte, autrice e formatrice (associazione nazionale Agita teatro), Mimmo Sorrentino, regista (Teatro Incontro, compagnia operante nella casa di reclusione di Vigevano), Livia Gionfrida, regista (Teatro Metropopolare, compagnia operante nella casa circondariale di Prato), Anna Gesualdi e Giovanni Trono, registi (TeatrIngestAzione, compagnia che ha operato negli ultimi dieci anni nell’ex ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa).
Michalis Traitsis, regista (Balamòs Teatro, compagnia della casa di reclusione della Giudecca di Venezia) presenterà un video dedicato al progetto teatrale “Passi Sospesi” di Balamòs Teatro negli istituti penitenziari di Venezia.
Mentre Tiziana Sensi, attrice e regista (associazione Tearca di Roma) leggerà alcuni brani del romanzo “Gli occhi di Eleonora”, opera prima di Vincenzo Lerario (dalla casa circondariale di Pesaro) che verrà presentato al pubblico oggi alle 18.00 presso la Libreria Coop in Corso XI Settembre a Pesaro. (Teresa Valiani)