Carcere, alla Dozza è boom di contagi: 70 detenuti e 10 agenti positivi
BOLOGNA – Una settantina di detenuti contagiati e una decina di agenti di polizia penitenziaria risultati positivi allo screening dello scorso sabato. Si aggrava la situazione Covid nella Casa circondariale di Bologna. “Il carcere è in affanno – ammette Nicola D’Amore, agente della Dozza ed esponente del Sinappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria –. Riconosciamo il grande lavoro fatto dalla direzione e dal comando, in termini di prevenzione e protezione. Fino a un paio si settimane fa le cose andavano abbastanza bene, poi hanno cominciato a precipitare. È una corsa a ostacoli, perché quello che programmi per il giorno successivo può essere immediatamente scombussolato da nuovi riscontri positivi. Speriamo la situazione non peggiori, altrimenti sarà necessario sostituire il personale contagiato”.
Il problema, spiega D’Amore, sono gli spazi: a oggi, la Dozza accoglie oltre 700 persone detenute a fronte di una capienza massima di 500, situazione di sovraffollamento denunciata anche dal Garante comunale per i detenuti Antonio Ianniello, che in una nota scrive: “Sono circa 200 le presenze oltre la capienza regolamentare, una condizione per la quale la mancanza di distanziamento fisico può evidentemente fungere da acceleratore della diffusione del contagio. Questa seconda ondata sta avendo un impatto decisamente più grave sul carcere rispetto alla prima, sia a livello locale sia nazionale, e l’ulteriore rischio che può profilarsi nei mesi a venire, collegato a una non improbabile terza ondata, merita una scrupolosa valutazione”.
Per ora, continua D’Amore, “si fa fronte all’emergenza in tutti i modi possibili, ritagliano continuamente nuovi spazi, nel rispetto dei diritti di tutti. Per esempio: molti dei detenuti che lavoravano alla cucina del carcere sono risultati positivi così, per qualche giorno, ci si è rivolti a una ditta esterna, per poi riorganizzarsi incaricando le detenute del femminile. Garantire il servizio internamente è un ottimo risultato, frutto della collaborazione di tutti. Va detto, infatti, che la sofferenza è trasversale, e le persone recluse ne sono coscienti. Non è facile tornare a casa dalle proprie famiglie con questa enorme preoccupazione, riconoscono il nostro grande sacrificio”. La settimana scorsa, dunque, è cominciato uno screening a tappeto su tutto il personale e la popolazione detenuta per avere un quadro completo, scongiurando l’ipotesi che si possa arrivare a dichiarare l’istituto zona rossa. Per ovviare a questa situazione, sono state ampliate le fasce orarie per telefonate e videochiamate, e dalla scorsa settimana il Provveditorato ha chiuso gli ingressi sino a quando non sarà raggiunta la piena stabilizzazione del quadro epidemiologico, dirottando i nuovi giunti su Modena.
Dei detenuti positivi, la maggior parte è asintomatica e dunque accolta nelle sezioni Covid (tra positivi e persone in isolamento preventivo) ritagliate all’interno della struttura. Il reparto penale a oggi risulta chiuso per l’alto numero di contagi, e tutti i 75 detenuti lì accolti sono in quarantena. “Sicuramente non è la situazione di marzo – constata D’Amore –, quando mancavano gel, mascherine e dpi. Oggi abbiamo tutto, le pulizie vengono fatte più volte al giorno. Riconosciamo il grande sforzo della sanità in carcere. Per ora, si naviga a vista. Ma per quanto?”.
“C’è stato un aggravamento della situazione epidemiologica – continua la nota di Ianniello – anche con alcune persone ricoverate all’esterno. Secondo quanto previsto dal protocollo sanitario, le persone che risultano essersi positivizzate vengono collocate in spazi differenziati così come chi ha avuto contatti stretti con i positivi. Vengono messe in quarantena anche le persone che presentano sintomatologia compatibile con il Covid-19 e chi ha condiviso con loro le camere di pernottamento. Di fronte a questi numeri resta ferma la necessità di deflazionare la popolazione detenuta, anche per evitare che una terza ondata possa ulteriormente amplificare le già serie difficoltà che si stanno fronteggiando in carcere”.