21 dicembre 2016 ore: 17:41
Giustizia

Carcere, Lombardia prima per numero di detenuti. "Ma è il luogo dei miserabili"

Raggiunta quota 8 mila. Ma in cella finiscono soprattutto "poveri disgraziati". La denuncia del Cnca: "Le carceri sono diventate il luogo, in senso letterale, dei miserabili: coloro che, costretti al di sotto del livello di povertà, non ce la fanno a sopravvivere"
Ombra di donna dietro sbarre, carcere

MILANO - Carceri lombarde sovraffollate, con celle che ospitano soprattutto "poveri disgraziati". La denuncia viene dalla sezione lombarda del Coordinamento nazionale delle comunità d'accoglienza (Cnca), secondo il quale "la popolazione carceraria è raddoppiata e le carceri sono diventate il luogo, in senso letterale, dei miserabili: coloro che, costretti al di sotto del livello di povertà, non ce la fanno a sopravvivere". La Lombardia è la regione che ha più detenuti, circa 8mila. E sono in aumento, visto che nel maggio scorso erano 7.400. "Una parte significativa di persone che avrebbero potuto uscire sono rimaste in carcere -sottolinea il Cnca-. Da una parte i sepolti vivi del 41 bis per gli affiliati di peso, veri e presunti, alla criminalità organizzata; poi un gruppo consistente di detenuti sottoposto all’alta sorveglianza per reati come l’associazione a delinquere, l’associazione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e il sequestro di persona. Al centro si trova un assembramento di poveri disgraziati, ammassati e sovraffollati in celle senza nulla, se non la disperazione. Sono perlopiù tossici che cercavano droga e stranieri che cercavano cibo o rifugio, ma che hanno trovato davanti a sé solo sbarre. La popolazione carceraria è raddoppiata e le carceri sono diventate il luogo, in senso letterale, dei miserabili: coloro che, costretti al di sotto del livello di povertà, non ce la fanno a sopravvivere. Le prigioni sono tornate a essere gli ospedali generali di un tempo: l’auberge des pauvres, il ricovero di ogni categoria di emarginati". In cella finisco anche persone con problemi di salute mentale.

Circa un detenuto su quattro, quando termina la pena, non sa dove andare: i cambiamenti veloci e traumatici della società lasciano sul terreno delle vittime incolpevoli, i poveri, e delle vittime colpevoli, i disperati che compiono reati per fame di cibo o di droga. La povertà continua a essere incarcerata. Il Cnca Lombardia opera sul territorio con 15 realtà, che seguono almeno 250 detenuti (anche minori e donne) in regime di misure alternative (come l'affidamento). "Il punto più delicato e che richiede oggi l’impegno del CNCA è quindi quello rivolto all’accoglienza dei detenuti poveri, quelli che non hanno casa, non hanno reddito, non hanno relazioni. Sono tanti e sono tra coloro che, nonostante abbiano la possibilità di uscire in misura alternativa, non hanno un luogo dove andare o, terminata la pena, tornano in una dimensione di pendolarità con il carcere per mancanza di alternative. La prospettiva non può essere solo l’accoglienza, ma anche l’accompagnamento a forme di reinserimento e, spesso, di inserimento sociale, attraverso attività lavorative anche di utilità sociale e la possibilità di accedere a un reddito".  

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