Carcere, "oltre 500 mila euro al giorno di risparmio con le misure alternative"
ROMA – “Con altri diecimila detenuti in misura alternativa il risparmio per il sistema penitenziario sarebbe di 577mila euro al giorno e si attiverebbero 1.500 posti di lavoro nelle realtà di accoglienza”. La proiezione è contenuta nel report “La Certezza Del Recupero. I costi del carcere e il valore delle misure alternative” presentato oggi a Roma da Centro nazionale per il volontariato e Fondazione volontariato e partecipazione. La ricerca rientra tra le attività del gruppo di lavoro di cui fanno parte Cnv, Seac, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Caritas, Sesta Opera San Fedele di Milano, Padre Nostro di Palermo, Associazione Papa Giovanni XXIII, che punta a ottenere l'istituzionalizzazione delle comunità di accoglienza e il riconoscimento delle misure alternative.
- I numeri del carcere. A fine novembre negli istituti di pena erano presenti 54.428 detenuti, di cui un terzo stranieri e oltre la metà (36.962) in attesa di giudizio. Anche se la situazione è migliorata, il sovraffollamento permane. Sono 5.119 i detenuti in eccesso, con forti squilibri territoriali: un istituto su cinque ospita il 60 per cento in più di detenuti rispetto alla capienza. La situazione più critica è in Puglia, mentre Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta e Sardegna sono le realtà più virtuose. Il sovraffollamento riguarda quasi esclusivamente le case circondariali, “che raccolgono in prevalenza imputati in attesa di giudizio e per pene minori, più immediatamente disponibili per pene alternative” chiarisce il report.
Ogni detenuto costa 123,78 euro al giorno, escluse le spese sanitarie, per un costo annuo totale di 2,977 miliardi. “Le spese per il personale coprono l'82 per cento del costo detenuto - è spiegato nel rapporto -, mentre il costo netto di mantenimento a persona è inferiore ai 10 euro”.
Al 30 novembre, i condannati o imputati in esecuzione penale esterna erano 31.045, in larga parte italiani (14,4 per cento gli stranieri nei servizi sociali, 12,3 per cento in semilibertà e 20,6 per cento sul totale degli arresti domiciliari). In particolare, quasi ventimila sono gli affidamenti in prova al servizio sociale, semi-libertà o detenzione domiciliare (9.273 giunti alla misura alternativa dallo stato di detenzione).
Abbattere i costi con le misure alternative. “La risoluzione al problema del sovraffollamento deve svilupparsi su due assi portanti – è scritto nel report -: da una parte la riduzione del numero di detenuti, dall'altra la redistribuzione tra gli istituti”. L’urgenza è dunque di mandare in misura alternativa subito gli oltre cinquemila detenuti in eccesso e approfittare dei posti lasciati vuoti per alleggerire le situazioni più critiche. Senza questa redistribuzione, l’alternativa è di mandare in misura alternativa 9.671 detenuti.
Tenendo conto però dell’esigenza di non recidere i legami familiari, le proiezioni parlano di un minimo di 5.723 detenuti interessati dalla manovra. Gli estensori del report ammettono che con questi numeri il risparmio iniziale sarebbe nullo, poiché il costo-detenuto andrebbe alle realtà di accoglienza, senza la possibilità di incidere sulle spese fisse del sistema detentivo. Ma sarebbe comunque l’avvio di un processo virtuoso che, ad esempio, “al 10millesimo detenuto trasferito a pena alternativa consentirebbe un risparmio netto per l'intero sistema di 577mila euro al giorno”.
Le potenzialità del volontariato. In questa partita le organizzazioni di volontariato possono avere un ruolo cruciale. Sono 274 quelle che già operano nel mondo carcerario ma, secondo una rilevazione della Fondazione volontariato e partecipazione e dal Cnv, altre 1.747 sarebbero disponibili a impegnarsi nel settore, 2.457 a partecipare a progetti di sensibilizzazione, 3.403 ad accogliere detenuti o ex detenuti per il reinserimento e il recupero. (gig)