Carcere, Orlando: "Occorre cambiare l’approccio al sistema penitenziario"
ROMA - “La soluzione dell’emergenza carceraria, all’indomani della sentenza Torreggiani, ha costituito una delle priorità del mio mandato. Al 31 dicembre 2016 la popolazione carceraria è composta da 54.653 unità, ancora superiore complessivamente alla capacità regolamentare degli istituti penitenziari, peraltro accresciuta in questi stessi anni di circa 4.000 unità”.
Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando nella relazione annuale sull’amministrazione della giustizia, questa mattina in Senato. Un documento che riassume in poche cartelle l’attività di un anno intenso che ha visto le condizioni delle carceri e, più in generale, la situazione dell’esecuzione penale al centro di un dibattito che per la prima volta ha coinvolto soggetti esterni al circuito penitenziario.
Le proposte arrivate dal lavoro dei 200 esperti chiamati dal Guardasigilli intorno ai Tavoli degli Stati generali sull’esecuzione penale, hanno delineato il nuovo volto del carcere e definito chiaramente la rotta da seguire per restituire dignità alle persone detenute e un ruolo consono all’Italia nel panorama europeo. A distanza di un anno, molte di quelle proposte sono rimaste sulla carta, alcune sono state attuate mentre altre sono in fase di avvio.
“La popolazione carceraria - ha sottolineato il ministro - è diminuita di circa 10 mila unità in tre anni. Importante è il nuovo e più maturo equilibrio del rapporto fra presenza carceraria ed esecuzione penale esterna, ormai quasi paritario.
Rieducazione e reinserimento sociale sono legati essenzialmente al potenziamento delle misure alternative al carcere. I risultati non sono ancora del tutto soddisfacenti, ma non lo saranno se non riusciremo a cambiare l’approccio complessivo al sistema penitenziario. Per favorire questo percorso, la positiva esperienza intrapresa con gli ‘Stati Generali dell’esecuzione penale’ ha costituito una base di elaborazione preziosa. L’ampliamento dei presupposti per l’accesso alle misure alternative, l’introduzione dell’istituto della messa alla prova per gli adulti e la crescita di sanzioni alternative al carcere, come quella del lavoro di pubblica utilità, il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari impongono un’azione amministrativa mirata a costruire un sistema di probation ampio ed effettivo che ponga l’Italia alla pari di tutti i maggiori paesi europei che trovano in questo settore il principale strumento di esecuzione penale”.
Avviandosi alle conclusioni, Orlando ha assicurato che “terrò in massimo conto le valutazioni di ogni forza politica; da tutte mi aspetto un concorso concreto sull’insieme dei problemi che abbiamo davanti. Ritengo che la gran parte delle conquiste degli scorsi anni, come di quelle che auspico per il futuro, sia dovuta al superamento di una logica di astratta e pregiudiziale contrapposizione. Non indulgo all’ottimismo, ma nemmeno al suo contrario, rinunciando a delineare i percorsi possibili. Ma i provvedimenti di riforma funzionano se le loro ragioni mettono radici nell’habitat sociale, civile e culturale del Paese che va difeso, non solo dagli attentati alla sicurezza e alla libertà, ma anche dalle troppo aspre disparità che rischiano di spaccarlo”. (Teresa Valiani)