Carcere Parma, secondo detenuto suicida in 3 mesi: “Servono misure urgenti”
PARMA - Si è tolto la vita ieri, impiccandosi con un lenzuolo alla grata della sua cella del carcere di Parma. Aveva 42 anni. Nell’istituto di strada Burla, è il secondo suicidio di un detenuto in 3 mesi (l’ultimo, lo scorso 1 maggio): “Il suicidio è un atto non solo individuale, ma dipendente anche da fattori di contesto che vanno valutati. Ritengo che, in scelte così drammatiche, ci siano sempre delle concause. I detenuti sono persone in carico alle istituzioni, come gli studenti a scuola o i pazienti in ospedale: i suicidi non sono ammissibili”, spiega Roberto Cavalieri, garante dei detenuti di Parma, che elenca una serie di problematiche che caratterizzano la casa circondariale emiliana.
Innanzitutto, il numero dei detenuti nel Reparto di media sicurezza, teatro dei due suicidi: “È cresciuto senza sosta sino ad arrivare a 300 unità – sottolinea –, fenomeno che ha costretto la spostamento dei detenuti anche in isolamento, senza che questi fossero sottoposti ad alcun provvedimento disciplinare o cautelare. Per motivi di spazio, insomma. L’uomo che si è ucciso ieri, per esempio, era in cella di isolamento perché pochi giorni fa aveva litigato con il suo compagno di cella: per separarli, l’hanno messo in isolamento, ma solo perché non c’era un altro posto libero”. Mancano, inoltre, secondo Cavalieri, un centinaio di agenti di Polizia, oltre che gli educatori: “Questa insufficienza da sottopone gli operatori in servizio a eccessivo stress lavorativo. E, se si parla di uomini della sicurezza, sono spesso chiamati a sorvegliare due sezioni – 100 detenuti – con un solo agente in servizio, non garantendo tempestività e adeguatezza agli interventi nei turni serali e notturni: i due suicidi hanno avuto luogo proprio in quella parte della giornata. Servirebbero 2, 3 agenti in servizio per sezione”.
Nel mirino del garante, anche il “diffuso utilizzo per i detenuti comuni di sanzioni disciplinari anche quando apparirebbero maggiormente significative e incisive strategie di prevenzione del disagio, di cura delle relazioni e della vivibilità del carcere”. Cavalieri definisce “inadeguate” le risorse economiche messe a disposizione dall’amministrazione penitenziaria per l’accompagnamento psicologico dei detenuti e il monitoraggio del loro eventuale disagio. Torna anche a denunciare la mancanza di lavoro e attività rieducative, sia in termini di impegno giornaliero, sia di esigenze dei detenuti. A maggior ragione durante il periodo estivo che, per rispetto del piano ferie del personale, prevede un periodo di riduzione/chiusura delle attività dal 15 giugno al 15 settembre. “Questo limite è particolarmente sentito nel reparto di media sicurezza, caratterizzato da una forte presenza di stranieri, tossicodipendenti, persone con problemi psichiatrici, persone in difficoltà economiche e senza una rete familiare di sostegno”.
La lista è lunga: sempre meno inserimenti all’esterno dei detenuti; poche politiche trattamentali a fronte di una quasi esclusività delle strategie di sicurezza; e ancora non c’è un direttore a tempo pieno, visto che Carlo Berdini è anche direttore provvisorio del carcere di Sollicciano. “Insomma – conclude Cavalieri –, chiediamo all’amministrazione penitenziaria, sia nella sua estensione regionale – il Provveditorato regionale – sia al Dipartimento nazionale, di attivare urgentemente misure in grado di migliorare la struttura, e di conseguenza la tutela dei detenuti”. (Ambra Notari)