Carcere, protestano gli psicologi: "Poche ore e lavoro a rotazione"
ROMA – Non bastavano le poche e insufficienti ore di lavoro al mese, a rendere ancora più complesso il già delicato ruolo di psicologi e criminologi nelle carceri italiane interviene anche una sentenza del Consiglio di Stato che, accogliendo il ricorso presentato dal ministero della Giustizia, stabilisce per i professionisti una “rotazione” e che l’interesse pubblico si persegue mediante il loro “ricambio”.
Il richiamo a una maggiore attenzione nei confronti di una professione che occupa un posto di primo piano nella difficile gestione dell’attuale popolazione carceraria, sia nel campo della prevenzione dei suicidi e degli atti di autolesionismo, sia per l’altrettanto essenziale attività di osservazione e trattamento dei detenuti, era arrivata ad aprile, a poche ore dall’emanazione della direttiva con cui il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, era intervenuto sull’”inquietante e intollerabile fenomeno” dei suicidi e dei tentativi di suicidio in carcere.
Era stato proprio il presidente della Società italiana Psicologia penitenziaria, Alessandro Bruni, ad elogiare la direttiva del Ministro, richiamando però l’attenzione “sul ruolo di tutti gli operatori penitenziari e, tra questi, anche psicologi e criminologi. Da anni - aveva spiegato Bruni - il numero delle ore a disposizione è ridotto (a grandi linee circa 20 al mese), le convenzioni sono state per circa 35 anni con scadenza annuale e rinnovabili, ma dal 2013 (con una circolare Dap contestata da psicologi e criminologi) si possono rinnovare solo per un quadriennio nello stesso istituto penitenziario. Inoltre, nell’assegnazione degli incarichi è stata azzerata l’esperienza maturata”.
La circolare del Dap di cui parla Bruni era stata impugnata davanti al Tar del Lazio che, con una sentenza dello scorso anno, aveva annullato il documento del Dipartimento. Nello step successivo, il ministero della Giustizia aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato che il 4 luglio scorso ha ribaltato la partita.
E’ lo stesso presidente a darne notizia. “Il Consiglio di Stato – spiega Alessandro Bruni - stabilisce che il Ministero della Giustizia può e deve utilizzare a propria discrezione le circolari in assenza di altre indicazioni e conclude che psicologi e criminologi penitenziari devono essere a ‘rotazione’ e che l’interesse pubblico si persegue mediante il loro ‘ricambio’. Non è in discussione il diritto del Ministero ad emettere una circolare per regolamentare il lavoro degli ‘esperti’, ma il contenuto della circolare che non ha tenuto conto di una esperienza maturata in più di 35 anni di contratti rinnovati anno per anno, che il lavoro dei cosiddetti esperti è diventato, proprio grazie ad altre circolari, di fatto strutturato e continuativo, che lo stesso Dap negli anni scorsi aveva chiesto la stabilizzazione di tale ruolo, che dispone nuove selezioni per ‘esperti’ senza valutare l’esperienza, ecc.”.
“Ma l’aspetto veramente difficile da comprendere - prosegue il presidente della Società Italiana Psicologia penitenziaria - e da accettare sotto il profilo umano, etico, professionale e scientifico è come si possa concepire che nel delicato lavoro di osservazione e trattamento del detenuto lo psicologo/criminologo possa essere a rotazione al massimo ogni 4 anni. E per fortuna tale ‘rotazione’ non vale per tutti gli altri operatori penitenziari, così come il loro ‘ricambio’.
La questione, come abbiamo sempre evidenziato, non è legata alla difesa di una categoria (psicologi/criminologi), di un ‘lavoro’ (poche ore al mese) o ad un contenzioso a cui si è dovuti ricorrere per ‘legittima difesa’ e tutela della dignità professionale, ma se il contributo psicologico/criminologico nell’ambito della attività di osservazione e trattamento dei detenuti sia ancora utile e non solo formale ed avere il necessario carattere di continuità.
Su questo aspetto - conclude Bruni - speriamo che il Ministro, i dirigenti del Dap, i magistrati di Sorveglianza, i Garanti dei detenuti, gli operatori penitenziari e quanti si occupano di esecuzione della pena, facciano sentire la loro voce per suggerire una soluzione adeguata che tuteli i detenuti ed anche gli psicologi/criminologi che hanno garantito la loro attività per decenni”. (Teresa Valiani)