Carcere, sono 449 i minori detenuti in Italia. Aumentano i collocati in comunità
ROMA - Sono 449 i minori detenuti nei 16 istituti penitenziari d’Italia, venti volte di meno rispetto al 1940, quando erano 8.521 e poco più della metà rispetto al 1975. Un numero che però ha smesso di diminuire negli ultimi 15 anni, rimanendo pressoché stabile. Sono i dati del rapporto “Ragazzi Fuori”, realizzato dall’associazione Antigone in collaborazione con Isfol, e presentato questa mattina a Roma.
Minori stranieri e italiani. Gli stranieri detenuti sono 204, pari al 45,43 per cento del totale, ovvero una percentuale di 12 punti in più rispetto alla popolazione detenuta straniera adulta. Nelle carceri minorili lo scarto tra minori italiani e stranieri è dunque minimo. Diverso è il discorso se si prende in esame l’appartenenza di genere: nelle sezioni femminili le straniere sono in schiacciante maggioranza, oltre l’80 per cento. Rispetto all’intera popolazione di minorenni detenute, le ragazze sono solo l’8 per cento. Per quanto riguarda la fascia d’età, i giovani adulti fino a 25 anni, che secondo la legge possono soggiornare in istituti minorili, sono quelli più numerosi: 281 su 449. Seguono i diciasettenni che sono in totale 86.
Differenza tra nord e sud. Altro dato importante è quello della provenienza geografica: al nord e al centro, gli stranieri detenuti sono in netta maggioranza, al sud e nelle isole, invece, sono di più gli italiani. Le carceri minorili ospitano, dunque, in buona parte, stranieri, meridionali e giovani di cultura rom, il cui numero però sfugge alle statistiche ufficiali. Come si legge nel rapporto, gli istituti penali diventano, ancor più che per gli adulti, il luogo degli esclusi, di coloro che, per le più disparate ragioni, non sono riusciti ad imboccare nessuno dei percorsi che avrebbero consentito una alternativa alla reclusione.
Reati commessi. In totale sono circa 37 mila i procedimenti davanti al Gip o al Gup nei confronti di minorenni. In particolare i minori nei primi sei mesi del 2015 hanno commesso 159 reati contro la persona, 713 contro il patrimonio. Ci sono stati 11 omicidi volontari e 12 omicidi tentati. Gli stranieri sono circa un terzo di coloro che hanno ucciso ma superano il 55 per cento degli autori di reato contro la proprietà. Ottanta giovani, invece, sono passati dagli istituti penitenziari per violazione della legge sugli stupefacenti.
I Centri di Prima Accoglienza. Tra il 1998 ed il 2015 gli ingressi nei 27 Cpa, le strutture che ospitano i minorenni in stato di arresto, fermo o accompagnamento fino all'udienza di convalida, sono diminuiti progressivamente: nel 1998 le entrate sono state 4.222, nel 2013 2.020, mentre lo scorso anno sono stati1.548, per un calo complessivo del 60 per cento.
Nel corso del 2014 sono, invece, usciti dai Cpa 1.548 minori: il 47 per cento è costituito da giovani italiani, mentre il 53 per cento da stranieri. L’83,9 per cento ha scontato una misura cautelare alternativa al carcere: al 58,8 per cento dei minori italiani e al 41,2 per cento degli stranieri è stata prescritta la permanenza in casa; in comunità sono finiti invece il 48,1 per cento degli italiani e il 51,9 degli stranieri. Si sono aperte le porte degli istituti penali, invece, per il 48 per cento degli italiani e per il 52 per cento degli stranieri. Al contrario, gli italiani che sono usciti dai Cpa senza l’applicazione di nessuna misura cautelare sono solo il 30,6 per cento, mentre gli stranieri sono il 69,4 per cento. Quest’ultimi, dunque, commettono reati meno gravi. Va detto, però, che quando è necessaria una misura cautelare, finiscono in carcere più spesso rispetto a chi è nato nel nostro Paese.
Comunità e messa alla prova. Negli anni si è registrato un aumento deiminori collocati nelle comunità: si è passati dai 1.339 ingressi del 2001 ai 1.987 del 2014. Si tratta, però, di una tendenza che ha coinvolto in misura maggiore gli italiani rispetto agli stranieri. Nei primi sei mesi del 2015 il 55,8 per cento dei minori affidati ad una comunità era italiano, solo il 44,2 per cento era di origine straniera. Stesso discorso per l’istituto della messa alla prova. Questa misura rappresenta una alternativa al carcere e permette di sospendere il processo in atto: se il procedimento avrà buon esito, il reato verrà dichiarato estinto. Si tratta di un istituto in forte espansione, tanto che si è passati dai 788 provvedimenti del 1992 ai 3.261 del 2014. La misura ha nella maggior parte dei casi (83,3 per cento nel 2014) esito positivo ma l’accesso per chi non ha la cittadinanza italiana è più difficile: nel 2011 gli stranieri che ne hanno usufruito sono stati solo il 17 per cento.