Carcere, Stati generali e un master: così cambiano cultura e linguaggi
ROMA - Un master universitario di secondo livello che studia il carcere, riflette sul carcere e interviene nel delicatissimo processo di riforma dell’esecuzione penale. E’ promosso dall’Università “Roma Tre”, è alla sua terza edizione e si occupa di “Diritto penitenziario e costituzione”. Tra gli studenti non solo giovani laureati ma anche operatori penitenziari e componenti del corpo di polizia penitenziaria.
Alla base, una convenzione tra università e dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e l’obiettivo comune di un cambiamento culturale che vede negli Stati generali sull’esecuzione penale uno dei momenti storici più significativi. Non a caso il programma del master ricalca i temi dei 18 tavoli attorno a cui il ministro Orlando ha voluto riunire più di 200 esperti con il fine di ridisegnare la mappa dell’esecuzione penale italiana e rivedere il sistema carcere.
Questa mattina l’inaugurazione nella sala del consiglio del dipartimento di Giurisprudenza, con l’incontro “Oltre il reato – gli Stati generali dell’esecuzione penale, un primo bilancio”, che ha visto le relazioni del coordinatore del comitato scientifico degli Stati generali, Glauco Giostra, e del garante nazionale dei diritti dei detenuti e componente del comitato di esperti, Mauro Palma. Presenti i vertici dell’amministrazione penitenziaria, rappresentati tra gli altri dal capo dipartimento della giustizia minorile e di comunità, Francesco Cascini, a testimoniare la felice contaminazione tra università e carcere.
“Il master – ha detto il direttore del dipartimento di giurisprudenza di Roma Tre, Giovanni Serges - nasce nel 2013 in concomitanza con una serie di eventi come la sentenza Torreggiani e il messaggio del capo dello Stato che richiamava l’attenzione sullo stato delle carceri. Coglie un momento particolare e offre una risposta che va oltre la formazione: oggi questo è un luogo di riflessione più ampio di quello della sola formazione, è un punto di riferimento per la riflessione sull’esecuzione penale.
Lo testimoniano la collana di produzione scientifica che ha visto la pubblicazione di 4 volumi, la crescita sia qualitativa che quantitativa del corso e la passione che merge dalla qualità delle prove finali”.
Il vice capo del Dap e condirettore del master, Massimo De Pascalis, ha sottolineato l’importanza della collaborazione nata tre anni fa con Roma Tre: “Con Marco Ruotolo (direttore del master e componente del comitato scientifico degli Stati generali) ho condiviso il bisogno un nuovo percorso formativo, che l’amministrazione penitenziaria aveva avviato nel 2010, che puntava molto al cambiamento culturale. L’origine era quella di riproporre una rilettura critica dell’ordinamento penitenziario, con lo sguardo rivolto alla costituzione e ai diritti fondamentali sanciti. Per cercare di indicare la strada per una nuova cultura nell’ambito dell’esecuzione penale. Questa cultura dalle aule ha cominciato ad emigrare nelle sedi territoriali degli istituti penitenziari. Tanto che nel corso di questi anni nell’amministrazione penitenziaria sta maturando un linguaggio diverso. Affianco alle prassi che continuano a sussistere, anche se con molte perplessità, iniziamo a sentir parlare gli operatori di diritti fondamentali, di dignità della persona, di autodeterminazione. Non è poca cosa. La presenza di operatori penitenziari iscritti al master è particolarmente importante. Diventeranno testimoni della nuova cultura e sapranno trasferirla nella concretezza”. (Teresa Valiani)