Carcere, un solo direttore per gli istituti di Parma e Firenze. "E’ inammissibile"
PARMA - “Il Dap chiede al carcere di Parma di abbandonare il proprio passato, di incentivare le attività, di investire nei trattamenti, di migliorare le condizioni di vita dei detenuti che ancora risultano critiche. E poi che succede? Il direttore di questo istituto, Carlo Berdini, assume anche l’incarico di direttore pro tempore del carcere di Firenze. Il Dap su queste cose va in cortocircuito: è inammissibile. I due incarichi non sono compatibili”. Roberto Cavalieri, Garante per i detenuti di Parma, non usa mezzi termini per denunciare quanto sta accadendo nel carcere della città.
Nell’istituto di via Burla sono presenti 6 sezioni di Alta sicurezza, una per detenuti AS1 (appartenenti alla criminalità organizzata di tipo mafioso), e 5 per detenuti in AS3 (condannati per reati associativi). Ci sono poi detenuti in 41 bis, membri della criminalità mafiosa, altri in media sicurezza. Ci sono anche 80 ergastolani e un ospedale con 20 posti, aperto a carcerati in grave stato di salute provenienti da altre strutture (come riportato da Desi Bruno, ex Garante dei detenuti dell’Emilia-Romagna, nella sua relazione di termine mandato). A fronte di una capienza di 468 persone, sono 590 i detenuti oggi presenti. “Com’è possibile che una situazione di questo tipo sia affrontata da un direttore part-time – si chiede Cavalieri –? Anche perché, da quanto mi risulta, anche il carcere fiorentino non sta affrontando un momento facile”. È di pochi giorni fa, infatti, l’evasione di tre detenuti da Sollicciano, ancora in libertà. Il sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore, al termine della visita dell’istituto penale del capoluogo fiorentino dello scorso febbraio, ha parlato di “condizioni al di sotto degli standard” e, come indicato nel sito del ministero della Giustizia, a Sollicciano sono presenti 744 detenuti (494 i posti regolamentari) e 485 agenti di polizia penitenziaria (696 quelli previsti). L’incarico di Berdini a Firenze dovrebbe durare ‘alcuni mesi’, in attesa del nuovo direttore scelto tramite interpello nazionale: “Com’è possibile pensare che una persona, anche se per un periodo limitato di tempo, possa occuparsi di più di 1.300 detenuti a 250 chilometri di distanza?”.
Il carcere di Parma è senza un direttore in servizio con assegnazione fissa dal 2011, quando Silvio di Gregorio, fu mandato a Roma a dirigere l’Ufficio II - Corpo di polizia penitenziaria della Direzione generale del personale e delle risorse del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. “Da allora si sono succeduti diversi direttori, Berdini è il terzo. E ora anche in condivisione con un altro istituto altrettanto importante e impegnativo – spiega Cavalieri –. Chiediamo al Dap di chiarire questa situazione e spieghi come può ritenere valida una scelta di questo tipo. I due ruoli non porteranno altro che a un ulteriore rallentamento di tutti i processi avviati per tentare di migliorare le condizioni di vita dei detenuti di strada Burla”. (Ambra Notari)