25 maggio 2017 ore: 12:33
Giustizia

Carceri, aumentano i detenuti stranieri. "Colpa della loro criminalizzazione"

Rapporto Antigone. Sono il 34,1% del totale. In gran parte marocchini, romeni, albanesi e tunisini. Sono dentro per reati contro il patrimonio e contro la legge sulle droghe. Il 54% è cattolico, i musulmani sono l’11,4% ma molti non dichiarano la propria fede per paura di stigma. Quelli su cui si concentrano timori di radicalizzazione sono 365
Detenuti stranieri. volti dietro le sbarre

ROMA - Aumentano gli stranieri detenuti, ad aprile erano poco più di 19 mila, pari al 34,1% del totale (56.436): erano il 33,2% nel 2015. In gran parte sono marocchini, rumeni, albanesi e tunisini. Sono dentro per reati contro il patrimonio (prima causa anche per gli italiani), per violazione della legge sulle droghe (+5,8% nel 2016), reati connessi con la prostituzione (il 77% del totale) e alle legge sugli stranieri (più di 9 su 10). Poco più della metà si trova nelle carceri del Nord (51,6%). Sono i dati che emergono da “Torna il carcere”, il XIII Rapporto sulle condizioni di detenzione realizzato da Antigone e presentato oggi a Roma in cui si legge: “Come dimostrano i reati di cui vengono accusati, la devianza degli stranieri si connota dunque per essere strettamente connessa a fattori economici e alle ridotte possibilità di sostentamento, il che conferma il legame tra situazione di irregolarità e facilità di acceso al circuito penitenziario”.

- La maggior parte dei detenuti presenti nelle carceri si dichiara cattolico (29.568 detenuti pari al 54,7% del totale), i musulmani sono l’11,4% (6.138) e gli ortodossi il 4,2% (2.263). “A questi però vanno aggiunti gli oltre 14 mila detenuti che hanno preferito non dichiarare la propria fede – si legge nel rapporto – Tra questi circa 5 mila vengono da Paesi tradizionalmente musulmani, il che indica una reticenza a dichiararsi musulmani per evitare lo stigma”. Negli istituti penali italiani ci sono oltre 200 cappelle (almeno 1 per istituto), 69 sono gli spazi adibiti a sale da preghiera per i detenuti musulmani (ricavate in salette per la socialità, passeggi per le ore d’aria, biblioteche). I cappellani presenti sono 411, gli imam 47.

I timori di radicalizzazione si concentrano su 365 detenuti che l’amministrazione divide tra “segnalati” (124), attenzionati (76) e monitorati (165). Tra questi ultimi ci sono 44 detenuti ristretti per reati connessi al terrorismo internazionale. Le pratiche per cui si decide di avviare un’osservazione sono diverse, si spiega nel rapporto: atteggiamenti sfidanti verso l’autorità, rifiuto di condividere gli spazi con detenuti di altre confessioni, segni di giubilo di catastrofi naturali o attentati in Occidente, esposizione di simboli e vessilli correlati al jihad. Fino a qualche mese fa i detenuti accusati di terrorismo islamico erano detenuti nei circuiti AS2 presso le carceri di Rossano (9) e Sassari (18), oggi è stata istituita un’apposita sezione nel carcere di Nuoro.

A inizio 2016 il numero di persone partite per la Siria o l’Iraq o implicate nelle dinamiche del conflitto era 93, “un dato rilevante ma senza dubbio inferiore rispetto a quello di altri Paesi europei”, nel corso del 2015 sono state arrestate 291 persone e altre 518 sono state indagate in stato di libertà. Sono 66 i provvedimenti di espulsione eseguiti per motivi di sicurezza dello Stato/prevenzione del terrorismo: i destinatari erano soggetti evidenziatisi per un avanzato processo di radicalizzazione o per aver fornito sostegno ideologico alla causa dello Stato islamico. Tra le persone espulse anche 5 imam responsabili di iniziative estremiste e incitamento alla violenza interreligiosa e interrazziale. (lp)

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