Carceri e degrado: 30 suicidi da stress tra gli agenti penitenziari in 3 anni
Carcere: ombra di agente della polizia penitenziaria
ROMA - Otto agenti di polizia penitenziaria si sono tolti la vita in otto mesi, 30 negli ultimi tre anni: “Il male di vivere sembra non avere fine”, denuncia il Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria).
A pochi giorni dall’ultimo caso di suicidio, avvenuto giovedì a Saluzzo, si rinfiamma la polemica sulle condizioni lavorative degli agenti e sullo stress lavoro correlato. A denunciare la situazione è Donato Capece, segretario del Sappe, che parla di “stato di abbandono in cui è lasciato il corpo di polizia penitenziaria”. E aggiunge: “Siamo sotto organico di circa ottomila agenti e se uno sbaglia non glielo perdonano. Eppure riusciamo ancora a salvare la vita a tanti detenuti disperati”. Intanto l’amministrazione “sta a guardare”: nessun punto di ascolto è stato attivato, nessuna azione concreta per aiutare gli agenti.
boxChe la prevenzione sia possibile lo sostiene Diego De Leo, psichiatra: “Il burnout è un fenomeno frequente, che sfocia spesso in esaurimento emozionale, perdita di significato del proprio lavoro, disinvestimento. Ma molti interventi preventivi sono possibili: una valutazione attenta degli accadimenti più recenti dovrebbe poter permettere la messa a punto di contromisure per arginare il fenomeno”.
Per Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti, i problemi principali sono il degrado delle carceri e la mancata nomina del nuovo capo del Dap: “Non c’è nessuno che si senta responsabile”. Per migliorare la qualità del lavoro è fondamentale “introdurre attività che non siano di pura custodia”.
Su Rs l'Agenzia di Redattore sociale gli approfondimenti sulla situazione degli agenti nelle carceri italiane, nonchè gli interventi completi di Ornella Favero di Ristretti Orizzonti e dello psichiatra Diego De Leo.