Carceri, il garante dell'Emilia-Romagna: giusto aprire il web ai detenuti
Bologna - Dare ai detenuti la possibilita' di accedere a internet per la formazione e per comunicare con la famiglia sarebbe una novita' positiva, "pur nel rispetto delle esigenze di sicurezza". A dirlo e' la Garante dei detenuti della Regione Emilia-Romagna, Desi Bruno, che in una nota si dice d'accordo con le indicazioni contenute in una recente circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che regolamenta appunto la possibilita' di accesso a internet da parte dei detenuti. Direttive che "non si possono che registrare positivamente- commenta Bruno- rappresentando un primo passo verso l'apertura all'utilizzo delle moderne tecnologie informatiche". Ma, avverte la Garante, "sara' necessario verificare che tipo di attuazione troveranno nelle singole realta' penitenziarie".
In ogni caso, assicura Bruno, "non a tutte le tipologie di detenuti sara' consentito di accedere a internet", ma solo a quelli dei "circuiti a custodia attenuata e media sicurezza", mentre "sono esclusi i detenuti in regime ex articolo 41bis. Per quanto riguarda i detenuti del circuito dell'alta sicurezza le direzioni valuteranno caso per caso". Nel nuovo modello, precisa ancora la Garante, "sara' prevista la navigazione su siti selezionati sulla base di convenzioni, accordi e contratti stipulati con i soggetti esterni che offrono opportunita' trattamentali, prevedendo in ogni caso modalita' di accesso guidate e sicure verso i siti previsti". Inoltre, assicura Bruno, "le limitazioni dell'infrastruttura di rete consentiranno al detenuto di consultare esclusivamente i siti per i quali e' stato autorizzato e le postazioni saranno collocate nelle sale comuni dedicate all'attivita' trattamentale, anche per agevolare il controllo da parte degli operatori".
La circolare dell'amministrazione penitenziaria prevede che detenuti e internati possano utilizzare l'accesso a internet "per sviluppare percorsi trattamentali complessi, valorizzando le esperienze innovative di telelavoro, formazione e didattica gia' realizzate in alcuni istituti penitenziari". Secondo Bruno, e' importante anche il passaggio che "invita le strutture penitenziarie in cui sono collocati detenuti comuni a implementare l'utilizzo di strumenti di comunicazione audiovisiva per favorire il mantenimento delle relazioni familiari". La Garante consiglia comunque "la presenza di un tutor di sostegno durante l'attivita', formato dagli operatori specializzati ministeriali".
Bruno ricorda che gia' nel 2000 il presidente della Repubblica, per decreto, aveva aperto all'utilizzo dell'informatica in carcere. Ma "nella pratica le autorizzazioni in tal senso da parte delle direzioni sono state piu' che eccezionali, anche nella nostra realta' regionale", rimarca Bruno. Per questo, la Garante si augura che queste nuove opportunita' "possano arricchire il percorso trattamentale della popolazione detenuta, pur nel rispetto delle esigenze di sicurezza". Del resto, sottolinea Bruno, "le regole penitenziarie europee del 2006 hanno affermato che il trattamento penitenziario deve avvicinarsi il piu' possibile alle condizioni di vita, di organizzazione del lavoro e di studio delle persone libere". (DIRE)