12 maggio 2020 ore: 11:34
Disabilità

Caregiver ai tempi del Covid: il 50% è stato lasciato solo da scuola e servizi

Lo rivela l'indagine realizzata dal Confad: il 70% degli intervistati denuncia stress, ansia e patologie. Nel 65% dei casi, nessun servizio attivato per la non autosufficienza. Il 94% dei figli partecipa alla didattica a distanza solo grazie ai genitori
caregiver uomo e donna anziana

ROMA - Lasciati soli dai servizi, dalla scuola, dalle istituzioni: il 50% dei caregiver familiari dichiara di non essere stato mai contattato, dall'inizio dell'emergenza sanitaria, da assistenti sociali né centri diurni. L'89,3% riferisce che, con la pandemia, il proprio carico di assistenza è diventato più gravoso. E il 70% denuncia una condizione di salute patologica, con carico di stress e ansia. Sono alcuni dei dati che emergono dalla “Rilevazione sulle condizioni di vita dei caregiver familiari in Fase 1 di Covid-19”, realizzata da Confad (Coordinamento nazionale famiglie con disabilità). “Ne è emersa una fotografia che sarebbe riduttivo definire drammatica”, riferisce il Comitato.

Servizi, centri e scuola: i grandi assenti

In presenza di bambini o ragazzi con disabilità, i caregiver familiari hanno dichiarato nel 45% dei casi di non aver ricevuto alcuna assistenza scolastica in remoto, mentre nel 35% dei casi l'hanno ricevuta da una a tre volte la settimana. “Clamoroso il fatto che il 94% degli alunni con disabilità partecipi alla didattica a distanza solo grazie all’impegno del caregiver familiare – riferisce il Confad - che presta assistenza per facilitare le operazioni di collegamento e si sostituisce in presenza all’insegnante di sostegno per la facilitazione e la semplificazione delle attività di classe. Probabilmente per questo motivo il 78% dei caregiver familiari dichiara la didattica a distanza inadeguata e non individualizzata”.

Nei casi in cui la persona con disabilità frequentasse, prima della pandemia, un centro diurno, il 65% degli intervistati ha dichiarato di non aver avuto nessun contatto: “La drammatica conseguenza è che nessun servizio è stato attivato: fisioterapia, logopedia, infermieri, oss, educatori: nulla di nulla. E nel 74% dei casi, neanche l’offerta di assistenza da remoto”. Assai carenti si sono rivelati anche i servizi sul territorio: nell’80% dei casi i servizi sul territorio non erano previsti o comunque sono stati bruscamente interrotti. Ne consegue il dato relativo al carico di accudimento del caregiver familiare – osserva Confad - che nel periodo in esame è diventato più gravoso per il 90% dei casi, al punto tale che nell’86% dei casi i caregiver familiari intervistati hanno dichiarato di aver subito un danno fisico/emotivo in questo periodo”.

Istituzioni e decreti non considerano i caregiver

Critico il rapporto con le istituzioni, visto che ben il 71% dei caregiver familiari dichiara di non sentirsi affatto supportato, mentre il 24% si sente poco supportato. In particolare, i provvedimenti previsti dai decreti per i caregiver familiari sono stati giudicati sufficienti solo dal 2% dei caregiver familiari lavoratori. Mentre per i caregiver familiari non lavoratori, solo il 3,1% ha dichiarato di aver ricevuto sostegni economici, quali pacchi e buoni spesa.

Se il Covid-19 bussa alla porta...

Per quanto riguarda le richieste, emerge sopratutto quella relativa all'applicazione dei protocolli di tutela della famiglia, invocata dalla quasi totalità (95%) degli intervistati. Nel caso in cui il caregiver familiare abbia contratto il virus COVID-19, il 94% chiede un supporto domiciliare con tutti i presidi di sicurezza per la persona non autosufficiente accudita e che quest’ultima non venga trasferita in RSA. Qualora sia invece il familiare non autosufficiente a contrarre il virus, la richiesta prioritaria dei caregiver (73%) è di poterlo accompagnare e seguire nelle cure.

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