29 maggio 2015 ore: 10:17
Disabilità

Caregiver familiare non è "badante". "Solitudine e tutele non sono assimilabili"

Il Coordinamento nazionale famiglie disabili critica l’Istituto di ricerca sociale, che nel Primo rapporto sul lavoro del caregiver in Lombardia sovrappone i due ruoli. "Lavoratori hanno tutele, familiari no. E non basta qualche spicciolo a risolvere le violazioni"
Caregiver. Anziana tenuta per mano

ROMA – “Una ricerca scientifica che ancora confonde ‘badante’ e caregiver familiari ci lascia sbigottiti: un errore grave, un malinteso diffuso”. La dura critica arriva dal Coordinamento nazionale famiglie disabili, che conta oltre 5 mila caregiver familiari iscritti in tutta Italia. E si riferisce al Primo rapporto sul lavoro del caregiver in Lombardia, recentemente realizzato dall’Istituto di ricerca sociale. Due, in particolare, i nodi controversi denunciati dal Coordinamento: “il primo è quello di aver confuso il familiare caregiver con il personale assunto per l'assistenza della persona con grave disabilità, ovvero il cosiddetto ‘badante’ – spiega Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento -  Questa cosa ci ha lasciato sbigottiti perché è incomprensibile come, da parte di professionisti preparati,  ci sia potuta essere una tale confusione di  due ruoli e prestazioni profondamente differenti non solo in termini di relazione interpersonale, ma soprattutto in termini di tutele”. I “caregiver”, infatti, sono lavoratori giuridicamente riconosciuti e tutelati, mentre i “caregiver familiari” non godono di alcun tipo di riconoscimento, né tanto meno di tutele, come hanno ben dimostrato, ultimamente, le sentenze del tribunale del lavoro di Milano e poi di Roma, “che hanno respinto con decisione – spiega Bellini - decisione i ricorsi collettivi nei quali i familiari caregiver  chiedevano il riconoscimento delle tutele legate al proprio lavoro di cura. La motivazione? Non esiste alcuna legge che riconosca il caregiver familiare come ruolo da tutelare”. 

Se quindi è certamente vero che anche ai lavoratori caregiver si può attribuire quello stato di “solitudine” evidenziato dalla ricerca, per via della marginalità sociale in cui tanti, soprattutto stranieri, si trovano, questo non ha nulla a che vedere con “la solitudine, l’abbandono e la vera e propria schiavitù subita dai caregiver familiari”, precisa Bellini. Così come non sono paragonabili le tutele: “Un lavoratore assunto per fare assistenza – ricorda Bellini - può agevolmente andare, qualora ritenesse non rispettati i suoi diritti, presso un qualsiasi sindacato e trovare pieno e soddisfacente riscontro al suo diritto alla salute, al curarsi, al riposo, alle ferie ed alla sua vita di relazione. Tutti diritti totalmente negati al familiare caregiver, per il quale vige un'unica risposta: ‘se non ce la fai strappiamo via dall'affetto della sua famiglia il tuo congiunto con disabilità per istituzionalizzarlo’. Perché il bisogno all'assistenza è da tempo, in Italia, diventato un reato punibile con l'internamento totale”. Insomma, è un grave errore confondere lavoratore caregiver e caregiver familiare: un malinteso diffuso, frutto della mancanza di consapevolezza e di cultura e del vuoto normativo nel nostro Paese. Una critica condivisa da Matilde Leonardi, dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano: “Un notevole errore di impostazione di una ricerca sui caregivers – osserva – quello di assimilare familiare a badante. La solitudine può essere uguale, ma non certo le tutele”. 

C’è però anche un secondo nodo critico, evidenziato nella ricerca dal Coordinamento famiglie disabili: “riguarda la ‘domanda’ rilevata, questa si in maniera più che evidente, dai familiari che assistono una persona con disabilità grave in ambito domestico: avere una somma da spendere liberamente per l'assistenza del proprio caro. Lasciare intendere – continua Bellini - che un eventuale importo economico rappresenti il “pagamento” per il lavoro di cura svolto dalle famiglie non solo è ingiusto ed irrispettoso nei confronti proprio di questi familiari, ma è addirittura insultante! Ben altre sono le tutele che ogni stato civile dovrebbe dare ai familiari caregiver per supportare il loro lavoro di cura: tacitarli con qualche spicciolo, in modo che cessino di lamentare le perpetrate violazioni dei diritti umani subite, è indegno di una nazione civile!”. (cl)

 

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news