Caregiver familiari sono lavoratori: siano riconosciuti. Appello dei “Genitori Tosti”
ROMA – I caregiver familiari sono lavoratori (lavoratrici, per lo più, essendo il 90% di questi donne) e come tali devono essere riconosciuti: torna a chiederlo con forza l'associazione Genitori tosti, che rivolge un appello (che si può sottoscrivere qui) ai ministri Orlando, Speranza e Stefani, oltre che al presidente del Consiglio Draghi. “Chiediamo che abbiano uno stipendio e le tutele per malattia, ferie e riposo come qualunque lavoratore dello Stato italiano, come prevede la nostra Costituzione. Chiediamo che i caregiver famigliari che il riconoscimento avvenga tramite la legge il cui DDL giace al Senato (XI Commissione) e deve essere discusso”.
Una richiesta che oggi viene lanciata non certo per la prima volta: “Dopo aver atteso oltre 14 mesi da quando depositammo la nostra richiesta (4 febbraio 2020) al tavolo interministeriale Lavoro e Salute nel quale erano presenti anche le senatrici Nocerino e Guidolin, ora, a maggio 2021 facciamo questo appello pubblico per richiedere ai destinatari che si facciano carico di questa non più procrastinabile emergenza. Abbiamo chiesto che i ministeri di Salute e Lavoro censissero i caregiver familiari italiani mettendo a disposizione tutte le nostre competenze essendo noi caregiver; abbiamo consegnato anche il risultato di un questionario su un campione di 1500 caregiver – oggi arrivato a oltre 2000 risposte - che fotografa i bisogni connessi a questa figura e la drammatica situazione dei caregiver familiari italiani”.
Riscontri, però, non ce ne sono stati. “Risposte quali 'non ci soldi', 'siete troppi' ecc sono inaccettabili – denunciano - Vogliamo cifre, nero su bianco; vogliamo la dimostrazione concreta che lo Stato italiano non è in grado di farsi carico di noi caregiver familiari e di ripagare il lavoro prezioso che facciamo. Lavoro che – ricordano - fa risparmiare allo stato italiano decine di miliardi. Se lo Stato italiano non è in grado – e sappiamo che non lo è di predisporre tutti gli interventi per sostituire il nostro lavoro, ci deve allora riconoscere come lavoratori. Non chiediamo trattamenti di favore ma molto semplicemente di uscire dall’invisibilità. Chiediamo l’equo riconoscimento di ciò che facciamo da decenni”.
E concludono: “Oggi non è più possibile non sapere quante persone, quante donne rinunciano a lavorare fuori e quindi di costruirsi una vita e tutto quanto ne consegue per assistere in casa il proprio caro, 24 ore su 24. Se qualcuno lavora anche part time non è un caregiver h24 e, quindi, il riconoscimento per lui sarà differenziato rispetto ad una donna magari di 60 anni che ne ha fatti più di trenta in casa ad assistere il proprio caro, spesso un figlio o una figlia non autosufficienti. Su questo tema abbiamo scritto anche alla Ministra Stefani lo scorso marzo. Tutti sono al corrente di questa nostra richiesta che riguarda milioni di persone nel nostro Paese. Non potete più ignorarlo né sottovalutarlo”.