Caregiver tra lavoro e cura: servono flessibilità e prepensionamento
ROMA - Conciliare lavoro e disabilità non è facile, nonostante le buone leggi che l'Italia si è data: come è stato recentemente ricordato, anche in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, quello del “lavoro per tutti” è un progetto ancora in gran parte da costruire, visto che – come testimoniano recenti dati Istat e come ha ricordato giorni fa Inail in un convegno dedicato - poco meno del 20% delle persone tra i 15 e i 64 anni con una grave disabilità ha un impiego, contro il 55% del resto della popolazione.
-Ma c'è un'altra categoria per cui l'accesso al lavoro è complicato dalla disabilità: non la disabilità propria, in questo caso, ma di un familiare. E' la categoria del caregiver familiari, ancora non riconosciuta in Italia da norme e tutele, ma almeno destinataria, proprio da pochi giorni, di un fondo dedicato. Due recenti casi di cronaca, quello della lavoratrice di Ikea licenziata a Milano e quello di una donna di Mantova, licenziata pure lei dalla propria azienda, entrambe per via delle esigenze connesse all'assistenza di un figlio con disabilità, hanno messo in luce, per qualche giorno, quanto sia difficile, spesso impossibile, conciliare assistenza e lavoro. Mancano le norme, mancano le tutele, ma manca sopratutto una “cultura” che riconosca il valore e la fatica del lavoro di cura.
“Un certo mondo del lavoro marginalizza ed espelle chi, per condizioni proprie o dei familiari, si trova ad affrontare difficoltà enormi nel conciliare il tempo dedicato alla cura con quello del lavoro – denunciava giorni fa la Fish, commentando proprio i recenti casi di cronaca - Ecco allora i licenziamenti, i demansionamenti, gli isolamenti, le discriminazioni che una certa parte del mondo del lavoro pone in atto”. E faceva riferimento, la federazione, a “situazioni come quella della madre licenziata perché non riesce a gestire straordinari e riabilitazione del figlio, o di quella che viene licenziata mentre è in congedo parentale, o molto più frequentemente del lavoratore demansionato o marginalizzato perché fruisce dei permessi per assistere il familiare con una grave disabilità”.
Redattore Sociale ha chiesto ad alcuni caregiver – soprattutto mamme, ma anche papà e figli – di raccontare le proprie avventure e disavventure lavorative, mettendo in luce le difficoltà ma anche i bisogni, per far emergere una possibile “conciliazione” in questo rapporto, tuttora molto “conflittuale”, tra assistenza e lavoro. Tre sono le indicazioni principali ricevute: modalità lavorative flessibili, pensionamento anticipato e supporto adeguato nell'assistenza quotidiana. E' quanto emerge dalle storie che alcuni caregiver ci hanno raccontato... (cl)