12 novembre 2021 ore: 16:01
Società

Casa delle donne di Bologna, nel 2020 accolte 643 vittime di violenza

di Ambra Notari
Nel 70,3 per cento dei casi si tratta di donne italiane vittime delle violenze del coniuge. Venticinque le donne straniere vittime di sfruttamento sessuale e/o lavorativo in carico grazie al progetto Oltre la strada. La presidente: “Ora vogliamo trovare una nuova sede senza barriere architettoniche”
Bilancio sociale_case delle donne Bologna

La copertina del bilancio sociale 2020 della Casa delle donne di Bologna

BOLOGNA – Trentasette socie; 26 operatrici di cui il 61,6 per cento con un contratto a tempo indeterminato; 76 volontarie; 15.822 ore di volontariato indispensabili per portare avanti le attività di prevenzione e i servizi offerti. A tutto ciò si aggiunge la collaborazione di una psicologa-psicoterapeuta e una mediatrice linguistico-culturale. È online il bilancio sociale 2020 della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna.

Parlando del servizio di accoglienza, nel corso del 2020 nella sede di Bologna sono stati condotti 1488 colloqui e 222 nella sede di Anzola (sul totale, 222 sono state le segnalazioni da parte di terzi), per un di 643 donne accolte. Nel 70,3 per cento si tratta di donne italiane. Quanto allo stati civile delle donne accolte, nel 31,4 per cento si tratta di nubili; 28,7 per cento coniugate; 23,2 per cento conviventi; 10,3 per cento separate; 3,8 per cento divorziate; 0,4 per cento vedove. Fasce d’età preponderanti, 18-29 anni (157 donne); 30-39 anni (153 donne); 40-49 (140 donne). Nel 55,3 per cento dei casi si tratta di donne con figli. Ma chi è l’autore delle delle violenze? Il coniuge in oltre 200 casi, a seguire il convivente, l’ex, un altro familiare, il fidanzato, un amico. Quarantanove le consulenze legali fornite, sfociate nel 63 per cento dei casi in cause civili. Il 2020 è stato anche il primo anno dell’emergenza sanitaria. “Le chiamate hanno progressivamente ripreso a salire dopo il lockdown, a partire da marzo – si legge nel documento –. Rispetto agli anni scorsi, nei mesi estivi gli accessi sono stati in numero maggiore. Di fatto, le donne vittime di violenze hanno ricominciato a chiamare appena le riaperture hanno permesso di avere maggiore margine di movimento”.

Passando al servizio specialistico di psicologia, sono stati realizzati 683 colloqui. Nel 48,8 per cento si è trattato di colloqui con sostegno con madri e coppie di genitori; nel 42,3 per cento di percorsi di psicoterapia/consulenza psicologica con donna vittima di violenza.

Quanto ai numeri dello sportello di orientamento al lavoro, sono state accolte 49 donne tra i 19 e i 59 anni, nel 61,2 per cento dei casi non comunitarie (italiane 30,6 per cento; comunitarie 8,2 per cento). È stato promosso un tirocinio per una donna con cittadinanza extra europea mentre, per colpa della pandemia, sono stati rimandati all’anno successivo: 7 tirocini, un corso per l’acquisizione delle competenze trasversali, un corso professionalizzante.

L’ospitalità comprende varie tipologie di ospitalità in protezione per donne con o senza minori, italiane e migranti (tutte le strutture sono a indirizzo segreto e sono garantiti approvvigionamento alimentare e beni di prima necessità). C’è l’ospitalità in emergenza che prevede l’offerta immediata ospitalità 24 ore su 24 a donne e minori che si trovano in situazioni ad alto rischio (1-2 mesi): gli appartamenti sono 3, per un totale di 17 posti letto. Grazie a questi servizi sono state ospitate, nel 2020, 101 persone, tra donne e minori. C’è poi l’ospitalità nelle case rifugio (6-9 mesi), su 3 appartamenti e 21 posti letto. Trentasette gli ospiti totali l’anno scorso, tra donne e minori. Ancora, c’è la casa rifugio ad alta valenza educativa: un appartamento (i tempi di ospitalità sono medio-lunghi), 9 posti letto. Nel 2020 sono stati 6 gli ospiti, 3 madri, 3 figli. C’è poi l’ospitalità nelle case di transizione: 9 appartamenti per un massimo di 2 anni di ospitalità. Nel 2020 sono stati accolte 26 persone.

Il progetto Oltre la strada, rivolto a donne migranti maggiorenni vittime di tratta e sfruttamento sessuale e/o lavorativo, garantisce 18-24 mesi di ospitalità. Si articola in un appartamento di prima accoglienza (9 posti letto) e un appartamento di seconda accoglienza (1 donna o un nucleo mamma-bambino). Quindici le donne prese in carico nel 2020, a cui si sommano le 11 in carico dal 2019; 624 i colloqui realizzati. Una donna su tre è vittima di sfruttamento sessuale e nel 60 per cento dei casi si tratta di donne nigeriane, con più di 29 anni. Leggendo le motivazioni (sul totale) del loro ingresso in Italia, spicca il 40 per cento di vendita da parte del nucleo di origine, seguito dal 33,3 per cento di prostituzione. Sempre nel 40 per cento dei casi si tratta di donne con una scolarizzazione superiore.

Degli oltre 860 mila euro di risorse economiche arrivati da istituzioni, fondi, donazioni, oltre un terzo è stato investito nell’ospitalità. Seguono spese generali di amministrazione (17,5 per cento); accoglienza, sportello lavoro e consulenza (15 per cento); il progetto Oltre la strada (12,7 per cento).

Dal 1990 (anno della costituzione dell’associazione) al 31 dicembre 2020 la Casa delle donne ha accolto e sostenuto il percorso di uscita dalla violenza di 14.212 donne. “Per i prossimi anni – scrive la presidente Maria Chiara Risoldi – vogliamo innanzitutto trovare una nuova sede per il Centro di accoglienza, più grande, dove accogliere ancora più donne, senza barriere architettoniche e con spazi dove le nostre volontarie e operatrici possano lavorare sempre meglio. Vogliamo aumentare le occasioni di collaborazione e visibilità dei servizi offerti sui territori dell’Appennino bolognese, organizzarci per avere più alloggi di transizione verso l’autonomia e aumentare il numero delle stanze educative riservate ai piccoli ospiti nelle strutture di ospitalità”.

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