Casa, gli host di Bologna si ribellano: pochi alloggi? Non è colpa nostra
BOLOGNA - Chi affitta case ai turisti a Bologna non ci sta a passare per la 'pecora nera' della citta'. "Non e' nostra responsabilita' se mancano alloggi per studenti e lavoratori", afferma Mauro Bigi, presidente dell'associazione Local Pal, che riunisce circa 500 host di Bologna, intervenuto oggi in commissione Politiche sociali di Palazzo D'Accursio. Il fenomeno degli affitti ai turisti "e' nuovo a Bologna- sottolinea Bigi- e per questo secondo noi e' sovrapercepito. Gli annunci attivi a Bologna sulla piattaforma AirBnb sono 4.000, ma di questi l'anno scorso sono stati affittati solo 2.500 appartamenti. Parliamo dell'1-2% dell'intero patrimonio di alloggi in citta', contro un tasso del 20% in altre citta' come Firenze". Dunque, sostiene Bigi, "non puo' essere questo il principale responsabile della mancanza di appartamenti in citta'". In questi anni, richiama il presidente d Local Pal, a Bologna "sono aumentati i lavoratori, grazie alla crescita economica, e continuano ad aumentare gli studenti fuorisede, che oggi sono circa 30.000".
Bigi ci tiene poi a "sfatare" un altro mito: "Chi affitta non e' uno speculatore; l'84% degli host ha un solo appartamento o una stanza" messa a disposizione dell'home sharing. E ha fatto questa scelta "perche' in passato ha avuto esperienze negative con gli affitti a lungo termine, oppure perche' vuole utilizzare la seconda casa in modo flessibile". Rispetto all'affitto a lungo termine, stima Bigi, con l'home sharing "c'e' un guadagno del 25%-30% in piu' al mese, ma e' una cifra che copre a malapena le spese per la pubblicita' e la burocrazia". Quindi chi affitta appartamenti ai turisti, "non lo fa per speculare ma per avere maggiore sicurezza". Detto questo, assicura Bigi, "anche a noi sta a cuore la salvaguardia di uno sviluppo equilibrato del turismo e dell'attrattivita' di Bologna".
L'associazione lancia dunque al Comune alcune proposte, a partire dalla "creazione di un tavolo con tutti gli operatori del settore", in modo da "sostenere il vero home sharing" e contrastare cosi' speculazione ed evasione. Inoltre, gli host propongono di "sperimentare forme innovative di accoglienza", come ad esempio "l'affitto integrato di turisti e studenti". Un maggior controllo del Comune sull'home sharing lo invoca anche Coalizione civica, che ha richiesto la commissione di oggi. "C'e' una grande differenza fra chi e' un host, e condivide sulle piattaforme una propria stanza o un proprio appartamento, e chi gestisce o possiede altri decine di appartamenti- afferma la consigliera comunale Emily Clancy- questi sono imprenditori veri e propri". Per questo, sostiene Coalizione civica, servono "azioni piu' stringenti", a partire dal fissare un "limite di appartamenti che la stessa persona possa mettere sulle piattaforme".
Poi, il Comune dovrebbe "obbligare tutte le piattaforme, e non solo AirBnB, a pubblicare sui propri portali solo annunci in regola, ovvero con il codice di chi ha fatto la Scia in Comune e quindi paga correttamente le tasse", contrastando cosi' l'evasione fiscale e avendo la possibilita' di "sanzionare le piattaforme con annunci illegali". Secondo Clancy, insomma, "oggi il Comune riscuote una tassa di soggiorno da AirBnB che puo' provenire anche da annunci di proprietari che evadono le tasse e non hanno denunciato nulla al Comune stesso. E questo e' un paradosso". Coalizione civica se la prende quindi con l'assessore al Turismo, Matteo Lepore. "Da mesi non ci risponde in Consiglio comunale- attacca Clancy- e anche oggi non si e' presentato in commissione, pur essendo stato invitato". (DIRE)