Casa Makeba, "un modello di accoglienza che rispetta la dignità dei migranti"
BOLOGNA – A un anno dalla sua apertura inaugura a Bologna Casa Makeba, il centro di accoglienza straordinaria gestito da Antoniano onlus e ArciSolidarietà. Negli ultimi 12 mesi ha permesso di accogliere 28 richiedenti asilo più un nucleo familiare composto da 4 persone in gran parte provenienti dall'Africa (Mali, Senegal, Costa d'Avorio, Nigeria) e dal Bangladesh. “Ci siamo chiesti se era opportuno organizzare una festa dopo un anno di lavoro proprio in questo momento, con il decreto Salvini su immigrazione e sicurezza che è diventato operativo dopo la firma di Mattarella – ha detto Rossella Vigneri, presidente di Arci – e ci siamo detti che proprio in questo momento è fondamentale raccontare realtà come questa, condividerle con la città, spiegarle e promuoverle. Nella nostra città esiste un sistema di accoglienza che rispetta la dignità delle persone e i loro diritti, che funziona in un rapporto di sussidiarietà tra enti del Terzo settore e amministrazione locale e che ha permesso di accogliere tanti migranti, richiedenti asilo e di costruire percorsi di integrazione e autonomia”.
Casa Makeba è un centro di accoglienza straordinaria gestito dalla Prefettura che ha intrapreso il percorso di trasformazione in Sprar. Grazie a un investimento di Antoniano e Arci e a un contributo della Fondazione Del Monte sono stati ristrutturati gli spazi, è stata costruita una ciclofficina sotto la guida dell'associazione L'Altra Babele ed è stato creato un orto. Alcuni ospiti hanno svolto tirocini formativi e uno di loro sta continuando a lavorare grazie alla proroga del tirocinio da parte dell'azienda. Ogni giorno le persone accolte a Casa Makeba frequentano i corsi di italiano e laboratori. L'obiettivo, al di là del supporto materiale, è la creazione di percorsi che portino a un maggior grado di autonomia e integrazione delle persone nel tessuto urbano e sociale.
“Se, come ha dichiarato Salvini, la quota destinata all'accoglienza del migrante dovesse essere ridimensionata (passando da 35 euro a 25 o meno), Casa Makeba sarebbe semplicemente un dormitorio – continua Vigneri – E questo va contro quello che per noi significa fare accoglienza. Allo stesso tempo, se Casa Makeba si trasformerà in Sprar, come dovrebbe accadere, le persone che vivono qui da un anno dovrebbero andarsene perché il decreto stabilisce che solo chi ha già ottenuto la protezione internazionale e i minori soli possono essere accolti in progetti Sprar”. Con la conseguenza, ha aggiunto, “che aumenteranno irregolarità, povertà, marginalità e illegalità. E qui sta il paradosso di una norma che vorrebbe garantire sicurezza”.
“Ci restano meno di 50 giorni per lavorare affinché il Parlamento possa eventualmente apporre dei correttivi al decreto e in queste settimane sarà importante informarsi e mobilitarsi contro questo decreto, contro la cancellazione della protezione internazionale, contro il trattenimento dei richiedenti asilo negli hotspot e l'estensione del periodo di detenzione degli irregolari nei Cpr – ha concluso Vigneri – Noi intanto, qui a Casa Makeba, continueremo a sperimentare un modello, perfettibile, ma che rispetta le vite, le storie e i diritti dei migranti”. (lp)