Casa, Sicet: "A Milano non c'è posto per chi è povero, disabile e in famiglia numerosa"
MILANO - Se sei povero, disabile, in una famiglia numerosa e sotto sfratto sarà quasi impossibile trovare una casa popolare a Milano. È quanto denuncia il sindacato degli inquilini Sicet, che ha presentato oggi i risultati dell'indagine "Milano città esclusiva - Milano città che esclude", basata sui dati del Comune e di una parte delle domande di alloggio popolare trattate dallo stesso sindacato. Dal 2008 al 2018 in graduatoria per una casa popolare ci sono state in media 24mila famiglie, mentre le assegnazioni sono state quasi sempre poco meno di mille. "È evidente il contrasto tra bisogno e risposta", commenta Ermanno Ronda, segretario generale Sicet di Milano. Non solo. Le famiglie con più disagi sono, di fatto, più penalizzate. E così le domande di emergenza esaminate (spesso dovute ad uno sfratto incombente) sono passate dalle 1.660 del 2015 alle 786 del 2018 con un calo del 52,65%. Se si pensa che solo nel 2018 il Tribunale di Milano ha emesso 1.241 provvedimenti di sfratto, ci si può rendere conto della situazione casa nel capoluogo lombardo.
Dall'esame di 688 domande di alloggio popolare gestite dal Sicet per conto del Comune, emerge che il 47,4% delle famiglie che l'hanno presentata ha un reddito annuo tra 10mila a 20mila euro, il 36,7% inferiore a 10mila euro e il 15,9% superiore a 20mila euro. Nel 47,7% dei casi si tratta di famiglie composte da più di tre persone. "Si tratta di famiglie considerate numerose dal Comune che da anni sostiene di non avere a disposizione alloggi adeguati da assegnare. Queste famiglie sono di fatto escluse sia in base alla graduatoria generale sia in relazione alla domanda di emergenza". "A Milano non esiste più un sistema di governo del fenomeno degli sfratti -sottolinea Ermanno Ronda-. L'accordo siglato in Prefettura nel 2016 fra tutte le istituzioni per programmare la concessione della forza pubblica non è mai stato attuato".
Il 16,4% delle famiglie in graduatoria inoltre ha al suo interno una persona con disabilità superiore a due terzi e la maggioranza di queste vive in alloggi che presentano barriere architettoniche. "Per queste famiglie da qualche anno vi è stato un blocco delle assegnazioni per chi ha invalidità di tipo motorio -si legge nell'indagine-. Le domande di questi nuclei familiari sono considerate dal Comune 'improcedibili' per assenza di alloggi adeguati".
Infine, il 47,3% di chi si è rivolto al Sicet per presentare la domanda per la casa popolare è sotto sfratto. L'aspetto paradossale è che con la legge regionale n.16 del 2016 rischiano di essere penalizzate rispetto ad altre persone che, pur avendo bisogno di una casa popolare, non si trovano in una situazione di urgenza. Infatti, il punteggio, valido in graduatoria, assegnato in caso di sfratto imminente è di 3,5 punti, mentre il punteggio per chi vive in Regione da più di 15 anni o nel comune da più di 10 è di 14,5 punti. Si premia l'anzianità di residenza e si valuta poco importante la situazione di chi rischia di finire in strada.
Che Milano rischi di escludere chi è più povero è confermato, secondo il Sicet, dalla nuova variante al Pgt approvata dal Consiglio comunale il 14 ottobre scorso. "Non pone limiti alla speculazione immobiliare degli operatori privati -denuncia il segretario del Sicet-, privilegia per l'abitare sociale la sola domanda solvibile ed esclude dalle sue previsioni l'incremento del patrimonio di Edilizia residenziale pubblica a canone sociale". Sicet chiede invece che si investa nell'offerta abitativa a canoni sostenibili, che l'hounsing sociali integri e non sostituisca l'edilizia residenziale pubblica. (dp)